
In questi tre giorni ci giochiamo il futuro: giovedì si riunirà il Consiglio europeo. Il tedesco Peter Altmaier stronca l'emissione di titoli pubblici contro l'epidemia.L'agenda europea è fitta. Ieri l'Ecofin, oggi l'Eurogruppo, e sullo sfondo l'esame anche dell'ipotesi coronabond, su cui c'è un'apertura da parte della Bce ma la chiusura della Germania. Ancora non è dunque chiaro se le riunioni di questi giorni riusciranno a dare vita a una vera azione di forza collettiva capace di sventare una catastrofe collettiva.Il Consiglio dei ministri dell'economia e delle finanze dei 27 Paesi Ue ieri ha approvato l'attivazione della clausola di sospensione del Patto di stabilità, così come aveva chiesto Bruxelles. «I ministri concordano con la valutazione della Commissione, cioè che sono rispettate le condizioni per l'utilizzo della clausola di salvaguardia: una severa recessione nella zona euro o nella Ue. L'uso della clausola assicurerà la flessibilità necessaria a prendere tutte le misure che sostengono salute, protezione civile ed economia anche attraverso un'azione di stimolo aggiuntivo, discrezionale e coordinato», scrivono i ministri. Che si definiscono «pienamente impegnati al rispetto del Patto» mentre «ci si discosta dai requisiti di bilancio che normalmente si applicherebbero, allo scopo di affrontare le conseguenze economiche della pandemia», si legge nel comunicato. Dove non viene indicata una scadenza, ma la Commissione aveva concluso che il ricorso alla clausola di sospensione sarebbe durata fino a quando necessario.L'obiettivo, sulla carta, è quello di assicurare che lo shock resti il più breve e limitato possibile, scrive l'Ecofin. Nel frattempo, però gli Stati si muovono in ordine sparso e le previsioni sulla crisi economica diventano sempre più cupe. Lo stesso commissario agli affari economici Paolo Gentiloni ha rivisto la sua stessa stima di qualche settimana fa: l'idea di una recessione a forma di V, cioè un crollo del Pil seguito da una rapida ripresa nel primo semestre del 2020, è ora completamente impossibile. «Abbiamo deciso di sospendere le regole di bilancio europee. Questo ci dà tutti i margini di manovra necessari per affrontare la pandemia», ha scritto su Twitter il ministro francese delle finanze, Bruno Le Maire. Ma il problema del «dopo» sarà come finanziare i nuovi piani di sostegno all'economia. Con gli attuali strumenti del Mes e la creazione di un fondo straordinario per programmi legati al contrasto al coronavirus, che coinvolgerebbe tutti i Paesi? Con i fondi strutturali non spesi? Anticipando strumenti di riassicurazione degli schemi nazionali di sostegno alla disoccupazione o di ristrutturazione, come la cassa integrazione in Italia? Con i coronabon, ovvero l'emissione una tantum di bond comuni all'area euro? Le opzioni sul tavolo non mancano ma sta ai politici decidere. Il tempo stringe e non si vede ancora una direzione comune. Oggi alle 18.30 si riunirà in teleconferenza l'Eurogruppo e sarà l'occasione per discutere i tipi di strumenti del Mes che possono essere utilizzati, e del tipo di condizionalità. Bruxelles, ha detto ieri un portavoce della Commissione Ue, «è pronta a fare di più se necessario». Intanto il presidente dell'Eurogruppo Mário Centeno ha detto ieri che la risposta della zona euro all'epidemia di coronavirus non avrà «limiti» e avrà «molta solidarietà» tra i Paesi. «Questa è la mia determinazione come ministro in Portogallo e nell'Eurogruppo», ha detto commentando l'ipotesi di un'emissione dei coronabond per evitare una nuova crisi del debito sovrano. Ipotesi però già rigettata dal ministro dell'economia tedesco, Peter Altmeier, che definisce quello su eventuali eurobond un «dibattuto fantasma». L'ostacolo principale resta la questione della condizionalità di un prestito ai Paesi maggiormente colpiti dalla crisi sanitaria e che non hanno spazi di bilancio e una migliore posizione per indebitarsi sul mercato. Infatti Germania e Olanda sostengono che occorre una forma di condizionalità, che prevede impegni al rientro dall'indebitamento e riforme interne una volta lasciata alle spalle la crisi sanitaria, sia pure in termini meno rigidi rispetto al passato. Italia e Spagna sono contrari essendo la crisi attuale radicalmente diversa dalle precedenti. La Francia pure, ma sta cercando una mediazione. Se l'Eurogruppo non dovesse trovare la quadra, la palla passerebbe ai capi di Stato e di governo che si riuniscono giovedì. Nel frattempo, la Germania ha concordato un pacchetto di misure fino a 750 miliardi per arginare i danni causati dal coronavirus sulla prima economia d'Europa. È la prima volta dal 2013 che Berlino è intenzionata a contrarre debito. Il bilancio supplettivo del governo federale pari a 156 miliardi, che verrà finanziato con il nuovo debito, mette in luce l'intenzione di Angela Merkel di far uso di «tutto ciò che ha a disposizione» per mitigare l'impatto del coronavirus, come affermato dal ministro dell'Economia Olaf Scholz. Le stime sul budget si basano sulla previsione che il prodotto interno lordo subirà un abbassamento di circa il 5% in chiusura d'anno.
Scontri fra pro-Pal e Polizia a Torino. Nel riquadro, Walter Mazzetti (Ansa)
La tenuità del reato vale anche se la vittima è un uomo in divisa. La Corte sconfessa il principio della sua ex presidente Cartabia.
Ennesima umiliazione per le forze dell’ordine. Sarà contenta l’eurodeputata Ilaria Salis, la quale non perde mai occasione per difendere i violenti e condannare gli agenti. La mano dello Stato contro chi aggredisce poliziotti o carabinieri non è mai stata pesante, ma da oggi potrebbe diventare una piuma. A dare il colpo di grazia ai servitori dello Stato che ogni giorno vengono aggrediti da delinquenti o facinorosi è una sentenza fresca di stampa, destinata a far discutere.
Mohamed Shahin (Ansa). Nel riquadro, il vescovo di Pinerolo Derio Olivero (Imagoeconomica)
Per il Viminale, Mohamed Shahin è una persona radicalizzata che rappresenta una minaccia per lo Stato. Sulle stragi di Hamas disse: «Non è violenza». Monsignor Olivero lo difende: «Ha solo espresso un’opinione».
Per il Viminale è un pericoloso estremista. Per la sinistra e la Chiesa un simbolo da difendere. Dalla Cgil al Pd, da Avs al Movimento 5 stelle, dal vescovo di Pinerolo ai rappresentanti della Chiesa valdese, un’alleanza trasversale e influente è scesa in campo a sostegno di un imam che è in attesa di essere espulso per «ragioni di sicurezza dello Stato e prevenzione del terrorismo». Un personaggio a cui, già l’8 novembre 2023, le autorità negarono la cittadinanza italiana per «ragioni di sicurezza dello Stato». Addirittura un nutrito gruppo di antagonisti, anche in suo nome, ha dato l’assalto alla redazione della Stampa. Una saldatura tra mondi diversi che non promette niente di buono.
Nei riquadri, Letizia Martina prima e dopo il vaccino (IStock)
Letizia Martini, oggi ventiduenne, ha già sintomi in seguito alla prima dose, ma per fiducia nel sistema li sottovaluta. Con la seconda, la situazione precipita: a causa di una malattia neurologica certificata ora non cammina più.
«Io avevo 18 anni e stavo bene. Vivevo una vita normale. Mi allenavo. Ero in forma. Mi sono vaccinata ad agosto del 2021 e dieci giorni dopo la seconda dose ho iniziato a stare malissimo e da quel momento in poi sono peggiorata sempre di più. Adesso praticamente non riesco a fare più niente, riesco a stare in piedi a malapena qualche minuto e a fare qualche passo in casa, ma poi ho bisogno della sedia a rotelle, perché se mi sforzo mi vengono dolori lancinanti. Non riesco neppure ad asciugarmi i capelli perché le braccia non mi reggono…». Letizia Martini, di Rimini, oggi ha 22 anni e la vita rovinata a causa degli effetti collaterali neurologici del vaccino Pfizer. Già subito dopo la prima dose aveva avvertito i primi sintomi della malattia, che poi si è manifestata con violenza dopo la seconda puntura, tant’è che adesso Letizia è stata riconosciuta invalida all’80%.
Maria Rita Parsi critica la gestione del caso “famiglia nel bosco”: nessun pericolo reale per i bambini, scelta brusca e dannosa, sistema dei minori da ripensare profondamente.






