2020-10-15
Legge per imporre il gender a scuola
Il bavaglio arcobaleno ancora non basta: Laura Boldrini e soci propongono una norma per la sorveglianza dei libri di testo. Che comprende indottrinamento per professori, funzionari e per tutti gli studenti.Il bavaglio arcobaleno previsto dal ddl a quanto pare non era abbastanza. No, non era sufficiente battersi per far approvare una legge che mette a tacere chiunque non si pieghi alla retorica Lgbt. Onde evitare ogni tipo di problema (leggi: ogni forma di pensiero libero) bisogna andare alla fonte. Prenderli da piccoli, come si dice. Ed ecco allora la proposta di legge numero 2634, presentata il 6 agosto 2020 (e poi assegnata alla VII Commissione cultura) con le firme di Alessandro Fusacchia, Rossella Muroni, Lia Quartapelle, Laura Boldrini, Alessandra Carbonaro, Paolo Lattanzio, Erasmo Palazzotto e Lucia Ciampi. L'area è sempre quella: radicali, Sinistra italiana, Partito democratico. Tutti uniti per tratteggiare una norma che non ha precedenti nell'ambito dell'indottrinamento. La proposta s'intitola «Disposizioni per la promozione della diversità e dell'inclusione nei libri scolastici nonché istituzione di un osservatorio nazionale». Già le parole «osservatorio» e «libri scolastici» nella stessa frase fanno accapponare la pelle. Il nostro giornale, qualche tempo fa, ha svolto una lunga inchiesta sui testi diffusi nelle classi italiane. Abbiamo scoperto che il tasso di ideologia è altissimo: elogi dell'immigrazione di massa, rilettura politicamente corretta di eventi storici, balzane teorie sugli stereotipi di genere... Bene, lo scopo della proposta 2634 sembra essere quello di peggiorare la situazione, rendendo l'ideologia parte integrante dei programmi. Nelle premesse, infatti, si legge che i deputati democratici vogliono mettere in campo una «azione di prevenzione e di contrasto dei pregiudizi e degli stereotipi di genere, nonché di quelli relativi alla cultura, all'etnia e all'abilità, valorizzando la diversità».All'articolo 1, il testo prevede l'istituzione «presso il ministero dell'Istruzione un osservatorio nazionale sulla diversità e sull'inclusione nei libri di testo scolastici». Cominciamo benissimo... Invece di purgare i testi dalle derive ideologiche (cosa che sarebbe necessaria, in ogni senso), si pensa di creare un conciliabolo di presunti esperti che stabiliscano quali idiozie infilare nella testa dei ragazzi. L'osservatorio avrebbe il «compito di redigere le linee guida sulla diversità e sull'inclusione nei libri di testo scolastici, da aggiornare ogni cinque anni, e di effettuare una ricognizione dei libri utilizzati nelle scuole di ogni ordine e grado e nei diversi ambiti disciplinari secondo un calendario triennale». Ovviamente, agli espertoni viene affidato anche il compito di censurare volumi sgraditi. Sentite qua: «L'osservatorio, inoltre, esprime un parere sui libri esaminati, motu proprio o su segnalazione di un editore o di una scuola. Qualora il parere risulti positivo, al libro viene assegnato un riconoscimento positivo che l'editore appone sul libro stesso. In caso di parere negativo o di mancato esame, l'osservatorio si rende disponibile a collaborare con l'editore ai fini della revisione del testo». Siamo alla «revisione del testo», come se l'Unione Sovietica non fosse mai crollata. Non è finita. La proposta di legge mira a istituire corsi di formazione (leggi rieducazione) «per gli editori e per gli altri operatori professionali del settore». Inoltre, «l'articolo 5 prevede che il ministero dell'Istruzione inserisca nei piani, nei programmi e nelle iniziative di formazione destinati al personale delle scuole e della propria amministrazione centrale e periferica percorsi di formazione e di aggiornamento sui temi della diversità e dell'inclusione». Chiaro: indottrinamento anche per insegnati e funzionari. Tutto questo senza tenere minimamente in considerazione il fatto che in Italia esiste già un codice di autoregolamentazione per editori di testi scolastici, approvato dal ministero. Il punto è che la proposta 2634 vuole andare oltre il controllo e la vigilanza. Serve a creare un osservatorio con un ruolo attivo, che alla censura unisca la propaganda, a cui sarebbero sottoposti editori, insegnanti, impiegati, autori di libri e in particolare ragazzini e ragazzine in età scolare. I simpatici progressisti la chiamano «promozione della diversità». Altri, più giustamente, lo definirebbero «lavaggio del cervello».
Francesco Nicodemo (Imagoeconomica)
(Ansa)
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Carlo Nordio, Matteo Piantedosi, Alfredo Mantovano (Ansa)