2025-03-04
L’ex piddino fatturava coi migranti fantasma
Fabio Garavaglia, candidato nel 2020 nella lista dem per Vigevano, è finito sotto la lente dei finanzieri per un giro d’affari da 700.000 euro. Per gli inquirenti, la coop da lui guidata inventava le presenze degli immigrati per avere più soldi. Mentre la stampa lo incensava.A più presenze corrisponde sempre un maggior fatturato. Soprattutto se poi il migrante è un fantasma e la quota che il governo versa per lui finisce dritta nelle tasche del cooperatore furbetto. Il trucco è vecchio come il cucco: basta far firmare il registro anche a chi è già andato via o a chi addirittura nel centro d’accoglienza non ci ha mai messo piede. I numeri si gonfiano e anche i bilanci. Come a Inveruno, in provincia di Milano, dove la cooperativa sociale Faber, dopo una difficile vertenza con i dipendenti che accusavano il board di non ricevere gli stipendi da mesi, finita in liquidazione, ora si è ritrovata al centro di un’inchiesta della Guardia di finanza di Vigevano, coordinata dalla Procura di Pavia. Al presidente del Consiglio di amministrazione della coop, Fabio Garavaglia, che alle amministrative del 2020, a Vigevano, si era candidato sotto le insegne del Partito democratico (senza risultare eletto), ieri sono stati notificati una misura cautelare interdittiva e un provvedimento di sequestro da 66.000 euro, ritenuti provento di «ingiusto profitto». Il giro d’affari sul quale gli investigatori hanno messo le mani, però, sfiorerebbe i 700.000 euro. Le accuse: truffa, falso ideologico commesso da privato in atto pubblico, frode nelle pubbliche forniture e omessa dichiarazione. La coop guidata da Garavaglia, a leggere la ricostruzione degli inquirenti, avrebbe «indotto in errore la Prefettura» per le annualità dal 2021 al 2023 rispetto al numero di ospiti effettivamente presenti nei centri d’accoglienza che aveva attivato, «anche falsificando i registri mensili attestanti le presenze». Registri che passano al vaglio della Prefettura (che, precisa chi indaga, «ha fornito ampia collaborazione») e in base ai quali vengono disposti i pagamenti. Le firme false, insomma, avrebbero «indotto in errore» i funzionari. Ma non è l’unico punto cardine dell’inchiesta: non sarebbero stati erogati «molti dei servizi cui la cooperativa era obbligata contrattualmente e per i quali riceveva il corrispettivo», sostengono gli inquirenti. Tanto che il contratto (una convenzione per ospitare 200 migranti in otto centri) era stato risolto unilateralmente nel 2023 dall’ufficio territoriale del governo. Corsi di lingua italiana mai partiti, visite mediche solo sulla carta, assistenza ai migranti ridotta al minimo. Tutto ciò che avrebbe dovuto garantire un’accoglienza dignitosa era, in realtà, secondo l’accusa, una facciata. E meno spese per l’assistenza ovviamente producevano più soldi da intascare. Dagli accertamenti finanziari, però, sembra essere saltato fuori anche altro: Garavaglia, sottolinea il procuratore di Pavia Fabio Napoleone, avrebbe «conseguito un reddito derivante anche dalle distrazioni di denaro in danno della società da lui gestita, omettendo di presentare le prescritte dichiarazioni, con conseguente ulteriore danno per l’erario». Le prime avvisaglie erano partite dai lavoratori, che nel 2023 hanno cominciato a protestare per i ritardi nei pagamenti. In alcuni casi, lamentavano gli operatori, si trattava di diversi mesi. A Mortara il sipario era già calato sul centro dell’ex hotel Bel Sit. Subito dopo era toccato a quello di via Belvedere. Da quel momento la coop ha cominciato a occuparsi solo di minori stranieri non accompagnati, stringendo di molto l’area di business. Ma la situazione non deve essere cambiata. Mentre la narrazione messa in campo sulla stampa locale dalla coop continuava come se nulla fosse. Storie d’integrazione, con il migrante e la mediatrice convolati a nozze, cronache di convegni sul «lavoro rubato dalla globalizzazione» e «la temuta immigrazione straniera», foto di migranti sorridenti e di partite a dama nel giorno di ferragosto tra l’operatore e il richiedente asilo. «La crisi della coop? Tutta colpa dei Decreti sicurezza», si era difeso Garavaglia. Grazie ai correttivi del governo, però, proprio ieri sono stati espulsi e rimpatriati 35 stranieri irregolari, 24 dei quali erano ristretti nei Cpr. Altri undici sono stati rintracciati con operazioni straordinarie delle Questure. Da qualche mese, infatti, i dati delle espulsioni di irregolari sono schizzati. Il cambio di rotta prevede controlli mirati al contrasto dell’immigrazione clandestina e nella rete non finisco più soltanto i migranti senza permesso di soggiorno fermati per caso durante semplici controlli. E, così, da gennaio a oggi sono stati espulsi in 879, con un incremento del 35 per cento rispetto al 2024. Tra questi c’era un albanese di 29 anni, ritenuto pericoloso per l’ordine e la sicurezza pubblica dalle autorità albanesi, che era recluso ad Ancona per una condanna per droga. I poliziotti nel pomeriggio di domenica lo hanno prelevato dal carcere e lo hanno accompagnato alla frontiera aerea di Bologna. Lo straniero è stato quindi rimpatriato con un volo aereo per Tirana. «Allontanare materialmente dal territorio cittadini stranieri irregolari e pericolosi per l’ordine e la sicurezza», ha detto il questore di Ancona Cesare Capocasa al termine dell’operazione, «consente di evitare che questi possano trattenersi irregolarmente commettendo altri reati».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)