2025-01-16
Multi-dominio e tecnologie digitali. Mariani (Leonardo) sul futuro Nato e industria Ue della Difesa
True
Lorenzo Mariani, condirettore generale di Leonardo
Dopo il saluto del ministro Guido Crosetto sono intervenuti l’Ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, già capo Smd e ora presidente del comitato militare Nato, l’ex ministro Roberta Pinotti, il presidente Aiad, Giuseppe Cossiga e in rappresentanza dell’industria italiana il condirettore generale di Leonardo Lorenzo Mariani. I temi principali del dibattito si sono dipanati lungo il pilastro politico del fianco Sud della Nato, sull’integrazione tra tecnologie nell’era della digitalizzazione, l’importanza dei collegamenti sottomarini e – a tenere assieme i settori citati - il ruolo dell’industria come collante tra Difesa Comune Ue e quella transatlantica.
Non è mancato il momento di analisi delle attuali difficoltà e criticità abilmente sintetizzate dal top manager di Leonardo, Mariani. Mancanza di politica estera Ue, frammentazione e conseguente indebolimento dei progetti e ritardi nella trasformazione digitale. Con una domanda di fondo rivolta alla politica: <Sarà necessario rinunciare a pezzi di sovranità e in caso chi sarà disposto a fare il primo passo?>. Le risposte alle criticità ci sono e sono emerse all’interno dello stesso dibattito. <È arrivato il momento di incrementare in maniera significativa il livello di investimenti comuni europei, concentrandoli sui progetti collaborativi e focalizzandoli non solo sul procurement ma anche sulle attività di ricerca e sviluppo, a maggior ragione nei settori dove più forte è il gap con la concorrenza e quindi la dipendenza strategica continentale>, ha spiegato Mariani suggerendo altri sei ingredienti per la ricetta. Favorire il consolidamento industriale. Incentivare la cooperazione industriale di programma e tecnologica a partire da requisiti comuni. Favorire l’acquisizione di beni e servizi comuni. <Semplificare ed uniformare le regole di acquisizione e gestione di programmi comuni>, ha ribadito dettagliando il tema delle assegnazioni:<Ad esempio accorciando i tempi di assegnazione dei contratti e semplificando lo scambio di beni e servizi tra i Paesi partner. Adesso le regole nazionali sono spesso fortemente difformi>. Infine, gli ultimi due elementi per costruire la nuova torta della Difesa sono risultati la garanzia di tempi certi per il procurement consentendo alle aziende di pianificare gli investimenti necessari alla messa a terra dei progetti e il rafforzamento della supply chain transnazionale. <Le numerose iniziative europee che sono nate sotto l’egida di Edf come Asap, Edirpa, Edip>, ha ricordato Mariani, <vanno già in questa direzione ma non basta. Occorre aumentare la loro potenza di fuoco, vale a dire le risorse economiche necessarie alla loro implementazione ed occorre farlo con il necessario senso di urgenza, essendo le minacce alla nostra sicurezza incombenti, reali e vicine anche in termini meramente geografici>.
I riferimenti evidenziati da Mariani sono abbastanza ampi ma certamente Leonardo ha un piede ben piantato in uno dei programmi più interessanti all’orizzonte il Gcap. Il velivolo di sesta generazione assomma tutti gli elementi che mirano – una volta assemblati – a descrivere le capacità future della Nato. Superiorità aerea – o air dominance, come la definiscono gli americani – mista al multi-dominio e al controllo della quinta dimensione, la cybersecurity, ossia la protezione cibernetica dei dati, da garantire in base al cosiddetto approccio del “sistema dei sistemi.
Per partecipare a questa straordinaria trasformazione da una posizione di forza servono scelte innovative, acquisizioni selettive e accordi mirati. Meno di un mese fa Leonardo ha firmato una partnership strategica con Arbit Cyber Defence Systems, azienda danese specializzata in soluzioni di sicurezza dei dati per operazioni multinazionali e multi-dominio di Intelligence e Difesa in ambito Ue e Nato. L'accordo prevede una collaborazione per co-progettare, co-sviluppare e certificare una soluzione cross-domain, mirata a soddisfare i requisiti di cybersicurezza di programmi altamente complessi, multinazionali e multi-dominio, caratterizzati da un elevato livello di interoperabilità.
Quali? Si tratta di programmi chiave, alcuni dei quali vedono già un forte coinvolgimento di Leonardo - Gcap (Global Combat Aircraft Programme), Aics (Armoured Infantry Combat System), Joc-COVI (Joint Operation Center - Comando Operativo di Vertice Interforze) e Defence Cloud - che richiedono il trasferimento sicuro e rapido di informazioni tra diversi livelli di classificazione e qualifica, in linea con gli standard e le normative di sicurezza nazionali, europee e Nato. E a proposito dei nuovi rapporti con l’Alleanza in seguito all’arrivo alla Casa Bianca del nuovo presidente, Mariani ha evidenziato che l’elezione di Trump non cambierà in modo radicale l’atteggiamento degli Usa verso l’Europa <E’ possibile o meglio è certo che alcune richieste (come maggiori spese militari e maggiore autonomia strategica) verranno fatte in maniera più “brutale e vocale”, ma sarebbero state le stesse se avesse vinto la Harris: gli obiettivi geo-strategici americani sono rivolti verso altri quadranti geografici ed inoltre il concetto di America First è trasversale alle amministrazioni>, ha concluso il top manager di Leonardo ricordando a tutti i presenti che la Nato del 2030 non ci aspetta, va messa a terra già oggi. Anche perché è fondamentale comprendere che Europa e Nato rappresentano due facce della stessa medaglia per la sicurezza dei paesi occidentali: un’Europa forte significa una Nato forte. Non deve prevalere una logica di contrapposizione, ma quella della cooperazione, orientata al comune obiettivo della pace e della prosperità.
Continua a leggereRiduci
La Nato ha compreso che le nuove minacce e l'evoluzione delle dinamiche internazionali richiedono nuove strategie. L'agenda Nato 2030 ha tracciato la via per un rafforzamento delle capacità di deterrenza e difesa, nonché per l'allargamento delle partnership fuori dall'area euro-atlantica. Non a caso, recentemente il Centro Studi Machiavelli, presso la Link University a Roma, ha organizzato una conferenza che ha riunito esperti, dirigenti politici e militari per discutere di come l’Organizzazione atlantica potrà adattarsi e innovare, mantenendo un occhio di riguardo per l'interesse nazionale dell'Italia nel quadro della stessa Alleanza atlantica.Guarda QUI il video dell’intervento al convegno organizzato dal Centro Studi Machiavelli. Dopo il saluto del ministro Guido Crosetto sono intervenuti l’Ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, già capo Smd e ora presidente del comitato militare Nato, l’ex ministro Roberta Pinotti, il presidente Aiad, Giuseppe Cossiga e in rappresentanza dell’industria italiana il condirettore generale di Leonardo Lorenzo Mariani. I temi principali del dibattito si sono dipanati lungo il pilastro politico del fianco Sud della Nato, sull’integrazione tra tecnologie nell’era della digitalizzazione, l’importanza dei collegamenti sottomarini e – a tenere assieme i settori citati - il ruolo dell’industria come collante tra Difesa Comune Ue e quella transatlantica. Non è mancato il momento di analisi delle attuali difficoltà e criticità abilmente sintetizzate dal top manager di Leonardo, Mariani. Mancanza di politica estera Ue, frammentazione e conseguente indebolimento dei progetti e ritardi nella trasformazione digitale. Con una domanda di fondo rivolta alla politica: <Sarà necessario rinunciare a pezzi di sovranità e in caso chi sarà disposto a fare il primo passo?>. Le risposte alle criticità ci sono e sono emerse all’interno dello stesso dibattito. <È arrivato il momento di incrementare in maniera significativa il livello di investimenti comuni europei, concentrandoli sui progetti collaborativi e focalizzandoli non solo sul procurement ma anche sulle attività di ricerca e sviluppo, a maggior ragione nei settori dove più forte è il gap con la concorrenza e quindi la dipendenza strategica continentale>, ha spiegato Mariani suggerendo altri sei ingredienti per la ricetta. Favorire il consolidamento industriale. Incentivare la cooperazione industriale di programma e tecnologica a partire da requisiti comuni. Favorire l’acquisizione di beni e servizi comuni. <Semplificare ed uniformare le regole di acquisizione e gestione di programmi comuni>, ha ribadito dettagliando il tema delle assegnazioni:<Ad esempio accorciando i tempi di assegnazione dei contratti e semplificando lo scambio di beni e servizi tra i Paesi partner. Adesso le regole nazionali sono spesso fortemente difformi>. Infine, gli ultimi due elementi per costruire la nuova torta della Difesa sono risultati la garanzia di tempi certi per il procurement consentendo alle aziende di pianificare gli investimenti necessari alla messa a terra dei progetti e il rafforzamento della supply chain transnazionale. <Le numerose iniziative europee che sono nate sotto l’egida di Edf come Asap, Edirpa, Edip>, ha ricordato Mariani, <vanno già in questa direzione ma non basta. Occorre aumentare la loro potenza di fuoco, vale a dire le risorse economiche necessarie alla loro implementazione ed occorre farlo con il necessario senso di urgenza, essendo le minacce alla nostra sicurezza incombenti, reali e vicine anche in termini meramente geografici>. I riferimenti evidenziati da Mariani sono abbastanza ampi ma certamente Leonardo ha un piede ben piantato in uno dei programmi più interessanti all’orizzonte il Gcap. Il velivolo di sesta generazione assomma tutti gli elementi che mirano – una volta assemblati – a descrivere le capacità future della Nato. Superiorità aerea – o air dominance, come la definiscono gli americani – mista al multi-dominio e al controllo della quinta dimensione, la cybersecurity, ossia la protezione cibernetica dei dati, da garantire in base al cosiddetto approccio del “sistema dei sistemi. Per partecipare a questa straordinaria trasformazione da una posizione di forza servono scelte innovative, acquisizioni selettive e accordi mirati. Meno di un mese fa Leonardo ha firmato una partnership strategica con Arbit Cyber Defence Systems, azienda danese specializzata in soluzioni di sicurezza dei dati per operazioni multinazionali e multi-dominio di Intelligence e Difesa in ambito Ue e Nato. L'accordo prevede una collaborazione per co-progettare, co-sviluppare e certificare una soluzione cross-domain, mirata a soddisfare i requisiti di cybersicurezza di programmi altamente complessi, multinazionali e multi-dominio, caratterizzati da un elevato livello di interoperabilità. Quali? Si tratta di programmi chiave, alcuni dei quali vedono già un forte coinvolgimento di Leonardo - Gcap (Global Combat Aircraft Programme), Aics (Armoured Infantry Combat System), Joc-COVI (Joint Operation Center - Comando Operativo di Vertice Interforze) e Defence Cloud - che richiedono il trasferimento sicuro e rapido di informazioni tra diversi livelli di classificazione e qualifica, in linea con gli standard e le normative di sicurezza nazionali, europee e Nato. E a proposito dei nuovi rapporti con l’Alleanza in seguito all’arrivo alla Casa Bianca del nuovo presidente, Mariani ha evidenziato che l’elezione di Trump non cambierà in modo radicale l’atteggiamento degli Usa verso l’Europa <E’ possibile o meglio è certo che alcune richieste (come maggiori spese militari e maggiore autonomia strategica) verranno fatte in maniera più “brutale e vocale”, ma sarebbero state le stesse se avesse vinto la Harris: gli obiettivi geo-strategici americani sono rivolti verso altri quadranti geografici ed inoltre il concetto di America First è trasversale alle amministrazioni>, ha concluso il top manager di Leonardo ricordando a tutti i presenti che la Nato del 2030 non ci aspetta, va messa a terra già oggi. Anche perché è fondamentale comprendere che Europa e Nato rappresentano due facce della stessa medaglia per la sicurezza dei paesi occidentali: un’Europa forte significa una Nato forte. Non deve prevalere una logica di contrapposizione, ma quella della cooperazione, orientata al comune obiettivo della pace e della prosperità.
Nicolas Maduro e Hugo Chavez nel 2012. Maduro è stato ministro degli Esteri dal 2006 al 2013 (Ansa)
Un disegno che ricostruisce i 16 mulini in serie del sito industriale di Barbegal, nel Sud della Francia (Getty Images)
Situato a circa 8 km a nord di Arelate (odierna Arles), il sito archeologico di Barbegal ha riportato alla luce una fabbrica per la macinazione del grano che, secondo gli studiosi, era in grado di servire una popolazione di circa 25.000 persone. Ma la vera meraviglia è la tecnica applicata allo stabilimento, dove le macine erano mosse da 16 mulini ad acqua in serie. Il sito di Barbegal, costruito si ritiene attorno al 2° secolo dC, si trova ai piedi di una collina rocciosa piuttosto ripida, con un gradiente del 30% circa. Le grandi ruote erano disposte all’esterno degli edifici di fabbrica centrali, 8 per lato. Erano alimentate da due acquedotti che convergevano in un canale la cui portata era regolata da chiuse che permettevano di controllare il flusso idraulico.
Gli studi sui resti degli edifici, i cui muri perimetrali sono oggi ben visibili, hanno stabilito che l’impianto ha funzionato per almeno un secolo. La datazione è stata resa possibile dall’analisi dei resti delle ruote e dei canali di legno che portavano l’acqua alle pale. Anche questi ultimi erano stati perfettamente studiati, con la possibilità di regolarne l’inclinazione per ottimizzare la forza idraulica sulle ruote. La fabbrica era lunga 61 metri e larga 20, con una scala di passaggio tra un mulino e l’altro che la attraversava nel mezzo. Secondo le ipotesi a cui gli archeologi sono giunti studiando i resti dei mulini, il complesso di Barbegal avrebbe funzionato ciclicamente, con un’interruzione tra la fine dell’estate e l’autunno. Il fatto che questo periodo coincidesse con le partenze delle navi mercantili, ha fatto ritenere possibile che la produzione dei 16 mulini fosse dedicata alle derrate alimentari per i naviganti, che in quel periodo rifornivano le navi con scorte di pane a lunga conservazione per affrontare i lunghi mesi della navigazione commerciale.
Continua a leggereRiduci
Viktor Orbán durante la visita a Roma dove ha incontrato Giorgia Meloni (Ansa)
Francesca Albanese (Ansa)