2021-02-15
Massimiliano Romeo: «La Lega è ritornata al centro del ring. Ora riapre il Paese»
Massimiliano Romeo (Ansa)
Il capogruppo al Senato: «Scombinati i piani per il Conte ter. Con Fratelli d'Italia uniti alle amministrative e alle politiche».Con Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega a Palazzo Madama, La Verità ha ragionato a mente fredda sulla nascita del governo guidato da Mario Draghi. La settimana passata si è chiusa, non senza qualche sorpresa negativa, con la lista dei ministri scelti dall'ex presidente Bce, mentre la settimana che si apre vedrà il dibattito sulla fiducia alla Camera e al Senato e l'effettiva partenza del Draghi uno. Presidente Romeo, preferisce partire dal bicchiere mezzo pieno o da quello mezzo vuoto?(Sorride) «Meglio partire dalla parte positiva, che c'è ed è molto rilevante. A patto, come dice Matteo Salvini, di sapere che occorre lavorare pancia a terra da subito. C'è tanta aspettativa da parte di quel mondo produttivo, che non sta solo al Nord, ma anche al Centro e al Sud, e che la Lega intende rappresentare».La notizia migliore per voi: non c'è più Conte e non si hanno tracce di Gualtieri.«Al di là dei nomi, quello che si può dire di sicuro, tranquilli di non sbagliare, è che sarà un governo migliore di quello precedente… Senza alcun dubbio».Altra buona notizia per voi. La Lega è indubitabilmente al centro del ring, politicamente parlando.«Vedo una Lega che pesa, sia politicamente sia nel governo. Lo considero un risultato importante. Lo Sviluppo è il ministero per dare risposte all'Italia che vuole fare. Lo stesso vale per il Turismo, settore decisivo per la ripresa, che vale circa il 13% del Pil, e lo stesso Draghi, durante le consultazioni, ne ha sottolineato con noi il valore strategico. E poi c'è la Disabilità, dicastero che Salvini ha chiesto con determinazione, per dare risposte a milioni di italiani troppo spesso ingiustamente dimenticati».Diciamolo. Si ha la sensazione che molti dei vostri avversari si fossero ingolositi all'idea del Conte ter. Dopo di che, fallita quell'opzione, c'è chi ha lavorato per riproporla sotto mentite spoglie, nonostante l'incarico a Draghi. Qualcuno vive la presenza della Lega come un «incidente», come un imprevisto da rimuovere tentando di provocarvi e causare falli di reazione?«Nel momento in cui la Lega ha risposto in modo convinto all'appello del capo dello Stato, abbiamo completamente scombinato i piani di chi pensava di poter ricostruire la vecchia maggioranza, eventualmente allargandola solo a Forza Italia, e comunque portando Draghi dalla loro parte. Penso che non abbiano compreso il valore e il senso della nuova fase, e neppure dell'appello di Mattarella. Di qui, i tentativi di provocarci, aspettando un nostro eventuale errore come pretesto per rompere tutto».E qui passiamo al bicchiere mezzo vuoto. Le conferme dei ministri Speranza e Lamorgese sono due dita nell'occhio…«È chiaro che questo è il tasto più dolente. Però, ora, essendo entrambi parte di un governo dove ci sono Lega e Fi, dovranno intanto seguire la linea di Draghi, che non è Conte, e poi fare sintesi anche con i nostri partiti».La permanenza di Speranza vuol dire che rischiamo di tenerci pure il commissario Arcuri, dopo tutto quello che è successo? «Lo deciderà Draghi. Ma mi pare di capire che l'intenzione, dati epidemiologici permettendo, è quella di riaprire il Paese. Anche durante le consultazioni, Draghi ha posto l'accento sulla ripartenza, ed è parso molto consapevole che altrimenti si rischia di far morire migliaia e migliaia di attività».E i meriti della Lamorgese invece quali sarebbero? Lo smontaggio dei decreti Salvini? Tra due-tre mesi, con il bel tempo, tornano i barconi. Che si fa?«Noi siamo stati chiari su tutto questo. Smontare i decreti Salvini era un obiettivo ideologico dei giallorossi. Se adesso però lo spirito di tutti deve essere pragmatico, il fenomeno immigrazione andrà governato, non certo subìto. Un cambio di passo deve esserci necessariamente. I francesi respingono a Ventimiglia, e l'europeista Macron parla chiaramente di contrasto all'immigrazione clandestina e anche alle eventuali infiltrazioni terroristiche, mentre nella Spagna socialista di Sanchez stanno costruendo il muro più alto al mondo...».Ferma restando la stima unanime nel suo partito per Giancarlo Giorgetti, Massimo Garavaglia ed Erika Stefani, qualcuno ha visto nella scelta di questi profili da parte di premier e Quirinale un modo, anche indiretto, di infilarsi nelle vostre dinamiche interne.«Questo dibattito anche mediatico ce lo aspettavamo. A sinistra le provano tutte. Ora che non possono più dire che la Lega non va bene, allora provano a distinguere tra i leghisti che sarebbero “buoni" e quelli che invece sarebbero “cattivi". Ma noi non cadiamo in questi giochi. Sono sogni e fantasie di chi pensa di dividerci. Tutte cose che mostrano solo che qualcuno ancora rosica, come si dice».È vero che anche un paio di personalità di Fi non sono esattamente sintoniche con voi? Brunetta e Carfagna ve ne hanno dette di tutti i colori recentemente.«Guardi, noi abbiamo messo l'interesse del Paese davanti a tutto. E vogliamo mettere da parte vecchie ruggini rispetto a tutto e a tutti e pensare a lavorare per il Paese. Più in generale, anche al di là della politica, anche culturalmente dico: basta odio e demonizzazioni. Anzi, usiamo questa fase per costruire le condizioni per una sana democrazia dell'alternanza».Però non posso non farle notare che il Pd è stato trattato in guanti bianchi: ministri addirittura espressione di tre correnti diverse, così nessuno può lamentarsi.«Non so, a quanto leggo non mi pare che siano così contenti da quelle parti… Quanto alla Lega, sono assolutamente certo: nessuna divisione».Mettiamola così. Alcuni (tra cui chi scrive) pensano che eravate stati così abili politicamente in tutta questa fase, così capaci di mettere alle corde Pd e M5s, che qualcuno ha provato a giocarvi un tiro birbone per mettervi un po' in difficoltà.«Questo modo di porsi verso di noi indubbiamente c'è da parte di alcuni. Pensi a come stanno provando ad accreditare chissà quale nostra conversione sui temi europei. Sa qual è la differenza tra noi e la sinistra? Loro pensano che si debba stare in Europa da europei. Noi invece pensiamo che ci si debba stare da italiani, proprio come fanno i francesi e i tedeschi dal loro punto di vista. E che in Europa si debba difendere il nostro interesse nazionale. Quando la Merkel ordina 30 milioni di dosi di vaccino per i tedeschi, che facciamo, le diciamo che è antieuropea?».Eppure continuano a insistere con questa storia di una vostra necessaria «legittimazione». Ma a legittimarvi non provvedono gli elettori? Oppure serve la «giuria di qualità» come a Sanremo? Con il rischio che poi gli esami non finiscano mai per voi, secondo la sinistra…«È il solito vizio, la pretesa di superiorità anche morale che ha la sinistra. A Salvini hanno detto di tutto, ad esempio sull'immigrazione. Ma quando c'era la Lamorgese e alla vigilia delle elezioni in Umbria una nave fu tenuta in giro nel Mediterraneo per molto tempo non dissero nulla. In ogni caso gli ultimi sondaggi confermano che gli italiani hanno capito tutto perfettamente».Guardiamo all'immediato futuro. Durante le consultazioni, Matteo Salvini con lei e l'altro capogruppo Riccardo Molinari ha insistito in modo efficace su una linea pro sviluppo. C'è spazio per lavorare in questa direzione? «Dal dialogo con Draghi, allora presidente incaricato, abbiamo avuto una sensazione molto buona su questo. È stato lui, a proposito dei cantieri, a citare il modello Genova. E anche rispetto ai temi ambientali, abbiamo ragionato sul fatto che occorra pragmatismo e non ideologia, e che quindi si debba tenere conto delle esigenze dell'economia».Quindi in Parlamento immagino che nelle prossime settimane e mesi avrete una linea molto fattuale e pragmatica: esaminare uno per uno i provvedimenti del governo…«Nulla è mai scontato. Certamente avremo nel governo un approccio positivo e propositivo, però poi i provvedimenti in Parlamento li esamineremo a uno a uno, e non avremo esitazione a sottolineare ciò che non dovesse andar bene».Rimpiange il fatto che, se anche la Meloni avesse detto sì, avreste tutti insieme potuto muovere 143 senatori di centrodestra, conquistando una golden share pressoché totale sul governo?«Questo indubbiamente dispiace: sarebbe stato meglio e avremmo avuto un peso ancora maggiore. Rispettiamo però le scelte di Giorgia Meloni e del suo partito, convinti che questa sia solo una fase. E poi lei stessa ha detto che valuterà i singoli provvedimenti».Quindi si supereranno le tensioni con Fdi?«Sì, ne sono sicuro. Ci presenteremo uniti alle amministrative e poi alle politiche».Non è che per provare a disarticolarvi si ricomincerà il balletto della legge elettorale proporzionale?«Il tentativo possono pure provare a farlo, ma poi storicamente questi calcoli si ritorcono contro chi li fa. La nostra logica, come Lega, è unire sotto l'unico cartello del centrodestra tutti quelli che hanno alcuni valori e che sono alternativi alla sinistra. E il centrodestra è maggioranza nel Paese».