2021-04-04
Le strade sicure restano un miraggio. Svuotato l’ente nato per i controlli
L'Ansfisa si è riunita per la prima volta con i gestori un mese fa. Di fatto le verifiche su oltre 2.000 chilometri di rete dipendono da un solo uomo. Enrico Giovannini non interviene ma dà a pioggia 1,15 miliardi agli enti locali.Genova non ha insegnato nulla. La struttura e l'organizzazione dei controlli dello Stato su ponti e viadotti della rete stradale italiana è sostanzialmente al palo, tra carenze di organico e svuotamento delle funzioni previste dopo il crollo del ponte Morandi. E mentre viene sbriciolato il nocciolo duro del famoso decreto Genova, varato sull'onda dell'emozione e dello sdegno per la strage del 14 agosto 2018 in cui morirono 43 persone, il nuovo governo distribuisce a Province e Città metropolitane 1 miliardo e 100 milioni di euro per mettere in sicurezza le strade, senza che ci sia stata la prevista ricognizione dei problemi e, in molti casi, senza neppure un'analisi tecnica o uno studio di fattibilità. Così, oltre a ottenere soldi a pioggia, presidenti, sindaci, assessori e dirigenti del ministero delle Infrastrutture centrano l'obiettivo che hanno sempre avuto dopo l'avvio delle inchieste penali sul Morandi: evitare di mettere una firma sotto un qualunque foglio che dica, in una data precisa, che una certa opera è pericolosa. Perché se un domani crollasse una campata e ci morisse sotto qualcuno, sarebbe come consegnarsi in diretta l'avviso di garanzia per omicidio colposo.«Devi andare in aereo, devi andare in aereo», dice ridendo Gianni Mion, storico top manager della famiglia Benetton, a Fabio Cerchiai. Era l'ultimo giorno del 2019 e il presidente di Atlantia, la holding che controlla Autostrade per l'Italia, gli aveva appena raccontato che doveva scendere a casa per le vacanze, ma «mi sono preso paura quando m'hanno detto che c'è un censimento del Mit che dice che 200 gallerie su 270» sono a rischio. La conversazione fa parte delle intercettazioni rivelate da Giacomo Amadori e Alessandro Rico sul numero di Panorama in edicola ed è frutto delle indagini della Procura di Genova. Un censimento vero e proprio di ponti e gallerie, su strade e autostrade, non c'è. Ci sono solo ispezioni qua e là del ministero, come ai vecchi tempi ma un po' più severe perché affidate a una specie di eroe solitario, Placido Migliorino, e poi ci sono i lavori che i gestori privati, Autostrade per prima, fanno autonomamente. E però le cose sarebbero dovute andare in modo ben diverso. Nel decreto Genova del 28 settembre 2018 (convertito in legge il 18 novembre) si crea una struttura con un nome da scioglilingua, Ansfisa (Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali), alla quale viene affidato il compito di garantire la sicurezza, con partenza operativa dal 1° gennaio 2019. In sostanza Ansfisa, insieme al registro informatizzato delle opere pubbliche, dovrebbe ispezionare le infrastrutture, stabilire e quantificare gli interventi necessari e poi controllare la congruità dei lavori eseguiti dai concessionari. Ma le cose vanno a rilento. A luglio 2019, l'allora ministro Danilo Toninelli firma il regolamento dell'Agenzia, affidata ad Alfredo Principio Mortellaro, l'esperto di ponti e gallerie del Mit che già prima del ponte Morandi era ritenuto un mastino dai gestori e per questo, naturalmente, era stato emarginato nel suo stesso ministero. Mortellaro aveva chiesto che i 500 tecnici, da pescare tra i 7.000 dipendenti delle Infrastrutture, fossero tutti con competenze tecniche di livello e che fossero assicurate collaborazione e collegamento con le varie direzioni generali. Ma le strutture interne frenano, Province e Comuni anche, perché dicono che non hanno i soldi per fare tutti quei lavori e Toninelli ovviamente media. In estate arriva il Conte bis e il nuovo ministro, Paola De Micheli, da un lato si piega alle lamentele degli enti locali e dall'altro, con i dirigenti del ministero che vanno a giudizio per la strage di Pioltello (25 gennaio 2018), non se la sente di rischiare lo sciopero bianco dei mandarini, preoccupati di diventare i capri espiatori di qualunque prossimo crollo o deragliamento. A novembre del 2019, Mortellaro viene sostituito con un altro dirigente del ministero, Fabio Croccolo, che con fatica arriva agli attuali 161 dipendenti di Ansfisa e spiega subito di voler affidare i controlli (eventuali) a consulenti esterni. Costa un po' di più, ma almeno si dorme tranquilli. Il 31 ottobre 2019, la De Micheli annuncia «entro fine 2019» la partenza operativa dell'Agenzia. Un comunicato di Ansfisa, che non ha neppure un proprio sito Internet, annuncia che il 2 marzo scorso si è svolto il primo tavolo tecnico con i gestori della rete. Ormai, siamo di fronte a una specie di osservatorio per la sicurezza per il quale, paradossalmente, i 161 addetti sono perfino troppi. Sarebbe però ingeneroso affermare che nessuno faccia i controlli. Anziché far decollare la super agenzia con competenza su 1.700 tra ponti e gallerie, si è caricata tutta la croce su Migliorino e un pugno di ingegneri che lavorano per lui a ritmi disumani. Migliorino dirige l'ufficio ispettivo territoriale di Roma, che ha in carico circa 2.000 chilometri del Centro Sud, cercando di capire i problemi veri, e non limitandosi a dire ai concessionari se devono potare le siepi di oleandro. Soprannominato dai manager dei concessionari il «giapponese», viene anche chiamato in tutta Italia a giudicare lo stato di obsolescenza delle varie opere, dalla Liguria alla Sicilia. Ma visto che spesso le sue analisi sono ritenute troppo severe, e potrebbero portare a chiusure totali quanto impopolari, poi succede, come in Sicilia, che gli enti arruolino fior di professoroni degli atenei locali per «controdedurre» e smontare i referti. E per cautelarsi, decidono chiusure parziali e riduzioni di corsie che durano mesi. Insomma, Migliorino è diventato poco più che la foglia di fico del sistema. Alla fine, lo spirito del decreto Genova è stato tradito e anziché mettere uno come Migliorino alla guida dell'Agenzia, la si è svuotata di poteri e di risorse, e si è mandato un uomo solo al fronte.In questo contesto, c'è un po' da rabbrividire a vedere il giubilo con il quale Province e Città metropolitane stanno accogliendo il miliardo e 100 milioni appena stanziato dal nuovo ministro, Enrico Giovannini. Come spiega alla Verità un tecnico delle Infrastrutture, «andando a vedere l'elenco delle singole opere finanziate, si trovano un sacco di ponti per i quali non esiste alcun livello di analisi tecnica o di progettazione, e che non figurano nei programmi triennali delle opere pubbliche». Caso strano, proprio quell'agenzia dal nome sfortunato avrebbe potuto preparare la vera lista degli interventi necessari, e indicarne costi e tempi.
Manifestazione a Roma di Ultima Generazione (Ansa)