2021-07-02
Giuseppi vuole il suo partito ma ha un problema: chi paga?
Giuseppe Conte (Getty images)
«Tutto pronto», annuncia il «Fatto», organo ufficiale del contismo. E in effetti la ricomposizione con Grillo ormai è impossibile e l'ex premier sta per rimangiarsi la parola per l'ennesima volta. Se trova i soldi, peròDopo aver annunciato, appena pochi giorni fa in conferenza stampa, di non avere alcuna intenzione di fare un partito, Giuseppe Conte si prepara a fare un partito. Ne ha dato notizia l'organo ufficiale del contismo senza limitismo, ovvero il Fatto Quotidiano, che nell'edizione di ieri annunciava senza dubbi la nascita di un movimento guidato dall'ex presidente del Consiglio, precisando che molti grillini sarebbero intenzionati a seguirlo lasciando i 5 stelle. L'articolo del giornale di Travaglio era ricco di dettagli: «Annuncio pronto. Il progetto non resterà nel cassetto». «Ha già saltato il fosso l'avvocato. È già oltre il Movimento». «La scissione è già un'opzione da immaginare con numeri e nomi». «Domanda (l'ex premier, ndr) ai big e ai maggiorenti compulsati nelle ultime ore: tu stai con me o con Casaleggio?». «Conte ormai pensa al suo partito, alla sua lista, da costruire svuotando il M5s di Grillo».Ma il progetto di un nuovo soggetto politico non è l'unica contraddizione in cui è incappato Conte appena 48 ore dopo la conferenza stampa in cui ha assicurato di non avere alcuna intenzione di costituirne uno. Ai giornalisti riuniti per l'occasione, l'ex presidente del Consiglio si era pure presentato in versione buonista, precisando che dalla sua bocca non sarebbero mai uscite parole contro Beppe Grillo, ovvero verso colui che tre anni fa, da semplice professore che era, lo ha elevato al rango di capo del governo gialloblù. Sono però bastati due giorni per spazzare via le buone intenzioni. Infatti ieri, dalle cronache dei giornali, traboccavano minacce di rivelare la corrispondenza intercorsa fra il garante e lui negli ultimi mesi e anche progetti di rivalsa. Non si sono udite promesse tipo quelle dei tempi dello scontro con Matteo Renzi, quando il fondatore di Italia viva minacciava di togliere la fiducia al governo. No, Rocco Casalino, il Rasputin di Conte, è al momento più abbottonato ed evita parole tipo «andiamo in Aula e li asfaltiamo», perché come si è visto non hanno portato bene. Tuttavia, anche senza toni da sfida all'Ok Corral, il senso è lo stesso. A denti stretti, i filo contiani si lasciano sfuggire un «li svuotiamo», mentre qualcun altro sogna di sfiduciare il fondatore, per tenersi il Movimento senza neanche il disturbo di cambiare nome e simbolo.Insomma, se non siamo ancora alle carte bollate, siamo di sicuro ai materassi, e quella che si annuncia è una scissione, ma forse sarebbe meglio parlare di esplosione, perché al momento nessuno sa dire che fine faranno né il Movimento 5 stelle, né il partito di Conte. Nonostante i propositi baldanzosi, gli strappi non hanno mai portato fortuna a nessuno. D'Alema e compagni se ne sono andati dal Pd convinti di rifondare il Pci e la loro si è rivelata la scissione dell'atomo. Gianfranco Fini, che a quei tempi giocava ancora da presidente della Camera, lasciò sbattendo la porta il Pdl portandosi dietro una quarantina di parlamentari, e tre anni dopo alle elezioni prese lo 0,47 per cento. Non andò meglio ad Angelino Alfano, che tre anni dopo un iniziale 4 per cento sparì. Anche perché si fa alla svelta a fare un partito cambiando casacca in Parlamento, ma poi bisogna farsi rieleggere e soprattutto trovare i soldi per finanziare la campagna elettorale. E un partito i cui onorevoli fanno fatica a racimolare 500.000 euro per saldare i conti con la piattaforma Rousseau, come pensa di sostenere le sue spese? Chi finanzierà l'ex avvocato del popolo al momento senza stipendio di premier e professore?Le giravolte di Giuseppe Conte possono infatti anche passare in secondo piano, nonostante sia difficile dimenticare quando il premier del governo gialloblù disse di essere un uomo per una sola stagione, salvo poi rivelarsi pronto a esserlo anche per altre. Tuttavia, è più complicato lasciare in secondo piano il tema dei soldi, per cui hanno litigato i grillini e la Casaleggio e associati, ma per cui rischiano di litigare anche i tanti onorevoli i quali, arrivati al secondo mandato e a una legislatura che dopo aver compiuto il giro di boa si avvia verso il termine, temono di perdere il ricco appannaggio che, quando non erano a Montecitorio o a Palazzo Madama, giudicavano un privilegio. Sì, i soldi alla fine sono il nocciolo della questione. Partito o Movimento, tutto gira intorno ai quattrini, che nessuno ha voglia di scucire, ma tutti vogliono continuare a incassare. Perché in fondo, dentro alla scatoletta di tonno, anche i grillini si sentono a casa loro e non hanno alcuna intenzione di lasciarla.
Nicola Pietrangeli (Getty Images)
Gianni Tessari, presidente del consorzio uva Durella
Lo scorso 25 novembre è stata presentata alla Fao la campagna promossa da Focsiv e Centro sportivo italiano: un percorso di 18 mesi con eventi e iniziative per sostenere 58 progetti attivi in 26 Paesi. Testimonianze dal Perù, dalla Tanzania e da Haiti e l’invito a trasformare gesti sportivi in aiuti concreti alle comunità più vulnerabili.
In un momento storico in cui la fame torna a crescere in diverse aree del pianeta e le crisi internazionali rendono sempre più fragile l’accesso al cibo, una parte del mondo dello sport prova a mettere in gioco le proprie energie per sostenere le comunità più vulnerabili. È l’obiettivo della campagna Sport contro la fame, che punta a trasformare gesti atletici, eventi e iniziative locali in un supporto concreto per chi vive in condizioni di insicurezza alimentare.
La nuova iniziativa è stata presentata martedì 25 novembre alla Fao, a Roma, nella cornice del Sheikh Zayed Centre. Qui Focsiv e Centro sportivo italiano hanno annunciato un percorso di 18 mesi che attraverserà l’Italia con eventi sportivi e ricreativi dedicati alla raccolta fondi per 58 progetti attivi in 26 Paesi.
L’apertura della giornata è stata affidata a mons. Fernando Chica Arellano, osservatore permanente della Santa Sede presso Fao, Ifad e Wfp, che ha richiamato il carattere universale dello sport, «linguaggio capace di superare barriere linguistiche, culturali e geopolitiche e di riunire popoli e tradizioni attorno a valori condivisi». Subito dopo è intervenuto Maurizio Martina, vicedirettore generale della Fao, che ha ricordato come il raggiungimento dell’obiettivo fame zero al 2030 sia sempre più lontano. «Se le istituzioni faticano, è la società a doversi organizzare», ha affermato, indicando iniziative come questa come uno dei modi per colmare un vuoto di cooperazione.
A seguire, la presidente Focsiv Ivana Borsotto ha spiegato lo spirito dell’iniziativa: «Vogliamo giocare questa partita contro la fame, non assistervi. Lo sport nutre la speranza e ciascuno può fare la differenza». Il presidente del Csi, Vittorio Bosio, ha invece insistito sulla responsabilità educativa del mondo sportivo: «Lo sport costruisce ponti. In questa campagna, l’altro è un fratello da sostenere. Non possiamo accettare che un bambino non abbia il diritto fondamentale al cibo».
La campagna punta a raggiungere circa 150.000 persone in Asia, Africa, America Latina e Medio Oriente. Durante la presentazione, tre soci Focsiv hanno portato testimonianze dirette dei progetti sul campo: Chiara Concetta Starita (Auci) ha descritto l’attività delle ollas comunes nella periferia di Lima, dove la Olla común 8 de octubre fornisce pasti quotidiani a bambini e anziani; Ornella Menculini (Ibo Italia) ha raccontato l’esperienza degli orti comunitari realizzati nelle scuole tanzaniane; mentre Maria Emilia Marra (La Salle Foundation) ha illustrato il ruolo dei centri educativi di Haiti, che per molti giovani rappresentano al tempo stesso luogo di apprendimento, rifugio e punto sicuro per ricevere un pasto.
Sul coinvolgimento degli atleti è intervenuto Michele Marchetti, responsabile della segreteria nazionale del Csi, che ha spiegato come gol, canestri e chilometri percorsi nelle gare potranno diventare contributi diretti ai progetti sostenuti. L’identità visiva della campagna accompagnerà questo messaggio attraverso simboli e attrezzi di diverse discipline, come illustrato da Ugo Esposito, Ceo dello studio di comunicazione Kapusons.
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Mark Zuckerberg (Getty Images)