2021-01-19
Schiaffo di Speranza al Pirellone. La Lombardia rimane in lockdown
Attilio Fontana e Letizia Moratti (Ansa)
La vicepresidente Letizia Moratti aveva chiesto di sospendere il ritorno in zona rossa per 48 ore e aspettare i dati di domani. Istanza ignorata: la Regione resta blindata fino al 29 gennaio, in base al monitoraggio di dicembre.Lieve aumento dei ricoveri. Veneto in miglioramento: nuovi casi sotto quota 1.000Lo speciale contiene due articoli.Il silenzio. La risposta del ministro Roberto Speranza alla richiesta della Regione Lombardia di sospendere per due giorni (ieri e oggi) il ritorno in zona rossa è stata secca: istanza ignorata. Come se niente fosse, come se nessuno avesse chiesto nulla. Un semplice «no comment» sarebbe sembrato la ricevuta di ritorno di una raccomandata con cui il destinatario ammette di averla ricevuta. Manco quello è arrivato da Speranza, che tira dritto per la strada del rigore a prescindere. Soprattutto verso la prima Regione d'Italia, quella che ha pagato il prezzo più alto per il dilagare del Covid.La richiesta era firmata da Letizia Moratti. Che l'ex ministro (nonché ex sindaco di Milano, ex presidente Rai ed ex numero uno di Ubibanca) fosse arrivata al Pirellone per dare una sterzata alla sanità lombarda, era perfino scontato immaginarlo. Ma che a 10 giorni dall'insediamento avrebbe sfidato direttamente il governo non era facile da prevedere. La nuova vicepresidente della Regione Lombardia ha invece messo Speranza nel mirino, e con lui la pletora di consulenti tecnici e l'intero sistema delle zone multicolori d'Italia che da mesi scandisce la vita del Paese. La Moratti ha chiesto al ministero della Salute di sospendere per 48 ore l'ordinanza che da domenica ha nuovamente retrocesso la Lombardia in zona rossa. Lo scontro è molto pragmatico. La vicepresidente lombarda è certa che oggi usciranno dati che certificheranno la presenza di un grado di rischio minore nella Regione. Aspettare un paio di giorni consentirebbe di prendere decisioni più aderenti alla realtà. Invece no. Per uscire dalla zona rossa bisogna aspettare 15 giorni: la blindatura scattata ieri è valida fino al 31 gennaio. Il cambio di colore sarà valutato venerdì 29 gennaio, non prima, sempre che i dati epidemiologici lo consentano. Non conta se le statistiche rilevano miglioramenti prima di quanto stabiliscano le ordinanze del governo: rossi si è, e rossi si rimane.È proprio questo automatismo che la Moratti ha deciso di combattere. Il governatore Attilio Fontana aveva accolto malissimo l'ordinanza ministeriale: «È una punizione che non meritiamo», aveva detto. E i due sono passati alle carte bollate, chiedendo a Speranza di sospendere l'ordinanza «con effetto immediato» e di rivedere «i criteri dei tecnici ministeriali». Un'offensiva pesante, corredata da un ricorso amministrativo urgente al Tar del Lazio depositato ieri mattina. «Ci sono ben altre Regioni con rischi di contagiosità palesemente superiori a quelli della Lombardia non collocate in zona rossa», ha detto la neo assessora al welfare. «Sollecito il ministro a valutare la reale situazione. Si tratta di una pericolosa sottovalutazione, come attesta il dato aggiornato dell'incidenza dei positivi al Covid in quest'ultima settimana, che espone la popolazione di quelle Regioni a un rischio di propagazione dell'infezione più marcato di quello lombardo».I nuovi dati dovrebbero fornire un quadro più realistico e meno allarmante del contagio nella Regione. «La revisione sollecitata sulla base di questi dati», ha spiegato la Moratti, «potrà essere molto più puntuale e oggettiva e dimostrare il minor grado di rischio di Regione Lombardia. Il ricalcolo aggiornato degli indici, alla data del 16 gennaio, a noi risulterebbe di 1,01, in decremento dall'1, 17 di domenica 10 gennaio». La linea dura è confermata da Fontana: «Ho sempre ribadito che il solo dato dell'Rt non è sufficiente per dichiarare una Regione in zona rossa», ha scritto su Facebook. «La zona arancione, con una particolare attenzione sulle scuole, avrebbe garantito la sicurezza. Il governo deve rivedere gli incongrui parametri che regolano le aperture, le chiusure e in sostanza la vita dei cittadini. Puntiamo a sederci a un tavolo tecnico per la modifica dei parametri. Tavolo di confronto che il governo ha più volte promesso, ma mai aperto, anzi, ha stretto le soglie sugli stessi parametri e portato la Lombardia in zona rossa».Speranza ha liquidato il ricorso con parole sprezzanti: «Ogni volta che firmo ordinanze, producendo chiusure indispensabili al Paese secondo la nostra comunità scientifica, ci sono sempre tensioni per qualche giorno», ha detto come se quelli della Lombardia fossero capricci. Più esplicita Sandra Zampa, sottosegretario alla Salute: «I dati vengono raccolti sempre nello stesso modo, con la stessa tempistica, e vengono forniti dalle Regioni stesse. Vorrei ricordare che in Cabina di regia siedono tre rappresentanti scelti dalle Regioni. Potremmo risparmiarci tutti quanti un'inutile polemica». Quello che Zampa non dice è che il nuovo lockdown per la Lombardia è stato ordinato su dati della fine di dicembre, largamente superati. E la tempestività dei dati utilizzati per valutare l'Rt è al primo punto del ricorso presentato al Tar. Ma il dossier entra anche nel merito delle cifre: «La Lombardia ha circa un terzo dei casi del Veneto, la metà dei casi dell'Emilia Romagna, un dato inferiore al Lazio e al Friuli Venezia Giulia», vi si legge, e considerando la capacità di portare a 1.800 gli attuali 1.200 posti letto di terapia intensiva, come successo nella prima ondata e come previsto nel piano ospedaliero regionale approvato dal ministero lo scorso luglio, la soglia limite del 30% non sarebbe stata superata. Secondo i dati resi noti ieri dal ministero, la Lombardia attualmente ha 53.564 positivi, in netto calo rispetto ai 56.142 di domenica e ai 57.998 di sabato: è il dato più basso dal 6 gennaio scorso.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/schiaffo-di-speranza-al-pirellone-la-lombardia-rimane-in-lockdown-2650015688.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="calano-i-contagi-e-il-tasso-di-positivita-5-6" data-post-id="2650015688" data-published-at="1611001734" data-use-pagination="False"> Calano i contagi e il tasso di positività (5,6%) Il bollettino di ieri sull'andamento dell'epidemia ha fotografato un lieve miglioramento: secondo i dati del ministero della Salute sono stati 8.824 i nuovi contagiati a fronte di 158.674 test (molecolari e antigenici, di cui 71.427 rapidi) . Il tasso di positività scende ancora, raggiungendo il 5,6% (-0,3%). Le vittime sono state 377. Domenica i positivi erano stati 12.415 e i decessi lo stesso numero. Registrato, dopo giorni di calo, un aumento di 41 unità dei pazienti in terapia intensiva. Gli ingressi giornalieri sono stati 142. In totale i ricoverati in rianimazione sono 2.544 . I pazienti in area medica - reparti ordinari - sono aumentati di 127 unità rispetto a domenica, portando il totale a 22.884. In totale i casi da inizio epidemia sono stati 2.390.101, le vittime 82.554. Gli attualmente positivi sono 547.058 (-6.316 rispetto al giorno prima), i guariti e i dimessi 1.760.489 (+14.763), in isolamento domiciliare ci sono 521.630 persone (-6.484). Nonostante il minor numero di tamponi processati, come accade ogni fine settimana, si può ritenere un buon segnale vedere per la prima volta nel mese di gennaio le nuove infezioni sotto la quota 10.000. In miglioramento anche i dati del Veneto, a conferma del rallentamento della curva epidemiologica, in atto da un paio di settimane: i nuovi positivi registrati ieri sono stati 998, (non erano inferiori a 1.000 da ottobre) a fronte dei 1.369 del giorno precedente. Ieri sono stati processati 19.795 tamponi nella Regione, l'incidenza è quindi del 5,04%. Stabili purtroppo i decessi, (47). Aumentano i guariti, (+2.508) mentre cala la pressione sugli ospedali. Ieri i ricoverati erano 3.015, i pazienti in in area non critica sono 2.661 (-54), mentre restano stabili, 354, le terapie intensive. Comunque prudente il governatore Luca Zaia: «Io trovo un clima di “esultazione" per questi dati in calo. Però io ho una forte preoccupazione, ricordo che il Covid ci ha abituati a cambi di scena repentini. Per recuperare “al contrario" questi risultati che abbiamo accumulato in 18 giorni, bastano poche ore». La Lombardia rimane la più colpita (+1.189 positivi) a fronte di6.338 tamponi effettuati (di cui 13.966 molecolari e 2.372 antigenici). Il tasso di positività è in crescita al 7,2% (domenica 6.3%). Continuano a diminuire i ricoverati sia nelle terapie intensive (-3) sia negli altri reparti (-57). I decessi sono 45. I guariti e dimessi sono stati 3.722. Per quanto riguarda le province sono 319 i nuovi casi a Varese, 256 nella città metropolitana di Milano di cui 117 a Milano città, 186 a Brescia, 155 a Como. La Regione di Attilio Fontana è seguita da Sicilia (+1.278) ed Emilia-Romagna (+1.153).