2023-06-30
L’economista che tifa recessione
Veronica De Romanis (Ansa)
Veronica De Romanis è a caccia di un posto nel board di Francoforte dove già sedette il marito. Sostiene che la politica di rialzo dei tassi produca effetti positivi, smentita però dai fatti.Come rivelato su queste colonne, Veronica De Romanis si considera in corsa per il prestigioso posto di membro del board della Bce. Se l’Italia giocherà bene le sue carte, infatti, l’arrivo di Fabio Panetta in Bankitalia libererà una posizione che potrà essere occupata da un connazionale. L’arrivo eventuale della De Romanis sarebbe un unicum, visto che non si ha memoria di una donna che assuma un simile incarico a pochi anni di distanza dal marito. Lorenzo Bini-Smaghi, infatti, è stato nel comitato esecutivo di Francoforte dal 2005 al novembre 2011. Negli ultimi cinque mesi il nobile economista paralizzò mezzo continente rifiutando di dimettersi malgrado le richieste in mondovisione del governo Berlusconi, che era riuscito a insediare Mario Draghi all’Eurotower creando un eccesso di rappresentanza italiana in Bce. Oggi Bini-Smaghi presiede il cda di Société Générale, cioè una banca francese. Le uscite della di lui consorte, dunque, vanno monitorate con più attenzione del solito. Ieri, come fa spesso dalle colonne della Stampa, è intervenuta sui grandi temi dell’economia commentando le posizioni espresse dal governo Meloni. Come noto, il premier ha criticato frontalmente proprio l’operato della Banca centrale, che sta insistendo con una politica di rialzo dei tassi molto «scolastica» e fin qui incapace di frenare in modo deciso l’inflazione, ottenendo il non simpatico effetto collaterale di una probabile recessione indotta. «Ha ragione Meloni», concede bonariamente la De Romanis. Che poi dettaglia: «La cura della Bce sta portando ad una recessione», ma - udite udite - non è mica una brutta notizia. Eh certo, perché - scrive l’economista - «un rallentamento temporaneo è molto meno costoso di un’inflazione permanente». Certo, concede strappando un ghigno anche al più serioso lettore, «un simile risultato non piace alla politica: non a caso le banche centrali sono indipendenti!». La De Romanis ama le corbellerie travestite da paradossi: del resto, è autrice del piccolo gioiello L’austerità fa crescere, edito da Marsilio nel 2017, e decisamente confermato da ciò che è accaduto negli anni successivi alla pubblicazione. «L’austerità toglie potere alla politica per ridarlo ai cittadini. Se ben congegnata, è persino rivoluzionaria», spiegava con godibile sprezzo del ridicolo. Si tratta della stessa studiosa che sostenne, nel 2018 su Agorà, che il governo di Mario Monti avesse fatto scendere il debito pubblico. Beccata in castagna e platealmente smentita dai dati, se la cavò con la consueta eleganza: «Pensavo aver detto “aumentato” e invece ho detto “diminuito”, se legge il mio libro, ci sono tutti i dati».Andrebbe fatto presente, a questo punto, che la tesi secondo cui un po’ di recessione altro non sarebbe che una morbida carezza, vacilla. Di certo c’è che non la pagherebbe lei: perché preoccuparsi di qualche plebeo disoccupato in più? In secondo luogo, dopo massicci rialzi dei tassi, l’inflazione non è manco per idea vicina a quel 2% che in teoria sarebbe il primo obiettivo della Bce. In effetti, qui la De Romanis sembra particolarmente allineata con la Lagarde, la quale - come spiegato qui sopra - ha ribadito che la linea anti-inflazione è molto semplice: pagatela voi impoverendovi. Non c’è nessuna intenzione di spostarsi da questa linea: a nulla vale l’evidenza che l’inflazione non è generata da un aumento di domanda (cioè, di solito, di salari) ma da strozzature dell’offerta ingigantite da nodi geopolitici e legislazione green. Con la ricetta della De Romanis avremo recessione e inflazione insieme: pensare che non lo sappia perfettamente sarebbe farle un ultimo, inutile torto.
Era il più veloce di tutti gli altri aeroplani ma anche il più brutto. Il suo segreto? Che era esso stesso un segreto. E lo rimase fino agli anni Settanta