2020-09-24
I magistrati si auto assolvono: a loro è consentita la raccomandazione per farsi promuovere
Il pg della Cassazione sul sistema Palamara: «L'attività di autopromozione, anche petulante, non viola la disciplina». La pietra tombale sulla razionalità e la coerenza dei procedimenti che coinvolgono Luca Palamara e sull'etica delle toghe l'ha messa il giudice Felice Lima, in uno sfogo rimbalzato sulla mailing list dell'Associazione nazionale magistrati: «Il dramma è questo: puramente e semplicemente facciamo - collettivamente parlando - schifo. E c'è una soglia di schifo raggiunta la quale qualsiasi discorso non solo perde senso, ma concorre a un ulteriore imbarbarimento della storia». A persuaderlo a usare parole tanto dure sono state le direttive definitive per i procedimenti disciplinari che il procuratore generale della Cassazione Giovanni Salvi ha reso pubbliche per giustificare i provvedimenti che il suo ufficio sta prendendo contro alcuni (pochi) colleghi. Da mesi la Procura generale sta esaminando le migliaia di pagine di chat che decine di toghe hanno intrattenuto con Palamara, l'ex pm sotto inchiesta a Perugia per corruzione. Ma dall'enorme calderone gli inquirenti hanno tirato su al momento solo una manciata di incolpazioni.Adesso, con la pubblicazione del documento di 17 pagine con le nuove linee guida, datato 22 giugno, e dell'integrazione di 3 pagine dello scorso 4 settembre, capiamo il perché di risultati tanto esigui. A pagina 9 si legge: «L'attività di autopromozione effettuata direttamente dall'aspirante, anche se petulante, ma senza la denigrazione dei concorrenti o la prospettazione di vantaggi elettorali, non può essere considerata in violazione di precetti disciplinari, non essendo “gravemente scorretta" nei confronti di altri e inidonea in sé a condizionare l'esercizio delle prerogative consiliari». A parte che non è chiaro a quali «vantaggi elettorali» si faccia riferimento, visto che un consigliere del Csm non può essere rieletto, viene da domandarsi come si faccia a non considerare gravemente scorretta l'autopromozione da parte di chi ha meno titoli dei concorrenti e venga nominato proprio per effetto di quell'autopromozione. Inoltre non si capisce come mai non siano ancora stati perseguiti i comportamenti di coloro i quali, in una specie di traffico di influenze, hanno sponsorizzato altri colleghi, ottenendone la nomina. Nell'integrazione Salvi ha voluto ulteriormente circoscrivere l'ambito dell'illecito: «Le condotte che, pur scorrette, non sono gravi o non sono abituali comportano dunque l'archiviazione per insussistenza del fatto tipico».Come detto, le nuove linee guida hanno destato vivissime proteste tra i magistrati. Secondo Lima, il pg avrebbe creato «da fine giurista, la figura della “interferenza di modica quantità"». Quindi il giudice ha chiesto delucidazioni: «Vorrei che tutti questi scienziati del diritto mi spiegassero che differenza c'è fra “caldeggiare" l'esito di una causa civile e quello di un concorso pubblico per la presidenza di una Corte di Appello. E, ancora, sarebbe bello sapere cosa pensa il procuratore generale della Cassazione di un magistrato membro di una commissione di esami di avvocato che ascoltasse senza adeguata reazione la “segnalazione" in privato delle ottime qualità di un candidato».Un altro giudice, Nicola Saracino, ha aggiunto: «La sensazione è che si vada verso una “cestinazione" generalizzata. Vale a dire archiviazione senza pronunzia del Csm. Evidentemente il ministro deve essere d'accordo […]. Che pena».Sul sito Uguale per tutti, blog delle toghe senza corrente, è apparso un articolo intitolato: «Self marketing, quando il magistrato si illumina di immenso», accompagnato dallo slogan: «Promote yourself». Scrive l'anonimo autore: «Dunque, secondo l'indulgente Procuratore generale, il self marketing rientra nel necessario bagaglio professionale di ogni magistrato aspirante ad un incarico direttivo. Perché se lo fa uno allora anche il competitore è legittimato a farlo, anzi deve». Mentre i magistrati provano ad autoassolversi, il Csm continua le udienze della sezione disciplinare per giudicare in fretta e furia Palamara. Ieri, per esempio, è stato ascoltato l'ex comandante del Gico della Guardia di finanza, Gerardo Mastrodomenico. L'ufficiale ha dovuto spiegare i buchi nelle registrazioni del trojan e l'intercettazione dei parlamentari Cosimo Ferri e Luca Lotti. Mastrodomenico ha riferito che Ferri non è mai stato target delle indagini, anche se in un'informativa della finanza lui e Palamara venivano associati a «contesti connotati da elementi di opacità».Il maggiore Fabio Di Bella ha, invece, dichiarato che le captazioni erano state «remotizzate» presso gli uffici della Guardia di finanza per permettere un'attivazione immediata degli investigatori a seguito dell'ascolto delle conversazioni. Peccato che queste venissero sentite il giorno dopo. Lo stesso Di Bella ha spiegato di aver informato i pm perugini già il 9 maggio 2019 «della possibilità di aver intercettato parlamentari». Infine, la decisione di registrare anche gli incontri notturni dell'ex presidente dell'Anm sarebbe stata presa dopo una telefonata tra l'allora pm e il presidente della Lazio Claudio Lotito. Il prossimo 28 settembre è fissato l'esame di Palamara. Nelle ore successive verrà decisa la sua sorte.
Ecco #DimmiLaVerità del 4 novembre 2025. Il deputato Manlio Messina commenta la vicenda del Ponte sullo Stretto e la riforma della Giustizia.