2021-02-22
«L’emergenza ora è vaccinare. Basta commissari tuttofare»
Il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli: «Domenico Arcuri o non Domenico Arcuri, ci vuole qualcuno dedicato solo a questo. Idem sulle dosi: che le acquisti Bruxelles o Luca Zaia, l'importante è muoversi».Veterano leghista, già ministro, oggi vicepresidente del Senato, Roberto Calderoli conversa con La Verità sulla nuova fase politica.Ottimista o pessimista? «Ah, io sono ottimista. Considero che questa fosse l'unica via d'uscita rispetto alla situazione in cui ci trovavamo. A situazione estrema, rimedi estremi. E più estrema della crisi sanitaria con i risvolti economici che sappiamo, cosa poteva esserci?».Che impressione le ha fatto Mario Draghi in Aula? «Da un lato, un approccio diverso rispetto ai tanti premier che ho visto negli anni chiedere la fiducia: un assoluto pragmatismo. Dall'altro, mi è piaciuto qualche gesto di avvicinamento umano alla politica, anche il fatto di chiedere per così dire soccorso al vicino di banco…».La replica di Draghi è parsa migliore e più aperta al centrodestra della relazione iniziale. «No, direi che nella replica ha toccato argomenti diversi. Ha ascoltato gli interventi e poi aveva preparato delle schede sui diversi argomenti».Aveva forse l'esigenza, in esordio, di non scontentare sinistra e laudatores sui giornali? «Direi di no. Anche perché la replica è più vicina al momento del voto di fiducia» La scelta della Lega: il Nord produttivo e in generale le imprese non avrebbero compreso una decisione diversa? «Non ho inteso la nostra scelta come un “dobbiamo farlo in base alla pressione dell'elettorato del Nord". Proprio io, leghista da sempre, non ho pensato al Nord, o al Centro, o al Sud, ma a una risposta complessiva per il Paese, per 60 milioni di italiani».Avete scelto di non rispondere a nessuna provocazione, di non commettere falli di reazione, e finora la scommessa ha prodotto un risultato: voi siete al centro del ring, mentre la sinistra è in affanno e i grillini spappolati…«È chiaro che finito il periodo di Conte, il tentativo della vecchia maggioranza era imporre lo “schema Ursula", e quindi da parte loro ci sono state provocazioni per arrivare a quel risultato. È stato giustissimo per noi non cadere in quel gioco».Però vediamo il lato rischioso della vicenda: già avete ingoiato due rospi, le conferme di alcuni vecchi ministri e lo stop allo sci. «Rispetto alla squadra, è evidente che ci siano state scelte provenienti da chi ha dato il mandato a Draghi, poi scelte provenienti da Draghi, e infine scelte provenienti dalle forze politiche, Quanto allo sci, l'unica cosa che non possiamo più permetterci è impedire ai cittadini di programmare la loro vita. Già è grave una mancata entrata: ma creare una situazione in cui, oltre alla mancata entrata, ci sono pure delle spese, è veramente troppo. Considero quella vicenda l'ultimo colpo di coda della stagione Conte». Inutile girarci intorno: la stampa che non vi ama descrive una Lega divisa, attacchi impliciti e in qualche caso espliciti a Matteo Salvini, ministri e governatori presentati come leali ma distanti dal segretario. Tutta fuffa anti Lega o qualcosa di vero c'è?«Mi viene da ridere. Non hanno capito un… Diciamo che non hanno capito niente della Lega. La nostra scelta non è stata affatto combattuta: la decisione ha coinvolto segreteria, organi dirigenti, governatori. E non è stata una decisione da 60% contro 40%, per capirci, ma tutti l'abbiamo vista alla stessa maniera».Si può sperare in un ragionevole percorso di riapertura del Paese, naturalmente con cautele e protocolli precauzionali, o vede all'orizzonte altre settimane di chiusura strisciante?«Abbiamo un'unica risposta efficace, ed è quella della vaccinazione. Oggi c'è un commissario che segue dieci questioni, mentre l'emergenza è quella: sia rispetto all'approvvigionamento, sia rispetto all'organizzazione sul territorio. Sarà un'impresa ciclopica. E al momento i numeri, sia riguardo alle forniture sia riguardo all'erogazione, sono troppo bassi».Bisognerà voltare pagina rispetto alla gestione di Domenico Arcuri…«Il punto non è “Arcuri sì o Arcuri no". Credo che debba esserci qualcuno o una squadra che si dedichi solo a quello. Si parte dagli acquisti a livello Ue? Però ad esempio la Germania ha aggiunto acquisti supplementari in autonomia…».Le ha dato fastidio che alcuni media abbiano trattato quasi da sprovveduti i governatori regionali che si sono attivati per acquisti ulteriori?«Mi pare che una parte del sistema dei media non faccia altro che attaccare i governatori, specie quelli di centrodestra. Tra l'altro in primis Luca Zaia ha agito in modo pragmatico e prudentissimo, quindi gli attacchi sono senza senso. E se ci fossero ad esempio 25 milioni di dosi in più da prendere, ci si muova: prima a livello europeo e poi a quello nazionale».Facciamo lo scenario meno simpatico: la campagna vaccinale continua ad andare a rilento…«No, no, non può esistere: il governo Draghi è venuto in primo luogo per affrontare questo problema».In questo scenario meno positivo, però, i ministeri dello Sviluppo e del Turismo non rischierebbero di diventare due trappole, cioè due ministeri chiamati a gestire più che altro tavoli di crisi? «Tanto di cappello a Giorgetti e Garavaglia, che, davanti a problemi enormi, hanno iniziato subito benissimo. Garavaglia affrontando subito la questione del turismo invernale, Giorgetti occupandosi di Whirlpool e Ilva. Abbiamo davanti un cronometro che misura i secondi, non solo i minuti».Non teme che ci sia molta enfasi sul Recovery plan, quindi piani pubblici, economia pubblica, gestione pubblica, e poca sui tagli di tasse e regolamentazione, per rilanciare il settore privato? «Le cose si tengono insieme. Anche sul piano fiscale, Draghi la questione l'ha affrontata. Certo, noi siamo per la flat tax, e non è vero che ponga problemi di costituzionalità. Dopo di che, se Draghi vuole invece ridurre alcune aliquote esistenti, va benissimo, purché lo si faccia davvero».Questioni elettorali. Non è che i giallorossi ricominciano con il sistema proporzionale, per disarticolare il centrodestra? «Se ne sente parlare da tanto, ma poi non arrivano al dunque. Mi sono divertito quando la scorsa settimana hanno costruito questo intergruppo Pd-M5s-Leu: di solito, gli intergruppi si fanno su un tema, e superando la logica maggioranza/opposizione. Stavolta farlo così è stato un modo per creare una difficoltà a Draghi. Eppure un risvolto positivo c'è, per questo dicevo che mi sono divertito».Cioè?«Se fai un integruppo di centrosinistra, stai prospettando un ragionamento maggioritario, centrosinistra contro centrodestra». Quanto è bene che duri questo governo, 10-12 mesi o fino a fine legislatura? «L'importante è che cosa farà. Durerà il tempo necessario a fare quello che deve fare. Se qualcuno avesse imposto una scadenza, sarebbe stato come aprire subito la campagna elettorale».Se durasse troppo e fatalmente si «sporcasse», come un calciatore che a un certo punto della partita ha maglia e calzoncini inzaccherati, Draghi si brucerebbe per il Quirinale, a beneficio di altri nomi? «Nel momento in cui ha accettato - e io non ero affatto certo che lo facesse - ha mostrato vero spirito di servizio. Tenendosi fuori, sarebbe stato candidato in pectore alla presidenza della Repubblica nel 2022. Dopo un certo tempo al governo, invece, dovrà aver lavorato bene. E quando si governa, c'è sempre il rischio di creare scontenti. A proposito di scontenti…».Dica«Vuol sapere quando esploderà il numero degli scontenti tra i grillini?».Prego«Un minuto dopo che saranno stati resi pubblici i quaranta sottosegretari».Ah beh, quando non ci sono molte idee, resta solo il «cosa c'è per me». E gli esclusi soffrono.«Attenzione, perché già con i fuoriusciti grillini, più pescando qualche senatore nel Misto, possono creare un gruppo numeroso al Senato. Certamente sono eterogenei, però li unisce il no a Draghi, e soprattutto possono dirlo senza far saltare la legislatura. Poi sento parlare di questo simbolo dell'Italia dei valori. Sa come vanno queste cose: creando un gruppo si possono avere ruoli, personale, uffici, risorse…».Tornando ai sottosegretari: c'è una certa lentezza per nominarli.«E invece bisogna far presto. Ci sono decreti importanti in Parlamento, e le Camere non possono essere bloccate perché il governo non è al completo». A proposito, ma com'è la situazione regolamentare dopo l'avvenuta decisione del taglio dei parlamentari?«È assolutamente necessaria una riforma del regolamento del Senato. Con il regolamento attuale, la Camera potrebbe anche funzionare in futuro con 400 membri, ma il Senato con 200 senatori e lo stesso regolamento di adesso rischierebbe il blocco. Ho mandato una proposta precisa alla presidente e al mio correlatore». Come va con Fdi? Riuscirete a tenere un buon rapporto, salvaguardando l'alleanza? «Ma certo, c'è una coalizione a livello regionale e amministrativo e siamo collaudati. Era già successo che Fi sostenesse Monti a livello nazionale, oppure che noi fossimo impegnati nel Conte uno. Peraltro i toni di Giorgia Meloni come opposizione mi sono sembrati molto seri, non ho visto atteggiamenti aggressivi o pregiudiziali».È immaginabile una qualche intesa strutturale nel centrodestra al di là del voto diverso sul governo Draghi?«Io ricordo che in tempi non lontani Salvini aveva proposto sia a Fi sia a Fdi una federazione. Cosa che avrebbe molto più senso dell'intergruppo di sinistra. Il recupero di quella idea, aperta a tutte le forze di centrodestra, rafforzerebbe l'idea maggioritaria».
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