2021-01-06
L’euroflop sui vaccini spinge la Merkel in braccio a Putin
Angela Merkel e Vladimir Putin (Adam Berry/Getty Images)
La retorica europeista non salva le vite, così la Germania segue l'esempio di Israele: prima tratta con Pfizer da sola, poi si accorda con la Russia per avviare una produzione comune. Noi invece aspettiamo Bruxelles... La Germania è pronta a collaborare con la Russia sul fronte dei vaccini. A renderlo noto, è stato ieriil Cremlino con un comunicato. «Il presidente russo Vladimir Putin ha avuto una conversazione telefonica con la cancelliera tedesca Angela Merkel», si legge nella nota. «I due», prosegue il documento, «hanno discusso le questioni relative alla cooperazione nella lotta contro la pandemia di coronavirus con una particolare attenzione sulle possibili prospettive per la produzione congiunta di vaccini. Un accordo è stato raggiunto grazie ai continui contatti sulla questione tra i ministeri della Sanità dei due Paesi e altre agenzie specializzate». Insomma, pare che Putin e la Merkel abbiano tutta l'intenzione di avviare una collaborazione in materia di vaccini. Un elemento significativo sotto svariati punti di vista. In primo luogo, la mossa della cancelliera riabilita Mosca sul piano del contrasto alla pandemia. Non dimentichiamo che, negli scorsi mesi, il vaccino russo, Sputnik V, era finito al centro di polemiche anche aspre. Tutto questo, mentre, a inizio dicembre, il commissario europeo alla Sanità, Stella Kyriakides, aveva dichiarato che «l'autorizzazione per la commercializzazione dei vaccini deve necessariamente coinvolgere l'Ema e che, se gli Stati membri usano le procedure nazionali di autorizzazione, se ne devono assumere la piena responsabilità». La mossa della Merkel tende quindi chiaramente a mettere da parte non poche delle titubanze europee. E qui veniamo al secondo fattore da considerare. Con questa apertura alla Russia (dal sapore vagamente bismarckiano), la cancelliera evidenzia di fatto i limiti dell'approccio comunitario alla gestione della pandemia e alla questione del vaccino. Del resto, che Berlino avesse intenzione di seguire questa linea era in parte già chiaro da dicembre, quando è stato annunciato l'acquisto tedesco di 30 milioni di dosi di vaccino Biontech/Pfizer: una mossa, avvenuta al di fuori dell'inquadramento europeo e che ha per questo suscitato polemiche, di cui la Germania sembra non curarsi granché, consapevole del fatto che, in materia di vaccini, i maggiori progressi sembrano riguardare chi sta agendo per conto proprio (Regno Unito e Israele). Non è escluso che la sempre più autonoma linea tedesca nasca anche dalle recenti critiche arrivate dalla Bild, che ha accusato la cancelliera di aver delegato la gestione dei vaccini alla Commissione Ue: elemento che sta creando turbolenze in seno alla Grande coalizione. La Realpolitik merkeliana fa tuttavia emergere non pochi paradossi: soprattutto sul fronte valoriale. Ricordiamo che la Merkel, negli ultimi anni, ha di fatto sposato il prolungamento delle sanzioni contro la Russia per la crisi ucraina. Senza dimenticare le tensioni, sviluppatesi tra Berlino e Mosca, dopo l'avvelenamento di Alexei Navalny lo scorso agosto. Eppure, con il Cremlino, adesso, la cancelliera vuole collaborare, in un'intesa che fa andare la memoria a una versione sanitaria del patto Ribbentrop-Molotov. E che comunque non è esattamente una novità, anche senza tornare al 1939. La Germania ha infatti svariati interessi in comune con la Russia, a partire dal settore energetico. Si tratta di una convergenza testimoniata specialmente dal gasdotto Nord Stream 2: un'opera che gli Stati Uniti - facendo soprattutto leva sulla questione Navalny - stanno cercando di boicottare. Non a caso, sanzioni contro il progetto sono contenute nel National defense authorization act che - nonostante il veto di Donald Trump - è stato recentemente approvato dal Congresso. Tutto questo, mentre, l'altro ieri, il vice primo ministro russo, Alexander Novak, ha assicurato che l'opera verrà ugualmente completata. Alla luce di ciò, non è affatto escludibile che l'alleanza vaccinale tra Putin e la Merkel vada inserita nel più ampio quadro di un asse tra Berlino e Mosca. Non va infatti trascurato che, nonostante le tensioni su Navalny, la cancelliera non ha mai visto di buon occhio la linea dura dell'establishment americano su Nord Stream 2, mentre una settimana fa il ministro degli Esteri tedesco, Heiko Maas, ha non a caso rivendicato autonomia da Washington sul tema. Ecco che quindi la collaborazione sanitaria tra la Merkel e il leader russo assume una connotazione di carattere geopolitico. La cancelliera si sta progressivamente allontanando dall'orbita statunitense, sulla base di un trend iniziato già ai tempi dell'amministrazione Obama. È quindi in tal senso che va visto il suo attuale avvicinamento a Mosca, così come l'aver di recente imposto all'Unione europea l'accordo sugli investimenti con la Cina. Non sono i valori che comandano a Bruxelles, ma il pragmatismo (nazionalista) di chi può permettersi di imporre a tutti la propria linea o scegliere se agire in autonomia rispetto all'inquadramento comunitario. La retorica europeista è nei fatti asservita agli interessi del più forte. Ma il problema non è chi in Europa tutela il proprio interesse nazionale (dai vaccini all'economia). Il problema sono quegli Stati (o meglio quei governi) che accettano vincoli indebiti e subordinazioni vassallatiche. Senza muovere un dito.
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Ernesto Maria Ruffini (Ansa)