2022-08-14
Letta rivendica l’opera di Speranza: «È il nostro punto di riferimento»
Enrico Letta e Roberto Speranza (Ansa)
Il segretario dem: «Ha fatto scelte a favore di libertà e sicurezza». Silenzio di tomba su discriminazioni, vigile attesa e record di morti a livello mondiale. La sinistra confessa di sognare il bis del regime sanitario.In effetti, come dopo ogni attacco terroristico che si rispetti, urge una rivendicazione. E dunque Enrico Letta «rivendica». Che cosa? La terroristica gestione della pandemia, appunto. Parlando alla direzione Pd sul programma elettorale, il segretario - senza vergognarsi nemmeno un po’ e, impresa più difficile, senza ridere - ha scandito quanto segue: nella lotta al Covid «il nostro lavoro vedrà come punto di riferimento il ministro della Salute, che ha fatto scelte a favore della sicurezza dei cittadini e della libertà. Scelte che noi rivendichiamo contro dichiarazioni propagandistiche della destra». Lui rivendica, dunque. E basterebbero queste poche parole a fare capire a tutti di che pasta siano fatti i progressisti: assisi su un cumulo di fallimenti catastrofici, essi si vantano dei meravigliosi risultati raggiunti, e si compiacciono di aver imbarcato sul carretto il ministro della Salute Roberto Speranza. Il quale Speranza, dal canto suo, non ha avuto il fegato di spingersi fino a dove si è spinto Letta. Ricordate? Il sinaptico Roberto, a suo tempo, aveva addirittura prodotto un prezioso libercolo per celebrare il proprio lavoro contro il virus, ma all’ultimo decise di ritirarlo dal commercio. Si potrebbe dire che egli, in un impeto di onestà, abbia avuto vergogna di sé stesso. Ha avuto un pizzico di pudore, se non altro, cosa che, al contrario, il segretario del Pd oggi non mostra nemmeno in fotografia. Speranza, al massimo, tace. Il dolce Enrico, invece, rivendica. Peggio: afferma che continuerà a seguire il ministro della Salute come un faro. Forse ignora che, a sua volta, Speranza ha seguito come fari strepitosi luminari del calibro di Walter Ricciardi. Cioè uno che ha imposto alla nazione il programma zero Covid - fallito praticamente in tutto il globo -senza premurarsi di avvisare i cittadini. Uno che, interrogato sull’utilità del green pass, non ha saputo spiegare a che cosa servisse. Uno che ha definito i lockdown provvedimenti motivati da «cieca disperazione». Ecco: questa è la via che Letta intende seguire. E fa bene, dopo tutto: «Cieca disperazione» sarebbe un ottimo slogan su cui improntare la campagna elettorale del Partito democratico. Sì, in fondo siamo felici che Letta rivendichi. E ci auguriamo che gli elettori - i suoi elettori - gliene chiedano conto in ogni dove e gli domandino ragione di ogni scelta, così ci divertiremo a sentire quali risposte lisergiche fornirà. Qualche svarionato esempio lo abbiamo già sotto gli occhi. I cari progressisti, per dire, mostrano di avere molto a cuore gli insegnanti e promettono aumenti di stipendio. Dunque sarà interessante sentirli «rivendicare» davanti a un platea di insegnanti l’esclusione dal lavoro di una marea di docenti non vaccinati. Visto che la stella polare resta Speranza, ci viene da pensare che il Pd voglia dare soldi in più a tutti i professori tranne a quelli che perderebbero il posto causa mancata inoculazione. Si tratta dello stesso Pd che, per bocca del suo segretario, afferma di voler mettere «i diritti» al primo posto. Contemporaneamente, però, il bravo Letta rivendica la spoliazione di diritti a cui sono stati sottoposti tutti gli italiani al tempo delle chiusure e poi i soli non vaccinati nell'era del green pass. Delle due l'una: o hai a cuore i diritti delle persone, o ti fai i complimenti per averle private della libertà di movimento, e per aver loro impedito di salire sul bus. Discorso analogo si può fare riguardo alla «emergenza fascismo» di cui il segretario dem cianciava ancora ieri sulla Stampa. Il Pd afferma di temere il ritorno di un autoritarismo di 100 anni fa, tuttavia rivendica con convinzione l’autoritarismo sanitario vigente fino all’altro ieri e mai del tutto scomparso (ci sono ancora sanitari sospesi per renitenza alla puntura). In ogni caso di tutte queste contraddizioni, diciamo la verità, non ci importa poi granché: sono anni che dal Pd e simili non ci attendiamo altro che ipocrisia a palate. Per cui, lo ribadiamo, siamo entusiasti all’idea che essi almeno su un tema siano coerenti: hanno voluto il regime sanitario e ora ne provano nostalgia tanto da volerlo rifare daccapo. Bravi, bis. Ma se rivendicate, cari amici, fatelo fino in fondo e come si deve. Rivendicate tutto, punto per punto. Rivendicate le bugie di Speranza sul piano pandemico mancante. Rivendicate il tentativo di fare spartire dalla circolazione il report sulla gestione italiana del Covid stilato da Francesco Zambon. Rivendicate le balle sparate a proposito delle mascherine che «non servivano» e poi sono divenute obbligatorie. Rivendicate la totale assenza di provvedimenti presi per mettere in sicurezza le scuole. Rivendicate Tachipirina e vigile attesa. Rivendicare i numeri dei morti che ancora oggi sono tra i più alti del globo. Rivendicate gli idranti sparati contro la folla che esercitava il sacrosanto diritto allo sciopero. Rivendicate le frasi di Draghi sul green pass che mette tutti in sicurezza, e quelle degli espertoni della Cattedrale sanitaria sul vaccino che non fa contagiare. Rivendicate i bambini cacciati dai campi di calcio per mancata inoculazione. Rivendicate l’assenza di vigilanza sui vaccini e il totale abbandono in cui è stato confinato chi ha subito effetti avversi. E, soprattutto, rivendicate ogni frase, ogni insulto, ogni violento attacco contro i non vaccinati. Rivendicate l’odio, la discriminazione, la paura e l’arroganza. Rivendicate tutto. E sperate che, mentre voi rivendicate con spocchia, il popolo che avete umiliato non voglia vendicarsi.
Emmanuel Macron (Getty Images). Nel riquadro Virginie Joron
content.jwplatform.com
L'evento organizzato dal quotidiano La Verità per fare il punto sulle prospettive della transizione energetica. Sul palco con il direttore Maurizio Belpietro e il vicedirettore Giuliano Zulin, il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, il presidente di Ascopiave Nicola Cecconato, il direttore Ingegneria e realizzazione di Progetto Terna Maria Rosaria Guarniere, l'Head of Esg Stakeholders & Just Transition Enel Maria Cristina Papetti, il Group Head of Soutainability Business Integration Generali Leonardo Meoli, il Project Engineering Director Barilla Nicola Perizzolo, il Group Quality & Soutainability Director BF Spa Marzia Ravanelli, il direttore generale di Renexia Riccardo Toto e il presidente di Generalfinance, Boconi University Professor of Corporate Finance Maurizio Dallocchio.
Kim Jong-un (Getty Images)