2021-04-26
Letizia Moratti: «Troppi pregiudizi sulla Lombardia»
La vicepresidente della Regione: «Non pretendo le scuse, ma le accuse sono state ingiuste. Ci sono stati disagi ma ora siamo tornati a correre. Entro fine mese somministreremo 100.000 dosi di vaccino al giorno.Letizia Moratti, vicepresidente di Regione Lombardia e assessore al Welfare: la campagna vaccinale in Lombardia sembra essere decollata.«Siamo ormai a 2,8 milioni di dosi somministrate, di queste 1,1 milioni agli over 80. Probabilmente questa settimana supereremo le 3 milioni di dosi somministrate in Lombardia. Abbiamo toccato le 70.000 dosi giornaliere, ben al di sopra del target di 51.000 somministrazioni fissato dal generale Figliuolo, ed entro fine mese arriveremo alle 100.000 somministrazioni se arriveranno vaccini a sufficienza. Insomma, oggi siamo un esempio per tutti. Abbiamo messo in sicurezza ottantenni, personale e ospiti delle residenze per anziani, mentre contiamo di terminare nei prossimi giorni la vaccinazione della fascia d'età dei settantenni. Come vede, stiamo correndo. E sono assessore al Welfare da poco più di 100 giorni».Ma questa corsa nelle scorse settimane è stata molto accidentata. Cosa non ha funzionato in Lombardia?«Intanto mettiamo in chiaro che la Lombardia è una regione densamente popolata. Non possiamo paragonarla alle altre. Sa che nelle scorse settimane la nostra regione ha vaccinato un numero di persone superiore a quello di alcuni stati europei? Più della Svezia, più del Belgio. Rendiamoci conto delle dimensioni. Inoltre abbiamo molto sofferto i tagli delle consegne, che ci hanno costretto più volte a rivedere il piano vaccinale».Ma, detto questo, qual è stato l'errore più grande?«Sicuramente il problema informatico sulle prenotazioni ha poi influito negativamente sull'avvio della campagna vaccinale dedicata agli ultraottantenni. Il disguido però non ha compromesso il numero di vaccinazioni. Via via che si è proceduto con i correttivi e quindi con la sostituzione della piattaforma, le cose sono andate sempre meglio da tutti i punti di vista».Sulla scelta della piattaforma di Aria c'è stato un rimpallo di responsabilità? Si poteva intervenire prima? «Ero arrivata in Regione da pochissimi giorni, ho avuto da subito delle perplessità sul sistema di Aria, che non era “in cloud". Dunque ho fatto inserire delle clausole di recesso molto stringenti. Appena mi sono resa conto dei disagi, ho voluto il passaggio a Poste italiane, che ci ha consentito di recuperare velocemente la situazione, rispondendo alle giuste esigenze degli cittadini».Si aspettava certe inadeguatezze, in una regione come la Lombardia?«La necessità di una maggiore digitalizzazione della pubblica amministrazione, di database che dialoghino fra di loro e di professionalità adeguate ai rapidi cambiamenti socio economici, è un problema italiano non solo lombardo. Certo, dalla Lombardia ci si aspetta che sia sempre all'avanguardia anche nell'utilizzo dei sistemi informatici. E su questo tema c'è ancora molto lavoro da fare».Ha ravvisato un pregiudizio anti-lombardo in questi mesi di emergenza, anche proveniente dalle altre regioni?«Penso che la sanità lombarda sia un'eccellenza dell'intero Paese, finita ingiustamente sul banco degli imputati a causa di una pandemia che ha travolto il mondo. La Lombardia cura circa 170.000 pazienti italiani che giungono ogni anno da fuori regione. Abbiamo avuto un problema iniziale sulle prenotazioni della campagna vaccinale. Abbiamo chiesto scusa ai cittadini lombardi per i disagi creati da Aria e ho preso decisioni immediate per risolvere il problema. Oggi non pretendo le scuse per le accuse ingiuste che ci sono piovute addosso, ma perlomeno vorrei che si guardassero i fatti, senza pregiudizi».I giornali hanno scritto che fin dall'arrivo in Regione non ha buoni rapporti con il governatore Fontana.«Non è vero, con il presidente Fontana c'è sempre stata stima reciproca. È stato lui a chiedermi di entrare in Giunta e ho accettato senza tentennamenti, anche consapevole delle difficoltà del momento particolarmente delicato. Addirittura hanno scritto che i primi giorni scelsi di stare al Pirellone per tenermi lontano anche fisicamente dalla presidenza. Falso anche questo, stavo solo aspettando che il mio ufficio a Palazzo Lombardia fosse pronto». La descrivono come una «zarina decisionista», che non tollera interferenze…«Sono propensa al lavoro di squadra e alla condivisione di idee ed obiettivi e collaboro ottimamente con tutti i colleghi assessori. Arriva poi sempre il momento delle decisioni, il dovere di compiere delle scelte non mi fa paura».La riapertura del paese in base al principio del «rischio ragionato» di Mario Draghi è una sconfessione della linea rigorista?«Concordo con l'impostazione del presidente Mario Draghi. Bisogna conciliare la salute con le esigenze sociali ed economiche. È chiaro che con un quadro epidemiologico in miglioramento, occorre cominciare a pensare al futuro e consentire il riavvio delle attività produttive, sociali, culturali e sportive. Senza per questo abbassare la guardia sul rispetto delle regole».Le Regioni hanno chiesto con forza maggiore coraggio sulle riaperture. Ha senso mantenere il coprifuoco alle 22, o avrebbe preferito spostarlo più avanti?«Le Regioni si sono mosse compatte nelle loro richieste. E l'idea del governo di rivedere le regole ogni 15 giorni, sulla base dei numeri, credo sia anche un modo per venire incontro alle esigenze regionali. Dobbiamo riappropriarci di una quotidianità e di una socialità che mancano da troppo tempo. Ristoranti, pubblici esercizi, cinema e teatri, palestre e piscine hanno pagato e stanno pagando un prezzo altissimo a questa pandemia. Così come ha pagato un prezzo altissimo il mondo del turismo, delle fiere, della cultura, dell'arte, dell'associazionismo».La riapertura della scuola al 100% preoccupa alcune Regioni, soprattutto per i trasporti. Si potrà ripartire in sicurezza? «Pensare alla riapertura delle scuole è una priorità. È vero che i ragazzi hanno bisogno di tornare nelle aule e fare lezioni in presenza con i propri compagni e con i docenti. Ma forse una riapertura più prudente, come condiviso a livello di Conferenza delle Regioni, sarebbe stata auspicabile. Molte classi non sono attrezzate per mantenere i giusti distanziamenti. E il riavvio a settembre non può non tener conto del problema trasporti, che soprattutto nelle grandi città non si possono organizzare in tempi brevi. Chiediamo inoltre che si possa avere atteggiamenti differenti a seconda del territorio: non possiamo pensare che i trasporti di Milano siano gestibili come quelli di Sondrio». Può parlarci più nel dettaglio della sua idea di un centro nazionale per malattie infettive?«Si tratta di un Centro di ricerca capace di identificare nuovi meccanismi di malattia. Si occuperà del tracciamento di nuovi virus e delle nuove varianti, preparandoci a eventuali pandemie future. Sarà anche un centro di ricerca epidemiologica e clinica in rete che metterà a disposizione della comunità scientifica i dati sulle malattie infettive di 10 milioni di cittadini lombardi. Mi auguro che questo centro possa nascere in Lombardia, e che rientri tra i progetti finanziati direttamente dal governo».Come pensa sia stata gestita a livello europeo la questione vaccini, da parte della commissione e da parte dell'agenzia del farmaco?«È facile giudicare a posteriori, ma l'Europa avrebbe potuto negoziare meglio. Il presidente del Consiglio Draghi ha mostrato fin da subito quell'autorevolezza in Europa di cui il nostro Paese può legittimamente ambire per la sua storia. Era importante far sentire una presenza forte, era un'esigenza che gli italiani avevano rivendicato più volte. E anche sulla questione vaccini il cambio di passo è stato evidente, in particolare nel fermare la loro vendita ai paesi extra Ue».Ha riscontrato molte differenze passando dalla gestione Arcuri a quella di Figliuolo?«Le differenze sono sotto gli occhi di tutti. Non ho mai voluto farne una questione personale, ma è stato evidente che il piano del commissario Arcuri presentava problemi organizzativi e di logistica e, basandosi sulle categorie, era di difficile attuazione in modo omogeneo per le Regioni. Il commissario Figliuolo ha invece impostato un piano più razionale con scadenze e target specifici, uguali per tutte le Regioni, dando una spinta propulsiva alle vaccinazioni. Un'accelerazione che ci fa guardare con più serenità e fiducia al futuro. Se saranno garantiti gli arrivi dei vaccini, la Lombardia riuscirà a vaccinare almeno con la prima dose i suoi 9 milioni di cittadini sopra i sedici anni».Da ex sindaco di Milano, chi vorrebbe candidato per il centrodestra? Gradirebbe il ritorno di Albertini?«Posso solo dire che Albertini è stato un ottimo sindaco, molto amato dai milanesi. Buona parte delle trasformazioni e degli ammodernamenti della città sono dovute alla sua amministrazione. Dunque il mio giudizio su di lui è molto positivo».