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2019-07-23
Lega e M5s, lite pure sull’Italia in tilt. Salvini: «Inaccettabili i no sulla Tav»
Ansa
«Bisogna portare il panico alla superficie delle cose». È la linea dei siti anarchici che esultano dopo i roghi sulla linea dell'alta velocità a Firenze, ma sembra anche quella del governo. Da qualche giorno non c'è argomento, non c'è dettaglio, non c'è colore di cravatta che non diventi immediatamente - per Movimento 5 stelle e Lega - un campo di battaglia dove differenziare le posizioni e scaricare dosi industriali di livore. Anche sull'Italia spaccata in due dopo il sabotaggio di Rovezzano la reazione è da lite condominiale, un gran volare di piatti che dà la temperatura in ebollizione, prima del possibile showdown generale.
A cominciare è il ministro dei Trasporti e delle infrastrutture, Danilo Toninelli, che da Palermo parla di treni ma sembra più preoccupato per la richiesta di un rimpasto da parte della Lega, che riguarderebbe proprio lui e il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta. «Il compito di Rete ferroviaria italiana è intervenire prima possibile, come sta facendo, per far sì che questi immani disagi possano essere risolti. Quando avremo tutte le informazioni potrò rispondere». Poi Toninelli, messo alle strette da una richiesta del piddino Roberto Morassut di andare a riferire alla Camera su una vicenda accaduta da poche ore, ha uno scatto inatteso: «Chi oggi pretende che il ministro vada a riferire, deve prima chiedere al ministro dell'Interno chi sono i responsabili di questi atti dolosi che non sono accettabili».
È un gratuito calcio negli stinchi a Matteo Salvini e ovviamente il vicepremier leghista, a Firenze per firmare il protocollo d'intesa con la Regione Toscana per il numero di emergenza 112 europeo, non si lascia scappare l'occasione per replicare. Fa un sopralluogo nelle zone del sabotaggio e aggiunge: «C'è il massimo impegno per assicurare i delinquenti alla giustizia. Meritano anni di galera, visto che hanno bloccato l'Italia e rovinato la giornata a molti italiani. Se sarà confermata la pista anarchica, verificheremo eventuali collegamenti con i No Tav che negli ultimi giorni hanno aggredito le forze dell'ordine». Per poi concludere al curaro: «In ogni caso da tutti i partiti e dall'intero governo ci aspettiamo una dura condanna delle violenze e un deciso sì alla Torino-Lione».
Il ministro dell'Interno coglie l'occasione per rimarcare la distanza, sui temi infastrutturali, fra lui e Toninelli. «Ci sono troppe infrastrutture bloccate al ministero dei Trasporti. Il Mit deve aiutare la gente a viaggiare e non bloccare porti, aeroporti, ferrovie, tunnel, autostrade. Il vero problema è il blocco di centinaia di opere pubbliche. Non è questione di rimpasto, se uno fa il ministro ai blocchi stradali, noi siamo al governo per sbloccare le strade, non per bloccarle».
La pallina torna nel campo dei grillini e la partita a tennis diventa un'esibizione muscolare di ragioni e torti nel corso della quale Rovezzano, i Frecciarossa e La strategia della lumaca (è il titolo dell'articolo di plauso agli attentatori sul sito Finimondo.org) stanno sullo sfondo. In primo piano c'è l'elettricità temporalesca della stagione più litigiosa da quando, 13 mesi fa, fu varato il governo del cambiamento. La faccenda è delicata, sul tavolo c'è di nuovo la Tav con le posizioni antitetiche dei due partner a Palazzo Chigi. E Luigi Di Maio ritiene di non dover lasciare solo Toninelli, già in difficoltà di suo in ogni situazione pubblica.
«Se le ipotesi saranno confermate» scrive in un post su Facebook l'altro vicepremier, «saremmo davanti a un vero e proprio attentato allo Stato. Un atto a tutti gli effetti sovversivo che sta danneggiando migliaia di persone e lavoratori. Se la pista anarchica sarà confermata, qui c'è una banda di criminali ferma agli anni Settanta che, indipendentemente dalle idee e dalle convinzioni di ognuno, mina gli interessi del Paese. La condanna del Movimento 5 stelle è ferma, ma non si provi a strumentalizzare quanto accaduto per fare il tifo a favore o contro la Torino-Lione. L'alta velocità la prendiamo tutti i giorni, è la normalità delle nostre giornate. Anzi, l'alta velocità servirebbe anche al Sud come una Roma-Matera, capitale europea della cultura. E spero si completi prima possibile la Napoli-Bari».
Per essere ancora più chiaro sulla Tav, Toninelli ha licenziato con una mail Pierluigi Coppola, uno degli esperti della Commissione istituita per l'analisi costi-benefici, per «aver violato la riservatezza rilasciando interviste non autorizzate. Soprattutto rimane un'ombra su di lui in merito al falso controdossier con numeri sballati nell'analisi costi-benefici, che gli è stato attribuito sulla stampa e di cui lui ha smentito la paternità». Motivazioni pasticciate che nascondono il vero problema: Coppola si era dissociato dalla valutazione negativa degli altri. Di nuovo Salvini su Toninelli: «Se il suo unico atto sulla Tav è licenziare il professore a favore, non ci siamo proprio». Il braccio di ferro continua su tutto. Poiché sono state avvistate due navi Ong al largo della Libia, ci si domanda se il governo andrà a casa in treno o in barca.
Giorgio Gandola
Attentato alle ferrovie, ritardi di ore
L'ultima udienza del processo ai bombaroli anarchici era fissata per le 9. Quattro ore prima, coincidenza, un attentato incendiario che i vigili del fuoco hanno valutato subito come doloso, ha fatto saltare una cabina elettrica dell'alta velocità, all'altezza della stazione di Rovezzano, nella immediata periferia di Firenze, in via Chimera, e ha bloccato tutta la linea. Treni in tilt sia verso Nord che verso Sud. Il caos. E, così, per gli investigatori, collegare l'azione incendiaria (per ora si procede per il reato di danneggiamento doloso) al processo è stato quasi naturale.
Soprattutto perché gli imputati sono 28 anarchici accusati di aver piazzato la bomba di Capodanno alla libreria Bargello, considerata vicina a Casapound, attentato nel quale rimase gravemente ferito un artificiere della polizia di Stato.
Alle 13, poi, è arrivata quella che gli investigatori definiscono una «rivendicazione». Sul sito web di area anarchica Finimondo.org è comparso un post dal titolo: La strategia della lumaca. Ecco il testo: «Cosa è successo? All'alba, nella prima periferia del capoluogo toscano, una cabina elettrica dell'Alta velocità si è surriscaldata al punto da andare in fiamme. Sarà stato un caso? Una coincidenza? Una vile provocazione? Oppure, più semplicemente ed umanamente, un gesto d'amore e di rabbia?». Chi è esperto di rivendicazioni anarco insurrezionaliste trova in quelle parole il link che collega il processo all'attentato.
Il post anarchico continua così: «Tutto dieci giorni dopo il ventunesimo anniversario della morte di Maria Soledad Rosas, due giorni dopo il diciottesimo anniversario della morte di Carlo Giuliani e poche ore prima della prevista sentenza da parte del Tribunale di Firenze contro una trentina di anarchici». Tombola.
E i giudici della Corte d'Assise di Firenze ieri hanno inflitto condanne con pene da pochi mesi fino a 9 anni e 6 mesi per 26 dei 28 anarchici imputati. La lettura della sentenza è stata interrotta dai cori e dalle urla degli anarchici presenti in aula, con le forze dell'ordine che hanno sgomberato l'aula. I giudici hanno condannato tre dei quattro anarchici accusati del ferimento dell'artificiere della polizia Mario Vece (che si è costituito parte civile e a ha chiesto un risarcimento di due milioni e mezzo di euro, riqualificando il reato di tentato omicidio in quello di lesioni personali gravissime: 9 anni e 6 mesi a Pierloreto Fallanca, 9 anni 10 mesi e 15 giorni a Giovanni Ghezzi e 9 anni a Salvatore Vespertino. Assolto per non aver commesso il fatto Nicola Almerigogna.
L'accusa per i presunti attentatori era di tentato omicidio e nella requisitoria il pm aveva chiesto condanne tra i 10 e gli 11 anni.
A Rovezzano gli attentatori hanno bruciato i fili della cabina elettrica volutamente in due punti diversi e danneggiato due pozzetti per bloccare il traffico di uno degli snodi più importanti d'Italia in tutte le direzioni. Risultato? Ritardi medi di 180 minuti con punte di 240 su tutto il sistema, 30 treni Trenitalia (che ha avvisato, come segnalato da un lettore della Verità, solo alle 16.57 i suoi clienti che in mattinata c'erano stati i gravi disagi) e 12 di Italo cancellati. E, soprattutto, confusione nelle stazioni. Sui treni bloccati c'erano anche molti giudici partiti da tutt'Italia per l'ultimo saluto a Francesco Saverio Borrelli.
La zona della stazione di Rovezzano già in passato è stata colpita da un'altra azione dimostrativa, in quell'occasione fallita, per tentare di bloccare il traffico ferroviario. Il 21 dicembre 2014 i tecnici delle ferrovie riuscirono a spegnere l'incendio di un pozzetto elettrico nelle vicinanze della galleria di San Donato. E trovarono dalla parte opposta del tunnel, vicino a Rovezzano, una bottiglia inesplosa con liquido infiammabile, fiammiferi e diavolina appiccicati sopra. Il 2 dicembre, invece, una tanica di benzina fu trovata su una gru impiegata nei lavori dell'alta velocità nella stazione di Campo di Marte. Episodi che, però, non sono mai stati rivendicati. Questo, invece, è andato a buon fine. E in città sono apparse scritte sui muri che portano nella stessa direzione e che tengono uniti ancora una volta l'attentato e il processo: «La carta è solo carta, la carta brucerà».
È stato il ministro dell'Interno Matteo Salvini a collegare un'ulteriore vicenda: «Se sarà confermata la pista anarchica, verificheremo eventuali collegamenti con i No Tav che negli ultimi giorni hanno aggredito le forze dell'ordine». D'altra parte, c'è uno strano fermento nell'area anarco insurrezionalista. L'altro giorno è uscito da un Cpr un nigeriano che in passato deteneva materiale per creare esplosivi e che mantiene contatti con l'area degli anarchici bolognesi. Per lui si è mossa una strana rete di solidarietà, che sembra portare al gruppo di anarchici che nei Cpr da un po' di tempo cerca di fare proseliti.
Fabio Amendolara
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Il vicepremier attacca Danilo Toninelli, «ministro ai blocchi stradali»: «Ci sono troppe infrastrutture ferme al Mit». Luigi Di Maio: «Non ci si provi a strumentalizzare quanto accaduto per fare il tifo pro o contro la Torino-Lione».Caos in tutto il Paese per il rogo doloso di una cabina elettrica dell'alta velocità vicino a Firenze. Pista anarchica: ieri in città 26 condanne per attività sovversive.Lo speciale contiene due articoli«Bisogna portare il panico alla superficie delle cose». È la linea dei siti anarchici che esultano dopo i roghi sulla linea dell'alta velocità a Firenze, ma sembra anche quella del governo. Da qualche giorno non c'è argomento, non c'è dettaglio, non c'è colore di cravatta che non diventi immediatamente - per Movimento 5 stelle e Lega - un campo di battaglia dove differenziare le posizioni e scaricare dosi industriali di livore. Anche sull'Italia spaccata in due dopo il sabotaggio di Rovezzano la reazione è da lite condominiale, un gran volare di piatti che dà la temperatura in ebollizione, prima del possibile showdown generale.A cominciare è il ministro dei Trasporti e delle infrastrutture, Danilo Toninelli, che da Palermo parla di treni ma sembra più preoccupato per la richiesta di un rimpasto da parte della Lega, che riguarderebbe proprio lui e il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta. «Il compito di Rete ferroviaria italiana è intervenire prima possibile, come sta facendo, per far sì che questi immani disagi possano essere risolti. Quando avremo tutte le informazioni potrò rispondere». Poi Toninelli, messo alle strette da una richiesta del piddino Roberto Morassut di andare a riferire alla Camera su una vicenda accaduta da poche ore, ha uno scatto inatteso: «Chi oggi pretende che il ministro vada a riferire, deve prima chiedere al ministro dell'Interno chi sono i responsabili di questi atti dolosi che non sono accettabili».È un gratuito calcio negli stinchi a Matteo Salvini e ovviamente il vicepremier leghista, a Firenze per firmare il protocollo d'intesa con la Regione Toscana per il numero di emergenza 112 europeo, non si lascia scappare l'occasione per replicare. Fa un sopralluogo nelle zone del sabotaggio e aggiunge: «C'è il massimo impegno per assicurare i delinquenti alla giustizia. Meritano anni di galera, visto che hanno bloccato l'Italia e rovinato la giornata a molti italiani. Se sarà confermata la pista anarchica, verificheremo eventuali collegamenti con i No Tav che negli ultimi giorni hanno aggredito le forze dell'ordine». Per poi concludere al curaro: «In ogni caso da tutti i partiti e dall'intero governo ci aspettiamo una dura condanna delle violenze e un deciso sì alla Torino-Lione».Il ministro dell'Interno coglie l'occasione per rimarcare la distanza, sui temi infastrutturali, fra lui e Toninelli. «Ci sono troppe infrastrutture bloccate al ministero dei Trasporti. Il Mit deve aiutare la gente a viaggiare e non bloccare porti, aeroporti, ferrovie, tunnel, autostrade. Il vero problema è il blocco di centinaia di opere pubbliche. Non è questione di rimpasto, se uno fa il ministro ai blocchi stradali, noi siamo al governo per sbloccare le strade, non per bloccarle».La pallina torna nel campo dei grillini e la partita a tennis diventa un'esibizione muscolare di ragioni e torti nel corso della quale Rovezzano, i Frecciarossa e La strategia della lumaca (è il titolo dell'articolo di plauso agli attentatori sul sito Finimondo.org) stanno sullo sfondo. In primo piano c'è l'elettricità temporalesca della stagione più litigiosa da quando, 13 mesi fa, fu varato il governo del cambiamento. La faccenda è delicata, sul tavolo c'è di nuovo la Tav con le posizioni antitetiche dei due partner a Palazzo Chigi. E Luigi Di Maio ritiene di non dover lasciare solo Toninelli, già in difficoltà di suo in ogni situazione pubblica. «Se le ipotesi saranno confermate» scrive in un post su Facebook l'altro vicepremier, «saremmo davanti a un vero e proprio attentato allo Stato. Un atto a tutti gli effetti sovversivo che sta danneggiando migliaia di persone e lavoratori. Se la pista anarchica sarà confermata, qui c'è una banda di criminali ferma agli anni Settanta che, indipendentemente dalle idee e dalle convinzioni di ognuno, mina gli interessi del Paese. La condanna del Movimento 5 stelle è ferma, ma non si provi a strumentalizzare quanto accaduto per fare il tifo a favore o contro la Torino-Lione. L'alta velocità la prendiamo tutti i giorni, è la normalità delle nostre giornate. Anzi, l'alta velocità servirebbe anche al Sud come una Roma-Matera, capitale europea della cultura. E spero si completi prima possibile la Napoli-Bari».Per essere ancora più chiaro sulla Tav, Toninelli ha licenziato con una mail Pierluigi Coppola, uno degli esperti della Commissione istituita per l'analisi costi-benefici, per «aver violato la riservatezza rilasciando interviste non autorizzate. Soprattutto rimane un'ombra su di lui in merito al falso controdossier con numeri sballati nell'analisi costi-benefici, che gli è stato attribuito sulla stampa e di cui lui ha smentito la paternità». Motivazioni pasticciate che nascondono il vero problema: Coppola si era dissociato dalla valutazione negativa degli altri. Di nuovo Salvini su Toninelli: «Se il suo unico atto sulla Tav è licenziare il professore a favore, non ci siamo proprio». Il braccio di ferro continua su tutto. Poiché sono state avvistate due navi Ong al largo della Libia, ci si domanda se il governo andrà a casa in treno o in barca.Giorgio Gandola<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/lega-e-m5s-lite-pure-sullitalia-in-tilt-salvini-inaccettabili-i-no-sulla-tav-2639307604.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="attentato-alle-ferrovie-ritardi-di-ore" data-post-id="2639307604" data-published-at="1766972401" data-use-pagination="False"> Attentato alle ferrovie, ritardi di ore L'ultima udienza del processo ai bombaroli anarchici era fissata per le 9. Quattro ore prima, coincidenza, un attentato incendiario che i vigili del fuoco hanno valutato subito come doloso, ha fatto saltare una cabina elettrica dell'alta velocità, all'altezza della stazione di Rovezzano, nella immediata periferia di Firenze, in via Chimera, e ha bloccato tutta la linea. Treni in tilt sia verso Nord che verso Sud. Il caos. E, così, per gli investigatori, collegare l'azione incendiaria (per ora si procede per il reato di danneggiamento doloso) al processo è stato quasi naturale. Soprattutto perché gli imputati sono 28 anarchici accusati di aver piazzato la bomba di Capodanno alla libreria Bargello, considerata vicina a Casapound, attentato nel quale rimase gravemente ferito un artificiere della polizia di Stato. Alle 13, poi, è arrivata quella che gli investigatori definiscono una «rivendicazione». Sul sito web di area anarchica Finimondo.org è comparso un post dal titolo: La strategia della lumaca. Ecco il testo: «Cosa è successo? All'alba, nella prima periferia del capoluogo toscano, una cabina elettrica dell'Alta velocità si è surriscaldata al punto da andare in fiamme. Sarà stato un caso? Una coincidenza? Una vile provocazione? Oppure, più semplicemente ed umanamente, un gesto d'amore e di rabbia?». Chi è esperto di rivendicazioni anarco insurrezionaliste trova in quelle parole il link che collega il processo all'attentato. Il post anarchico continua così: «Tutto dieci giorni dopo il ventunesimo anniversario della morte di Maria Soledad Rosas, due giorni dopo il diciottesimo anniversario della morte di Carlo Giuliani e poche ore prima della prevista sentenza da parte del Tribunale di Firenze contro una trentina di anarchici». Tombola. E i giudici della Corte d'Assise di Firenze ieri hanno inflitto condanne con pene da pochi mesi fino a 9 anni e 6 mesi per 26 dei 28 anarchici imputati. La lettura della sentenza è stata interrotta dai cori e dalle urla degli anarchici presenti in aula, con le forze dell'ordine che hanno sgomberato l'aula. I giudici hanno condannato tre dei quattro anarchici accusati del ferimento dell'artificiere della polizia Mario Vece (che si è costituito parte civile e a ha chiesto un risarcimento di due milioni e mezzo di euro, riqualificando il reato di tentato omicidio in quello di lesioni personali gravissime: 9 anni e 6 mesi a Pierloreto Fallanca, 9 anni 10 mesi e 15 giorni a Giovanni Ghezzi e 9 anni a Salvatore Vespertino. Assolto per non aver commesso il fatto Nicola Almerigogna. L'accusa per i presunti attentatori era di tentato omicidio e nella requisitoria il pm aveva chiesto condanne tra i 10 e gli 11 anni. A Rovezzano gli attentatori hanno bruciato i fili della cabina elettrica volutamente in due punti diversi e danneggiato due pozzetti per bloccare il traffico di uno degli snodi più importanti d'Italia in tutte le direzioni. Risultato? Ritardi medi di 180 minuti con punte di 240 su tutto il sistema, 30 treni Trenitalia (che ha avvisato, come segnalato da un lettore della Verità, solo alle 16.57 i suoi clienti che in mattinata c'erano stati i gravi disagi) e 12 di Italo cancellati. E, soprattutto, confusione nelle stazioni. Sui treni bloccati c'erano anche molti giudici partiti da tutt'Italia per l'ultimo saluto a Francesco Saverio Borrelli. La zona della stazione di Rovezzano già in passato è stata colpita da un'altra azione dimostrativa, in quell'occasione fallita, per tentare di bloccare il traffico ferroviario. Il 21 dicembre 2014 i tecnici delle ferrovie riuscirono a spegnere l'incendio di un pozzetto elettrico nelle vicinanze della galleria di San Donato. E trovarono dalla parte opposta del tunnel, vicino a Rovezzano, una bottiglia inesplosa con liquido infiammabile, fiammiferi e diavolina appiccicati sopra. Il 2 dicembre, invece, una tanica di benzina fu trovata su una gru impiegata nei lavori dell'alta velocità nella stazione di Campo di Marte. Episodi che, però, non sono mai stati rivendicati. Questo, invece, è andato a buon fine. E in città sono apparse scritte sui muri che portano nella stessa direzione e che tengono uniti ancora una volta l'attentato e il processo: «La carta è solo carta, la carta brucerà». È stato il ministro dell'Interno Matteo Salvini a collegare un'ulteriore vicenda: «Se sarà confermata la pista anarchica, verificheremo eventuali collegamenti con i No Tav che negli ultimi giorni hanno aggredito le forze dell'ordine». D'altra parte, c'è uno strano fermento nell'area anarco insurrezionalista. L'altro giorno è uscito da un Cpr un nigeriano che in passato deteneva materiale per creare esplosivi e che mantiene contatti con l'area degli anarchici bolognesi. Per lui si è mossa una strana rete di solidarietà, che sembra portare al gruppo di anarchici che nei Cpr da un po' di tempo cerca di fare proseliti. Fabio Amendolara
iStock
Femminismo è il vezzoso nome dato alla misandria occidentale, e la misandria è stato il mezzo per distruggere nel giro di due generazioni l’invincibile società occidentale giudaico-cristiana: le donne sempre vittime, i maschi sempre carnefici e soprattutto nemici. La «vera donna» si sente sorella di sconosciute, incluse cantanti mediocri che guadagnano cifre astronomiche mostrando la biancheria intima o la sua assenza, ma non deve avere linee di collaborazione o anche solo umana simpatia con il marito o il compagno. Il femminismo occidentale non è difesa delle donne, è misandria, odio per gli uomini. Il femminismo misandrico è un movimento creato a tavolino, con lo scopo di distruggere la famiglia, che è un’unità affettivo/economica con una sua intrinseca potenza: rende le persone non isolate, e quindi meno malleabili, tali da avere la forza di opporsi al potere dello Stato o del parastato. Il secondo scopo è abbattere i salari buttando sul mercato milioni di lavoratrici. Il terzo scopo è annientare le aree di lavoro non tassabile. Le donne a casa loro fanno lavori non tassabili: cucire, cucinare, costruire giocattoli, creare tende e vestiario, fare conserve, allevare bambini. Ora il loro lavoro è sostituito da supermercati, orrendi cibi precotti, con tutti i danni dei cibi processati, vestiario «made in China» fatto da schiavi sottopagati e soprattutto educatrici e insegnanti.
A ogni interazione madre-figlio, il cervello del bambino piccolo crea miliardi di sinapsi. Ogni interazione con l’estranea cui è affidato mentre mamma si sta facendo sfruttare da qualcuno in un posto di lavoro - e deve farlo perché il salario di papà è troppo basso - fabbrica molte meno sinapsi. Per i bambini, essere affidati a estranei al di sotto dei tre anni è un danno neurobiologico. Chi nega questa affermazione sta mentendo. Il bambino impara la regolazione delle emozioni sulla madre, ma per poter completare questo processo la madre deve essere presente. Con l’estranea cui è stato affidato, il processo non può realizzarsi. Inoltre, per quell’estranea il bambino è lavoro. Ci sono persone che amano il loro lavoro, altre che lo detestano: nel caso delle educatrici, quello che è detestato è il bambino. Ogni tanto bisogna mettere le videocamere per scoprire bambini picchiati o umiliati. La madre lavoratrice deve occuparsi del lavoro e quando alla sera torna a casa stanca e nervosa deve occuparsi del bambino, che alla sera, dopo ore e ore con estranee, è stanco e nervoso. Il peso è micidiale.
Le donne non mettono più al mondo figli. Il femminismo misandrico è stato creato per abbattere la natalità. Quando il bambino è malato, la mamma non può stare con lui. La presenza della madre fabbrica endorfine che potenziano il sistema immunitario. La sua assenza fabbrica cortisolo, ormone da stress che abbatte il sistema immunitario. Per poter essere affidato alle estranee del nido, il bambino deve essere sottoposto a un esavalente che in molte altre nazioni è vietato. Il 70% delle morti improvvise in culla avviene nella settimana successiva all’iniezione dell’esavalente. Perché le madri possano serenamente lavorare è stato creato il latte in polvere, pessimo prodotto che sostituisce il cibo perfetto dal punto di vista nutrizionale e immunologico che è il latte materno. È statisticamente dimostrata la differenza cognitiva e la migliore salute dei bambini allattati al seno. Dopo i tre anni un bambino potrebbe restarsene benissimo a casa sua; se proprio lo si vuole mandare all’asilo, sarebbe meglio non superare le due ore al giorno. Quando ha sei anni, il bambino dovrebbe andare in una scuola quattro ore, dalle 8.30 alle 12.30. Se la classe è fatta da bambini in maggioranza sereni e tutti della stessa madrelingua, come negli anni Cinquanta, quattro ore sono sufficienti.
Il bambino, messo sotto stress dalla mancanza cronica della madre, consegnato allo Stato per un numero spaventoso di ore, diventa un perfetto recipiente per la propaganda.
Le femministe hanno conquistato il diritto al lavoro. Il lavoro è una maledizione biblica. Anche l’aborto è una maledizione biblica e pure di quello hanno conquistato il diritto. Nella Cappella Sistina, Michelangelo ha rappresentato il momento in cui il serpente corrompe Eva con la mela: il serpente ha un volto di donna. Un’ intuizione geniale. Le donne hanno meno testosterone: questo le rende più accoglienti, permette la maternità, ma le rende meno capaci di battersi. Noi siamo meno capaci di combattere, cediamo più facilmente alla propaganda. Il vittimismo isterico del femminismo misandrico è stata la tentazione con cui le donne hanno annientato la invincibile civiltà giudaico-cristiana. Abbiamo ancora una generazione, forse una e mezza. Creperemo di denatalità e scemenze: tra due generazioni al massimo saremo una repubblica islamica. Il potere è stato tolto al pater familias, che era sporco brutto e cattivo, ma era comunque uno cui di quella donna e quei bambini importava, ed è stato consegnato allo Stato, una macchina burocratica cieca e stolida. Lo Stato decide quanti vaccini un bambino deve fare, mentre gli Ordini dei medici applicano la legge Lorenzin radiando tutti coloro che si permettono di parlare della criticità di questi farmaci. Lo Stato decide cosa un bambino deve mangiare: le orrende mense scolastiche dove si mangia pessimo cibo statale sono obbligatorie. Digitate su Google le parole mensa scolastica e tossinfezioni alimentari e troverete dati interessanti. I dati che mancano sono i danni su danni sul lungo periodo degli oli di bassa qualità, della conserva di pomodoro comprata dove costava meno (spesso sono pomodori coltivati in Cina con fertilizzanti pessimi). Lo Stato decide come il bambino deve vivere e se la famiglia si permette di farlo vivere felice in un bosco, lo Stato interviene. Lo Stato decide cosa il bambino deve pensare, perché l’etica gliela insegnano i docenti, quasi sempre femmine, che sono impiegati statali che eseguono gli ordini, le circolari, fanno corsi di aggiornamento Lgbt e hanno criminalizzato i ragazzi non vaccinati per il Covid.
Grazie al femminismo misandrico, in Italia, la disparità tra padre e madre è clamorosa: i padri sono esseri inferiori. La donna ha potere di vita e morte sul concepito, un potere osceno e criminale. Si considera criminale un padre che ha picchiato suo figlio, ma non si considera criminale una donna che ha fatto macellare il suo bambino nel suo ventre. Il potere che ha creato il femminismo misandrico vuole gli aborti, li adora. Se hai abbandonato il cane sei un bastando, se hai fatto uccidere tuo figlio nel tuo ventre sei un’eroina della libertà. Per far uccidere il bambino nel suo ventre, la donna ha bisogno di un medico, che diventa quindi un medico che sopprime vite umane. Il feto è vivo ed è umano. Chi lo sopprime, sta sopprimendo vite umane. Se la donna vuole abortire, il padre non può opporsi. La donna può abortire, ma il padre non può rifiutarsi di pagare gli alimenti, deve assumersi la responsabilità economica fino alla maggiore età (e spesso oltre), eredità garantita al figlio, un terzo del patrimonio che deve essere accantonato. La donna può rendere suo figlio orfano di padre: può partorirlo, disconoscerlo e impedire che il padre lo riconosca. Il padre, per riconoscere il figlio, deve arruolare uno o più avvocati, pagarli e imbarcarsi in una guerra giudiziaria lunga e dall’esito incerto. Mentre le donne sono normalmente aggredite da immigrati islamici, l’invasione che sostituisce il deficit demografico dei bambini abortiti, al punto che non si possono più fare manifestazioni in piazza come quelle di Capodanno, quando l’uomo è bianco e occidentale, la parola della donna in tribunale vale più di quella dell’uomo.
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Roberto Speranza (Ansa)
Sull’edizione del 7 marzo del 2023, Francesco Borgonovo riportava un eloquente scambio di messaggi tra l’allora presidente dell’Iss, Silvio Brusaferro, e il ministro Roberto Speranza, che si esprimeva così: «Dobbiamo chiudere le scuole. Ne sono sempre più convinto». Ma il giorno seguente Brusaferro notava: «Per chiusura scuola Cts critico». E il ministro incalzava: «Così ci mandate a sbattere». Dopo una serie di ulteriori scambi, Brusaferro cedeva: «Va bene. Domani bisognerà pensare a illustrare come il parere riporti principi ed elementi di letteratura e modellistica lasciando al Consiglio dei ministri le scelte». Tradotto: prima si prendeva la decisione, poi si trovava l’appiglio «scientifico».
L’audizione di Miozzo appare indubitabilmente sincera. L’esperto sottolinea il contesto emergenziale in cui agivano i commissari, mettendo in guardia dai «Soloni del senno di poi». Parla del Cts come punto di riferimento «mitologico», «di fatto chiamato a rispondere a qualsiasi tipo di richiesta e necessità» che «di sanitario avevano ben poco: la distanza tra i tavoli nei ristoranti, il numero di passeggeri all’interno di un autobus, la distanza tra i banchi di scuola». «Che ci azzeccavo io, medico esperto di emergenze internazionali, con la distanza degli ombrelloni al mare?», osserva. «Eppure dovevamo dare un’indicazione, che alla fine, in un modo o nell’altro, veniva fuori con l’intelligenza, con il buonsenso, con la lettura che di volta in volta si faceva del contesto nazionale e internazionale». Dato il vuoto decisionale, in buona sostanza, il Cts si è dovuto far carico di una serie di questioni lontane dalla sua competenza. E sbaglia, spiega Miozzo, chi ci ha visto un «generatore di norme, di leggi, di indirizzi e di potere decisionale, cosa che assolutamente non ha mai avuto»: «Quello che il Comitato elaborava come indicazioni tecnico-scientifiche era offerto al governo, che lo doveva tradurre in atti normativi». L’equivoco si verificò solo perché alcuni passaggi venivano copiati tali e quali nelle leggi.
Miozzo ribadisce a più riprese che il Cts forniva solo pareri sulla base di assunti scientifici necessariamente - visto il contesto - in divenire. La dinamica, però, appare chiaramente invertita: se un organo subisce pressioni politiche (fatto testimoniato sopra) e viene interpellato su questioni che esulano dalle proprie competenze, è perché esso viene usato per sottrarre decisioni politiche al dibattito democratico. Una strategia che non riguarda solo il Covid: in pandemia ha conosciuto il suo culmine, ma è iniziata ben prima e proseguita ben dopo: l’ideologia green ne è una dimostrazione plastica. E anche il prezzo di queste scelte scellerate, per usare le parole di Miozzo, lo abbiamo pagato e lo pagheremo ancora in futuro. Se si parla tanto di Covid, in fondo, è puramente per una questione di metodo.
Miozzo avanza almeno un’altra considerazione degna di nota quando spiega che il piano pandemico del 2006 era una «lettera morta negli archivi della nostra amministrazione». Nessuno lo conosceva, «non era mai stata fatta un’esercitazione e non era stato fatto l’acquisto di beni di pronto soccorso e di Dpi. Non c’era nulla». Una responsabilità che imputa ai ministri precedenti e non a Speranza. Ai fini del buon funzionamento della democrazia, è fondamentale stabilire le responsabilità: a tagliare i fondi alla sanità per un decennio, in nome di una presunta austerità espansiva richiesta dall’«Europa», sono stati governi sostenuti dalla sinistra che oggi bercia contro l’attuale esecutivo. Lo dicono i dati, lo raccontano le condizioni in cui ci siamo trovati ad affrontare la pandemia. Almeno e limitatamente all’impreparazione del piano pandemico, possiamo anche assolvere Speranza. Ma non possiamo assolvere il Partito democratico dall’aver ucciso la sanità italiana.
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A mettere nero su bianco qualche dato in grado di smontare le ultime illusioni sui vantaggi del motore a batteria, è l’Adiconsum che periodicamente fa un report sull’andamento delle tariffe di ricarica. Lo stato dell’infrastruttura è ancora carente. I punti di ricarica sono 70.272 di cui un 10% non è attivo. La maggioranza dei punti (53.000) è in corrente alternata (Ac) con potenza inferiore a 50 Kw mentre le ricariche ultra veloci sono meno di 5.000. Intraprendere un percorso in autostrada è da temerari: la copertura delle aree di servizio è ancora al 48% e ci sono solo 1.274 punti. Essere a secco di elettricità e beccare un paio di stazioni di servizio sprovviste di colonnine apre scenari da incubo. Quindi, nella pianificazione di un percorso, bisognerebbe anche avere contezza della distribuzione delle ricariche.
Ma veniamo ai costi. Il prezzo unico nazionale a novembre scorso era pari a 0,117 euro il Kwh, in aumento del 5% rispetto a ottobre 2025. I prezzi medi alla colonnina sono per la Ac (lenta e accelerata) di 0,63 euro al Kwh (in aumento di 1 centesimo rispetto a ottobre), per la veloce (Dc) di 0,75 euro /Kwh (+1 centesimo rispetto a ottobre) e per la ultra veloce (Hpc) di 0,76 euro/kwh (stazionario). Per le tariffe medie massime si arriva a 0,83 per ricariche Ac, 0,82 per la Dc e 1,01 per Hpc.
Il report di Adiconsum fa un confronto con i carburanti fossili e evidenza che la parità di costo con benzina e diesel si attesta mediamente tra 0,60 e 0,65 euro/kwh. Ma molte tariffe medie attuali, superano questa soglia di convenienza.
Inoltre esistono forti divergenze tra i prezzi minimi e massimi che nella ricarica ultra veloce possono arrivare fino a 1,01 euro /Kwh. L’associazione dei consumatori segnala tra le tariffe più convenienti per la Ac, Emobility (0,25 euro/Kwh) per la Dc, Evdc in roaming su Enel X Way (0,45 euro/Kwh) e per l’alta potenza, la Tesla Supercharger (0,32 euro/Kwh). La conclusione del report è che c’è un rincaro, anche se lieve delle ricariche più diffuse ovvero Ac e Dc e il consiglio dell’Adiconsum, è che a fronte dell’alta variabilità dei prezzi è fondamentale utilizzare le app dedicate per verificare quale operatore offre il prezzo più basso sulla singola colonnina.
Questo vuol dire che mentre all’estero, come ad esempio in Germania, si fa il pieno utilizzando semplicemente il bancomat o la carta di credito, come al self service dei distributori, in Italia bisogna scaricare una infinità di app, a seconda del fornitore o del gestore, con la complicazione delle informazioni di pagamento e della registrazione. Chi ha la ventura (o sventura) di aver scelto una full electric, deve fare la gimcana tra le varie app, studiando con la comparazione, la soluzione più vantaggiosa. Un bello stress.
Secondo i dati più recenti di Eurostat e Switcher.ie, mentre la media europea per un pieno si attesta intorno a 14 euro, in Italia la spesa media sale a circa 20,30 euro. Nel nostro Paese, come detto prima, la media di ricarica Ac è di 0,63 euro /Kwh, in Francia e Spagna si scende sotto gli 0,45-0,50 euro /Kwh. La ricarica ultra rapida che nelle nostre colonnine è di media 0,76 euro/Kwh con picchi sopra 1 euro, in Francia si mantiene mediamente intorno a 0,60 euro/Kwh. Il costo dell’energia all’ingrosso in Italia è tra i più alti d’Europa, inoltra l’Iva e le accise sull’energia elettrica ad uso di ricarica pubblica sono meno agevolate rispetto alla Francia dove l’Iva è al 5,5%. Inoltre l’Italia non prevede riduzioni degli oneri di sistema per le infrastrutture ad alta potenza.
C’è un altro elemento di divergenza tra l’Italia e il resto dell’Europa che non incentiva l’acquisto di un’auto elettrica, ed è la metodologia del pagamento. Il nostro Paese è il regno delle app e degli abbonamenti. La ricarica «spontanea» (senza registrazione) è rara e spesso molto costosa. In paesi come Olanda, Danimarca e Germania, il pieno è gestito più come un servizio di pubblica utilità «al volo». Con il regolamento europeo Afir, nel 2025 è diventato obbligatorio per le nuove colonnine fast permettere il pagamento con carta di credito/debito tramite Pos. In Nord Europa questa pratica è già la norma, riducendo la necessità di avere dieci app diverse sul telefono. Inoltre in Paesi tecnologicamente avanzati (Norvegia, Germania), è molto diffuso il sistema Plug & Charge: colleghi il cavo e l’auto comunica direttamente con la colonnina per il pagamento, senza bisogno di tessere o smartphone. In Italia, questa tecnologia è limitata quasi esclusivamente alla rete Tesla.
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