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2019-07-23
Lega e M5s, lite pure sull’Italia in tilt. Salvini: «Inaccettabili i no sulla Tav»
Ansa
«Bisogna portare il panico alla superficie delle cose». È la linea dei siti anarchici che esultano dopo i roghi sulla linea dell'alta velocità a Firenze, ma sembra anche quella del governo. Da qualche giorno non c'è argomento, non c'è dettaglio, non c'è colore di cravatta che non diventi immediatamente - per Movimento 5 stelle e Lega - un campo di battaglia dove differenziare le posizioni e scaricare dosi industriali di livore. Anche sull'Italia spaccata in due dopo il sabotaggio di Rovezzano la reazione è da lite condominiale, un gran volare di piatti che dà la temperatura in ebollizione, prima del possibile showdown generale.
A cominciare è il ministro dei Trasporti e delle infrastrutture, Danilo Toninelli, che da Palermo parla di treni ma sembra più preoccupato per la richiesta di un rimpasto da parte della Lega, che riguarderebbe proprio lui e il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta. «Il compito di Rete ferroviaria italiana è intervenire prima possibile, come sta facendo, per far sì che questi immani disagi possano essere risolti. Quando avremo tutte le informazioni potrò rispondere». Poi Toninelli, messo alle strette da una richiesta del piddino Roberto Morassut di andare a riferire alla Camera su una vicenda accaduta da poche ore, ha uno scatto inatteso: «Chi oggi pretende che il ministro vada a riferire, deve prima chiedere al ministro dell'Interno chi sono i responsabili di questi atti dolosi che non sono accettabili».
È un gratuito calcio negli stinchi a Matteo Salvini e ovviamente il vicepremier leghista, a Firenze per firmare il protocollo d'intesa con la Regione Toscana per il numero di emergenza 112 europeo, non si lascia scappare l'occasione per replicare. Fa un sopralluogo nelle zone del sabotaggio e aggiunge: «C'è il massimo impegno per assicurare i delinquenti alla giustizia. Meritano anni di galera, visto che hanno bloccato l'Italia e rovinato la giornata a molti italiani. Se sarà confermata la pista anarchica, verificheremo eventuali collegamenti con i No Tav che negli ultimi giorni hanno aggredito le forze dell'ordine». Per poi concludere al curaro: «In ogni caso da tutti i partiti e dall'intero governo ci aspettiamo una dura condanna delle violenze e un deciso sì alla Torino-Lione».
Il ministro dell'Interno coglie l'occasione per rimarcare la distanza, sui temi infastrutturali, fra lui e Toninelli. «Ci sono troppe infrastrutture bloccate al ministero dei Trasporti. Il Mit deve aiutare la gente a viaggiare e non bloccare porti, aeroporti, ferrovie, tunnel, autostrade. Il vero problema è il blocco di centinaia di opere pubbliche. Non è questione di rimpasto, se uno fa il ministro ai blocchi stradali, noi siamo al governo per sbloccare le strade, non per bloccarle».
La pallina torna nel campo dei grillini e la partita a tennis diventa un'esibizione muscolare di ragioni e torti nel corso della quale Rovezzano, i Frecciarossa e La strategia della lumaca (è il titolo dell'articolo di plauso agli attentatori sul sito Finimondo.org) stanno sullo sfondo. In primo piano c'è l'elettricità temporalesca della stagione più litigiosa da quando, 13 mesi fa, fu varato il governo del cambiamento. La faccenda è delicata, sul tavolo c'è di nuovo la Tav con le posizioni antitetiche dei due partner a Palazzo Chigi. E Luigi Di Maio ritiene di non dover lasciare solo Toninelli, già in difficoltà di suo in ogni situazione pubblica.
«Se le ipotesi saranno confermate» scrive in un post su Facebook l'altro vicepremier, «saremmo davanti a un vero e proprio attentato allo Stato. Un atto a tutti gli effetti sovversivo che sta danneggiando migliaia di persone e lavoratori. Se la pista anarchica sarà confermata, qui c'è una banda di criminali ferma agli anni Settanta che, indipendentemente dalle idee e dalle convinzioni di ognuno, mina gli interessi del Paese. La condanna del Movimento 5 stelle è ferma, ma non si provi a strumentalizzare quanto accaduto per fare il tifo a favore o contro la Torino-Lione. L'alta velocità la prendiamo tutti i giorni, è la normalità delle nostre giornate. Anzi, l'alta velocità servirebbe anche al Sud come una Roma-Matera, capitale europea della cultura. E spero si completi prima possibile la Napoli-Bari».
Per essere ancora più chiaro sulla Tav, Toninelli ha licenziato con una mail Pierluigi Coppola, uno degli esperti della Commissione istituita per l'analisi costi-benefici, per «aver violato la riservatezza rilasciando interviste non autorizzate. Soprattutto rimane un'ombra su di lui in merito al falso controdossier con numeri sballati nell'analisi costi-benefici, che gli è stato attribuito sulla stampa e di cui lui ha smentito la paternità». Motivazioni pasticciate che nascondono il vero problema: Coppola si era dissociato dalla valutazione negativa degli altri. Di nuovo Salvini su Toninelli: «Se il suo unico atto sulla Tav è licenziare il professore a favore, non ci siamo proprio». Il braccio di ferro continua su tutto. Poiché sono state avvistate due navi Ong al largo della Libia, ci si domanda se il governo andrà a casa in treno o in barca.
Giorgio Gandola
Attentato alle ferrovie, ritardi di ore
L'ultima udienza del processo ai bombaroli anarchici era fissata per le 9. Quattro ore prima, coincidenza, un attentato incendiario che i vigili del fuoco hanno valutato subito come doloso, ha fatto saltare una cabina elettrica dell'alta velocità, all'altezza della stazione di Rovezzano, nella immediata periferia di Firenze, in via Chimera, e ha bloccato tutta la linea. Treni in tilt sia verso Nord che verso Sud. Il caos. E, così, per gli investigatori, collegare l'azione incendiaria (per ora si procede per il reato di danneggiamento doloso) al processo è stato quasi naturale.
Soprattutto perché gli imputati sono 28 anarchici accusati di aver piazzato la bomba di Capodanno alla libreria Bargello, considerata vicina a Casapound, attentato nel quale rimase gravemente ferito un artificiere della polizia di Stato.
Alle 13, poi, è arrivata quella che gli investigatori definiscono una «rivendicazione». Sul sito web di area anarchica Finimondo.org è comparso un post dal titolo: La strategia della lumaca. Ecco il testo: «Cosa è successo? All'alba, nella prima periferia del capoluogo toscano, una cabina elettrica dell'Alta velocità si è surriscaldata al punto da andare in fiamme. Sarà stato un caso? Una coincidenza? Una vile provocazione? Oppure, più semplicemente ed umanamente, un gesto d'amore e di rabbia?». Chi è esperto di rivendicazioni anarco insurrezionaliste trova in quelle parole il link che collega il processo all'attentato.
Il post anarchico continua così: «Tutto dieci giorni dopo il ventunesimo anniversario della morte di Maria Soledad Rosas, due giorni dopo il diciottesimo anniversario della morte di Carlo Giuliani e poche ore prima della prevista sentenza da parte del Tribunale di Firenze contro una trentina di anarchici». Tombola.
E i giudici della Corte d'Assise di Firenze ieri hanno inflitto condanne con pene da pochi mesi fino a 9 anni e 6 mesi per 26 dei 28 anarchici imputati. La lettura della sentenza è stata interrotta dai cori e dalle urla degli anarchici presenti in aula, con le forze dell'ordine che hanno sgomberato l'aula. I giudici hanno condannato tre dei quattro anarchici accusati del ferimento dell'artificiere della polizia Mario Vece (che si è costituito parte civile e a ha chiesto un risarcimento di due milioni e mezzo di euro, riqualificando il reato di tentato omicidio in quello di lesioni personali gravissime: 9 anni e 6 mesi a Pierloreto Fallanca, 9 anni 10 mesi e 15 giorni a Giovanni Ghezzi e 9 anni a Salvatore Vespertino. Assolto per non aver commesso il fatto Nicola Almerigogna.
L'accusa per i presunti attentatori era di tentato omicidio e nella requisitoria il pm aveva chiesto condanne tra i 10 e gli 11 anni.
A Rovezzano gli attentatori hanno bruciato i fili della cabina elettrica volutamente in due punti diversi e danneggiato due pozzetti per bloccare il traffico di uno degli snodi più importanti d'Italia in tutte le direzioni. Risultato? Ritardi medi di 180 minuti con punte di 240 su tutto il sistema, 30 treni Trenitalia (che ha avvisato, come segnalato da un lettore della Verità, solo alle 16.57 i suoi clienti che in mattinata c'erano stati i gravi disagi) e 12 di Italo cancellati. E, soprattutto, confusione nelle stazioni. Sui treni bloccati c'erano anche molti giudici partiti da tutt'Italia per l'ultimo saluto a Francesco Saverio Borrelli.
La zona della stazione di Rovezzano già in passato è stata colpita da un'altra azione dimostrativa, in quell'occasione fallita, per tentare di bloccare il traffico ferroviario. Il 21 dicembre 2014 i tecnici delle ferrovie riuscirono a spegnere l'incendio di un pozzetto elettrico nelle vicinanze della galleria di San Donato. E trovarono dalla parte opposta del tunnel, vicino a Rovezzano, una bottiglia inesplosa con liquido infiammabile, fiammiferi e diavolina appiccicati sopra. Il 2 dicembre, invece, una tanica di benzina fu trovata su una gru impiegata nei lavori dell'alta velocità nella stazione di Campo di Marte. Episodi che, però, non sono mai stati rivendicati. Questo, invece, è andato a buon fine. E in città sono apparse scritte sui muri che portano nella stessa direzione e che tengono uniti ancora una volta l'attentato e il processo: «La carta è solo carta, la carta brucerà».
È stato il ministro dell'Interno Matteo Salvini a collegare un'ulteriore vicenda: «Se sarà confermata la pista anarchica, verificheremo eventuali collegamenti con i No Tav che negli ultimi giorni hanno aggredito le forze dell'ordine». D'altra parte, c'è uno strano fermento nell'area anarco insurrezionalista. L'altro giorno è uscito da un Cpr un nigeriano che in passato deteneva materiale per creare esplosivi e che mantiene contatti con l'area degli anarchici bolognesi. Per lui si è mossa una strana rete di solidarietà, che sembra portare al gruppo di anarchici che nei Cpr da un po' di tempo cerca di fare proseliti.
Fabio Amendolara
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Il vicepremier attacca Danilo Toninelli, «ministro ai blocchi stradali»: «Ci sono troppe infrastrutture ferme al Mit». Luigi Di Maio: «Non ci si provi a strumentalizzare quanto accaduto per fare il tifo pro o contro la Torino-Lione».Caos in tutto il Paese per il rogo doloso di una cabina elettrica dell'alta velocità vicino a Firenze. Pista anarchica: ieri in città 26 condanne per attività sovversive.Lo speciale contiene due articoli«Bisogna portare il panico alla superficie delle cose». È la linea dei siti anarchici che esultano dopo i roghi sulla linea dell'alta velocità a Firenze, ma sembra anche quella del governo. Da qualche giorno non c'è argomento, non c'è dettaglio, non c'è colore di cravatta che non diventi immediatamente - per Movimento 5 stelle e Lega - un campo di battaglia dove differenziare le posizioni e scaricare dosi industriali di livore. Anche sull'Italia spaccata in due dopo il sabotaggio di Rovezzano la reazione è da lite condominiale, un gran volare di piatti che dà la temperatura in ebollizione, prima del possibile showdown generale.A cominciare è il ministro dei Trasporti e delle infrastrutture, Danilo Toninelli, che da Palermo parla di treni ma sembra più preoccupato per la richiesta di un rimpasto da parte della Lega, che riguarderebbe proprio lui e il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta. «Il compito di Rete ferroviaria italiana è intervenire prima possibile, come sta facendo, per far sì che questi immani disagi possano essere risolti. Quando avremo tutte le informazioni potrò rispondere». Poi Toninelli, messo alle strette da una richiesta del piddino Roberto Morassut di andare a riferire alla Camera su una vicenda accaduta da poche ore, ha uno scatto inatteso: «Chi oggi pretende che il ministro vada a riferire, deve prima chiedere al ministro dell'Interno chi sono i responsabili di questi atti dolosi che non sono accettabili».È un gratuito calcio negli stinchi a Matteo Salvini e ovviamente il vicepremier leghista, a Firenze per firmare il protocollo d'intesa con la Regione Toscana per il numero di emergenza 112 europeo, non si lascia scappare l'occasione per replicare. Fa un sopralluogo nelle zone del sabotaggio e aggiunge: «C'è il massimo impegno per assicurare i delinquenti alla giustizia. Meritano anni di galera, visto che hanno bloccato l'Italia e rovinato la giornata a molti italiani. Se sarà confermata la pista anarchica, verificheremo eventuali collegamenti con i No Tav che negli ultimi giorni hanno aggredito le forze dell'ordine». Per poi concludere al curaro: «In ogni caso da tutti i partiti e dall'intero governo ci aspettiamo una dura condanna delle violenze e un deciso sì alla Torino-Lione».Il ministro dell'Interno coglie l'occasione per rimarcare la distanza, sui temi infastrutturali, fra lui e Toninelli. «Ci sono troppe infrastrutture bloccate al ministero dei Trasporti. Il Mit deve aiutare la gente a viaggiare e non bloccare porti, aeroporti, ferrovie, tunnel, autostrade. Il vero problema è il blocco di centinaia di opere pubbliche. Non è questione di rimpasto, se uno fa il ministro ai blocchi stradali, noi siamo al governo per sbloccare le strade, non per bloccarle».La pallina torna nel campo dei grillini e la partita a tennis diventa un'esibizione muscolare di ragioni e torti nel corso della quale Rovezzano, i Frecciarossa e La strategia della lumaca (è il titolo dell'articolo di plauso agli attentatori sul sito Finimondo.org) stanno sullo sfondo. In primo piano c'è l'elettricità temporalesca della stagione più litigiosa da quando, 13 mesi fa, fu varato il governo del cambiamento. La faccenda è delicata, sul tavolo c'è di nuovo la Tav con le posizioni antitetiche dei due partner a Palazzo Chigi. E Luigi Di Maio ritiene di non dover lasciare solo Toninelli, già in difficoltà di suo in ogni situazione pubblica. «Se le ipotesi saranno confermate» scrive in un post su Facebook l'altro vicepremier, «saremmo davanti a un vero e proprio attentato allo Stato. Un atto a tutti gli effetti sovversivo che sta danneggiando migliaia di persone e lavoratori. Se la pista anarchica sarà confermata, qui c'è una banda di criminali ferma agli anni Settanta che, indipendentemente dalle idee e dalle convinzioni di ognuno, mina gli interessi del Paese. La condanna del Movimento 5 stelle è ferma, ma non si provi a strumentalizzare quanto accaduto per fare il tifo a favore o contro la Torino-Lione. L'alta velocità la prendiamo tutti i giorni, è la normalità delle nostre giornate. Anzi, l'alta velocità servirebbe anche al Sud come una Roma-Matera, capitale europea della cultura. E spero si completi prima possibile la Napoli-Bari».Per essere ancora più chiaro sulla Tav, Toninelli ha licenziato con una mail Pierluigi Coppola, uno degli esperti della Commissione istituita per l'analisi costi-benefici, per «aver violato la riservatezza rilasciando interviste non autorizzate. Soprattutto rimane un'ombra su di lui in merito al falso controdossier con numeri sballati nell'analisi costi-benefici, che gli è stato attribuito sulla stampa e di cui lui ha smentito la paternità». Motivazioni pasticciate che nascondono il vero problema: Coppola si era dissociato dalla valutazione negativa degli altri. Di nuovo Salvini su Toninelli: «Se il suo unico atto sulla Tav è licenziare il professore a favore, non ci siamo proprio». Il braccio di ferro continua su tutto. Poiché sono state avvistate due navi Ong al largo della Libia, ci si domanda se il governo andrà a casa in treno o in barca.Giorgio Gandola<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/lega-e-m5s-lite-pure-sullitalia-in-tilt-salvini-inaccettabili-i-no-sulla-tav-2639307604.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="attentato-alle-ferrovie-ritardi-di-ore" data-post-id="2639307604" data-published-at="1765409589" data-use-pagination="False"> Attentato alle ferrovie, ritardi di ore L'ultima udienza del processo ai bombaroli anarchici era fissata per le 9. Quattro ore prima, coincidenza, un attentato incendiario che i vigili del fuoco hanno valutato subito come doloso, ha fatto saltare una cabina elettrica dell'alta velocità, all'altezza della stazione di Rovezzano, nella immediata periferia di Firenze, in via Chimera, e ha bloccato tutta la linea. Treni in tilt sia verso Nord che verso Sud. Il caos. E, così, per gli investigatori, collegare l'azione incendiaria (per ora si procede per il reato di danneggiamento doloso) al processo è stato quasi naturale. Soprattutto perché gli imputati sono 28 anarchici accusati di aver piazzato la bomba di Capodanno alla libreria Bargello, considerata vicina a Casapound, attentato nel quale rimase gravemente ferito un artificiere della polizia di Stato. Alle 13, poi, è arrivata quella che gli investigatori definiscono una «rivendicazione». Sul sito web di area anarchica Finimondo.org è comparso un post dal titolo: La strategia della lumaca. Ecco il testo: «Cosa è successo? All'alba, nella prima periferia del capoluogo toscano, una cabina elettrica dell'Alta velocità si è surriscaldata al punto da andare in fiamme. Sarà stato un caso? Una coincidenza? Una vile provocazione? Oppure, più semplicemente ed umanamente, un gesto d'amore e di rabbia?». Chi è esperto di rivendicazioni anarco insurrezionaliste trova in quelle parole il link che collega il processo all'attentato. Il post anarchico continua così: «Tutto dieci giorni dopo il ventunesimo anniversario della morte di Maria Soledad Rosas, due giorni dopo il diciottesimo anniversario della morte di Carlo Giuliani e poche ore prima della prevista sentenza da parte del Tribunale di Firenze contro una trentina di anarchici». Tombola. E i giudici della Corte d'Assise di Firenze ieri hanno inflitto condanne con pene da pochi mesi fino a 9 anni e 6 mesi per 26 dei 28 anarchici imputati. La lettura della sentenza è stata interrotta dai cori e dalle urla degli anarchici presenti in aula, con le forze dell'ordine che hanno sgomberato l'aula. I giudici hanno condannato tre dei quattro anarchici accusati del ferimento dell'artificiere della polizia Mario Vece (che si è costituito parte civile e a ha chiesto un risarcimento di due milioni e mezzo di euro, riqualificando il reato di tentato omicidio in quello di lesioni personali gravissime: 9 anni e 6 mesi a Pierloreto Fallanca, 9 anni 10 mesi e 15 giorni a Giovanni Ghezzi e 9 anni a Salvatore Vespertino. Assolto per non aver commesso il fatto Nicola Almerigogna. L'accusa per i presunti attentatori era di tentato omicidio e nella requisitoria il pm aveva chiesto condanne tra i 10 e gli 11 anni. A Rovezzano gli attentatori hanno bruciato i fili della cabina elettrica volutamente in due punti diversi e danneggiato due pozzetti per bloccare il traffico di uno degli snodi più importanti d'Italia in tutte le direzioni. Risultato? Ritardi medi di 180 minuti con punte di 240 su tutto il sistema, 30 treni Trenitalia (che ha avvisato, come segnalato da un lettore della Verità, solo alle 16.57 i suoi clienti che in mattinata c'erano stati i gravi disagi) e 12 di Italo cancellati. E, soprattutto, confusione nelle stazioni. Sui treni bloccati c'erano anche molti giudici partiti da tutt'Italia per l'ultimo saluto a Francesco Saverio Borrelli. La zona della stazione di Rovezzano già in passato è stata colpita da un'altra azione dimostrativa, in quell'occasione fallita, per tentare di bloccare il traffico ferroviario. Il 21 dicembre 2014 i tecnici delle ferrovie riuscirono a spegnere l'incendio di un pozzetto elettrico nelle vicinanze della galleria di San Donato. E trovarono dalla parte opposta del tunnel, vicino a Rovezzano, una bottiglia inesplosa con liquido infiammabile, fiammiferi e diavolina appiccicati sopra. Il 2 dicembre, invece, una tanica di benzina fu trovata su una gru impiegata nei lavori dell'alta velocità nella stazione di Campo di Marte. Episodi che, però, non sono mai stati rivendicati. Questo, invece, è andato a buon fine. E in città sono apparse scritte sui muri che portano nella stessa direzione e che tengono uniti ancora una volta l'attentato e il processo: «La carta è solo carta, la carta brucerà». È stato il ministro dell'Interno Matteo Salvini a collegare un'ulteriore vicenda: «Se sarà confermata la pista anarchica, verificheremo eventuali collegamenti con i No Tav che negli ultimi giorni hanno aggredito le forze dell'ordine». D'altra parte, c'è uno strano fermento nell'area anarco insurrezionalista. L'altro giorno è uscito da un Cpr un nigeriano che in passato deteneva materiale per creare esplosivi e che mantiene contatti con l'area degli anarchici bolognesi. Per lui si è mossa una strana rete di solidarietà, che sembra portare al gruppo di anarchici che nei Cpr da un po' di tempo cerca di fare proseliti. Fabio Amendolara
Da sinistra: Bruno Migale, Ezio Simonelli, Vittorio Pisani, Luigi De Siervo, Diego Parente e Maurizio Improta
Questa mattina la Lega Serie A ha ricevuto il capo della Polizia, prefetto Vittorio Pisani, insieme ad altri vertici della Polizia, per un incontro dedicato alla sicurezza negli stadi e alla gestione dell’ordine pubblico. Obiettivo comune: sviluppare strumenti e iniziative per un calcio più sicuro, inclusivo e rispettoso.
Oggi, negli uffici milanesi della Lega Calcio Serie A, il mondo del calcio professionistico ha ospitato le istituzioni di pubblica sicurezza per un confronto diretto e costruttivo.
Il capo della Polizia, prefetto Vittorio Pisani, accompagnato da alcune delle figure chiave del dipartimento - il questore di Milano Bruno Migale, il dirigente generale di P.S. prefetto Diego Parente e il presidente dell’Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive Maurizio Improta - ha incontrato i vertici della Lega, guidati dal presidente Ezio Simonelli, dall’amministratore delegato Luigi De Siervo e dall’head of competitions Andrea Butti.
Al centro dell’incontro, durato circa un’ora, temi di grande rilevanza per il calcio italiano: la sicurezza negli stadi e la gestione dell’ordine pubblico durante le partite di Serie A. Secondo quanto emerso, si è trattato di un momento di dialogo concreto, volto a rafforzare la collaborazione tra istituzioni e club, con l’obiettivo di rendere le competizioni sportive sempre più sicure per tifosi, giocatori e operatori.
Il confronto ha permesso di condividere esperienze, criticità e prospettive future, aprendo la strada a un percorso comune per sviluppare strumenti e iniziative capaci di garantire un ambiente rispettoso e inclusivo. La volontà di entrambe le parti è chiara: non solo prevenire episodi di violenza o disordine, ma anche favorire la cultura del rispetto, elemento indispensabile per la crescita del calcio italiano e per la tutela dei tifosi.
«L’incontro di oggi rappresenta un passo importante nella collaborazione tra Lega e Forze dell’Ordine», si sottolinea nella nota ufficiale diffusa al termine della visita dalla Lega Serie A. L’intenzione condivisa è quella di creare un dialogo costante, capace di tradursi in azioni concrete, procedure aggiornate e interventi mirati negli stadi di tutta Italia.
In un contesto sportivo sempre più complesso, dove la passione dei tifosi può trasformarsi rapidamente in tensione, il dialogo tra Lega e Polizia appare strategico. La sfida, spiegano i partecipanti, è costruire una rete di sicurezza che sia preventiva, reattiva e sostenibile, tutelando chi partecipa agli eventi senza compromettere l’atmosfera che caratterizza il calcio italiano.
L’appuntamento di Milano conferma come la sicurezza negli stadi non sia solo un tema operativo, ma un valore condiviso: la Serie A e le forze dell’ordine intendono camminare insieme, passo dopo passo, verso un calcio sempre più sicuro, inclusivo e rispettoso.
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Due bambini svaniti nel nulla. Mamma e papà non hanno potuto fargli neppure gli auguri di compleanno, qualche giorno fa, quando i due fratellini hanno compiuto 5 e 9 anni in comunità. Eppure una telefonata non si nega neanche al peggior delinquente. Dunque perché a questi genitori viene negato il diritto di vedere e sentire i loro figli? Qual è la grave colpa che avrebbero commesso visto che i bimbi stavano bene?
Un allontanamento che oggi mostra troppi lati oscuri. A partire dal modo in cui quel 16 ottobre i bimbi sono stati portati via con la forza, tra le urla strazianti. Alle ore 11.10, come denunciano le telecamere di sorveglianza della casa, i genitori vengono attirati fuori al cancello da due carabinieri. Alle 11.29 spuntano dal bosco una decina di agenti, armati di tutto punto e col giubbotto antiproiettile. E mentre gridano «Pigliali, pigliali tutti!» fanno irruzione nella casa, dove si trovano, da soli, i bambini. I due fratellini vengono portati fuori dagli agenti, il più piccolo messo a sedere, sulle scale, col pigiamino e senza scarpe. E solo quindici minuti dopo, alle 11,43, come registrano le telecamere, arrivano le assistenti sociali che portano via i bambini tra le urla disperate.
Una procedura al di fuori di ogni regola. Che però ottiene l’appoggio della giudice Nadia Todeschini, del Tribunale dei minori di Firenze. Come riferisce un ispettore ripreso dalle telecamere di sorveglianza della casa: «Ho telefonato alla giudice e le ho detto: “Dottoressa, l’operazione è andata bene. I bambini sono con i carabinieri. E adesso sono arrivati gli assistenti sociali”. E la giudice ha risposto: “Non so come ringraziarvi!”».
Dunque, chi ha dato l’ordine di agire in questo modo? E che trauma è stato inferto a questi bambini? Giriamo la domanda a Marina Terragni, Garante per l’infanzia e l’adolescenza. «Per la nostra Costituzione un bambino non può essere prelevato con la forza», conferma, «per di più se non è in borghese. Ci sono delle sentenze della Cassazione. Queste modalità non sono conformi allo Stato di diritto. Se il bambino non vuole andare, i servizi sociali si debbono fermare. Purtroppo ci stiamo abituando a qualcosa che è fuori legge».
Proviamo a chiedere spiegazioni ai servizi sociali dell’unione Montana dei comuni Valtiberina, ma l’accoglienza non è delle migliori. Prima minacciano di chiamare i carabinieri. Poi, la più giovane ci chiude la porta in faccia con un calcio. È Veronica Savignani, che quella mattina, come mostrano le telecamere, afferra il bimbo come un pacco. E mentre lui scalcia e grida disperato - «Aiuto! Lasciatemi andare» - lei lo rimprovera: «Ma perché urli?». Dopo un po’ i toni cambiano. Esce a parlarci Sara Spaterna. C’era anche lei quel giorno, con la collega Roberta Agostini, per portare via i bambini. Ma l’unica cosa di cui si preoccupa è che «è stata rovinata la sua immagine». E alle nostre domande ripete come una cantilena: «Non posso rispondere». Anche la responsabile dei servizi, Francesca Meazzini, contattata al telefono, si trincera dietro un «non posso dirle nulla».
Al Tribunale dei Minoridi Firenze, invece, parte lo scarica barile. La presidente, Silvia Chiarantini, dice che «l’allontanamento è avvenuto secondo le regole di legge». E ci conferma che i genitori possono vedere i figli in incontri protetti. E allora perché da due mesi a mamma e papà non è stata concessa neppure una telefonata? E chi pagherà per il trauma fatto a questi bambini?
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Il premier: «Il governo ci ha creduto fin dall’inizio, impulso decisivo per nuovi traguardi».
«Il governo ha creduto fin dall’inizio in questa sfida e ha fatto la sua parte per raggiungere questo traguardo. Ringrazio i ministri Lollobrigida e Giuli che hanno seguito il dossier, ma è stata una partita che non abbiamo giocato da soli: abbiamo vinto questa sfida insieme al popolo italiano. Questo riconoscimento imprimerà al sistema Italia un impulso decisivo per raggiungere nuovi traguardi».
Lo ha detto la premier Giorgia Meloni in un videomessaggio celebrando l’entrata della cucina italiana nei patrimoni culturali immateriali dell’umanità. È la prima cucina al mondo a essere riconosciuta nella sua interezza. A deliberarlo, all’unanimità, è stato il Comitato intergovernativo dell’Unesco, riunito a New Delhi, in India.
Ansa
I vaccini a Rna messaggero contro il Covid favoriscono e velocizzano, se a dosi ripetute, la crescita di piccoli tumori già presenti nell’organismo e velocizzano la crescita di metastasi. È quanto emerge dalla letteratura scientifica e, in particolare, dagli esperimenti fatti in vitro sulle cellule e quelli sui topi, così come viene esposto nello studio pubblicato lo scorso 2 dicembre sulla rivista Mdpi da Ciro Isidoro, biologo, medico, patologo e oncologo sperimentale, nonché professore ordinario di patologia generale all’Università del Piemonte orientale di Novara. Lo studio è una review, ovvero una sintesi critica dei lavori scientifici pubblicati finora sull’argomento, e le conclusioni a cui arriva sono assai preoccupanti. Dai dati scientifici emerge che sia il vaccino a mRna contro il Covid sia lo stesso virus possono favorire la crescita di tumori e metastasi già esistenti. Inoltre, alla luce dei dati clinici a disposizione, emerge sempre più chiaramente che a questo rischio di tumori e metastasi «accelerati» appaiono più esposti i vaccinati con più dosi. Fa notare Isidoro: «Proprio a causa delle ripetute vaccinazioni i vaccinati sono più soggetti a contagiarsi e dunque - sebbene sia vero che il vaccino li protegge, ma temporaneamente, dal Covid grave - queste persone si ritrovano nella condizione di poter subire contemporaneamente i rischi oncologici provocati da vaccino e virus naturale messi insieme».
Sono diversi i meccanismi cellulari attraverso cui il vaccino può velocizzare l’andamento del cancro analizzati negli studi citati nella review di Isidoro, intitolata «Sars-Cov2 e vaccini anti-Covid-19 a mRna: Esiste un plausibile legame meccanicistico con il cancro?». Tra questi studi, alcuni rilevano che, in conseguenza della vaccinazione anti-Covid a mRna - e anche in conseguenza del Covid -, «si riduce Ace 2», enzima convertitore di una molecola chiamata angiotensina II, favorendo il permanere di questa molecola che favorisce a sua volta la proliferazione dei tumori. Altri dati analizzati nella review dimostrano inoltre che sia il virus che i vaccini di nuova generazione portano ad attivazione di geni e dunque all’attivazione di cellule tumorali. Altri dati ancora mostrano come sia il virus che il vaccino inibiscano l’espressione di proteine che proteggono dalle mutazioni del Dna.
Insomma, il vaccino anti-Covid, così come il virus, interferisce nei meccanismi cellulari di protezione dal cancro esponendo a maggiori rischi chi ha già una predisposizione genetica alla formazione di cellule tumorali e i malati oncologici con tumori dormienti, spiega Isidoro, facendo notare come i vaccinati con tre o più dosi si sono rivelati più esposti al contagio «perché il sistema immunitario in qualche modo viene ingannato e si adatta alla spike e dunque rende queste persone più suscettibili ad infettarsi».
Nella review anche alcune conferme agli esperimenti in vitro che arrivano dal mondo reale, come uno studio retrospettivo basato su un’ampia coorte di individui non vaccinati (595.007) e vaccinati (2.380.028) a Seul, che ha rilevato un’associazione tra vaccinazione e aumento del rischio di cancro alla tiroide, allo stomaco, al colon-retto, al polmone, al seno e alla prostata. «Questi dati se considerati nel loro insieme», spiega Isidoro, «convergono alla stessa conclusione: dovrebbero suscitare sospetti e stimolare una discussione nella comunità scientifica».
D’altra parte, anche Katalin Karikó, la biochimica vincitrice nel 2023 del Nobel per la Medicina proprio in virtù dei suoi studi sull’Rna applicati ai vaccini anti Covid, aveva parlato di questi possibili effetti collaterali di «acceleratore di tumori già esistenti». In particolare, in un’intervista rilasciata a Die Welt lo scorso gennaio, la ricercatrice ungherese aveva riferito della conversazione con una donna sulla quale, due giorni dopo l’inoculazione, era comparso «un grosso nodulo al seno». La signora aveva attribuito l’insorgenza del cancro al vaccino, mentre la scienziata lo escludeva ma tuttavia forniva una spiegazione del fenomeno: «Il cancro c’era già», spiegava Karikó, «e la vaccinazione ha dato una spinta in più al sistema immunitario, così che le cellule di difesa immunitaria si sono precipitate in gran numero sul nemico», sostenendo, infine, che il vaccino avrebbe consentito alla malcapitata di «scoprire più velocemente il cancro», affermazione che ha lasciato e ancor di più oggi lascia - alla luce di questo studio di Isidoro - irrisolti tanti interrogativi, soprattutto di fronte all’incremento in numero dei cosiddetti turbo-cancri e alla riattivazione di metastasi in malati oncologici, tutti eventi che si sono manifestati post vaccinazione anti- Covid e non hanno trovato altro tipo di plausibilità biologica diversa da una possibile correlazione con i preparati a mRna.
«Marginale il gabinetto di Speranza»
Mentre eravamo chiusi in casa durante il lockdown, il più lungo di tutti i Paesi occidentali, ognuno di noi era certo in cuor suo che i decisori che apparecchiavano ogni giorno alle 18 il tragico rito della lettura dei contagi e dei decessi sapessero ciò che stavano facendo. In realtà, al netto di un accettabile margine di impreparazione vista l’emergenza del tutto nuova, nelle tante stanze dei bottoni che il governo Pd-M5S di allora, guidato da Giuseppe Conte, aveva istituito, andavano tutti in ordine sparso. E l’audizione in commissione Covid del proctologo del San Raffaele Pierpaolo Sileri, allora viceministro alla Salute in quota 5 stelle, ha reso ancor più tangibile il livello d’improvvisazione e sciatteria di chi allora prese le decisioni e oggi è impegnato in tripli salti carpiati pur di rinnegarne la paternità. È il caso, ad esempio, del senatore Francesco Boccia del Pd, che ieri è intervenuto con zelante sollecitudine rivolgendo a Sileri alcune domande che son suonate più come ingannevoli asseverazioni. Una per tutte: «Io penso che il gabinetto del ministero della salute (guidato da Roberto Speranza, ndr) fosse assolutamente marginale, decidevano Protezione civile e coordinamento dei ministri». Il senso dell’intervento di Boccia non è difficile da cogliere: minimizzare le responsabilità del primo imputato della malagestione pandemica, Speranza, collega di partito di Boccia, e rovesciare gli oneri ora sul Cts, ora sulla Protezione civile, eventualmente sul governo ma in senso collegiale. «Puoi chiarire questi aspetti così li mettiamo a verbale?», ha chiesto Boccia a Sileri. L’ex sottosegretario alla salute, però, non ha dato la risposta desiderata: «Il mio ruolo era marginale», ha dichiarato Sileri, impegnato a sua volta a liberarsi del peso degli errori e delle omissioni in nome di un malcelato «io non c’ero, e se c’ero dormivo», «il Cts faceva la valutazione scientifica e la dava alla politica. Era il governo che poi decideva». Quello stesso governo dove Speranza, per forza di cose, allora era il componente più rilevante. Sileri ha dichiarato di essere stato isolato dai funzionari del ministero: «Alle riunioni non credo aver preso parte se non una volta» e «i Dpcm li ricevevo direttamente in aula, non ne avevo nemmeno una copia». Che questo racconto sia funzionale all’obiettivo di scaricare le responsabilità su altri, è un dato di fatto, ma l’immagine che ne esce è quella di decisori «inadeguati e tragicomici», come ebbe già ad ammettere l’altro sottosegretario Sandra Zampa (Pd).Anche sull’adozione dell’antiscientifica «terapia» a base di paracetamolo (Tachipirina) e vigile attesa, Sileri ha dichiarato di essere totalmente estraneo alla decisione: «Non so chi ha redatto la circolare del 30 novembre 2020 che dava agli antinfiammatori un ruolo marginale, ne ho scoperto l’esistenza soltanto dopo che era già uscita». Certo, ha ammesso, a novembre poteva essere dato maggiore spazio ai Fans perché «da marzo avevamo capito che non erano poi così malvagi». Bontà sua. Per Alice Buonguerrieri (Fdi) «è la conferma che la gestione del Covid affogasse nella confusione più assoluta». Boccia è tornato all’attacco anche sul piano pandemico: «Alcuni virologi hanno ribadito che era scientificamente impossibile averlo su Sars Cov-2, confermi?». «L'impatto era inatteso, ma ovviamente avere un piano pandemico aggiornato avrebbe fatto grosse differenze», ha replicato Sileri, che nel corso dell’audizione ha anche preso le distanze dalle misure suggerite dall’Oms che «aveva un grosso peso politico da parte dalla Cina». «I burocrati nominati da Speranza sono stati lasciati spadroneggiare per coprire le scelte errate dei vertici politici», è il commento di Antonella Zedda, vicepresidente dei senatori di Fratelli d’Italia, alla «chicca» emersa in commissione: un messaggio di fuoco che l’allora capo di gabinetto del ministero Goffredo Zaccardi indirizzò a Sileri («Stai buono o tiro fuori i dossier che ho nel cassetto», avrebbe scritto).In che mani siamo stati.
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