2021-04-16
Le sette nuove sorelle della serie A vogliono chiedere i danni a Dal Pino
Beppe Marotta e Andrea Agnelli (Ansa)
Inter e Juventus guidano la rivolta contro il presidente di Lega. Al quale sono giunte due missive: una con l’invito a dimettersi, l’altra con una domanda di risarcimento. Il nodo è l’intreccio tra i diritti tv e i fondi d’investimentoInfuria la bufera sul campionato di calcio, dietro le quinte si sta disputando una partita insidiosa. Motivo del contendere: l’assegnazione dei diritti televisivi per il prossimo triennio - andata a Dazn per 840 milioni di euro a stagione - da un lato, la creazione di una media company, denominata MediaCo, con l’ingresso dei fondi Cvc, Advent e Fsi in società con la Lega Serie A, dall’altro. Il fendente è giunto ieri. Un atto di sfiducia da parte di sette società della Serie A nei confronti del presidente di Lega Paolo Dal Pino, accompagnata da una denuncia con richiesta di danni per cattiva gestione. Due missive diverse, un’unica testa, quella di Dal Pino, sul piatto. La prima lettera è una domanda di dimissioni firmata da Atalanta, Fiorentina, Inter, Juventus, Lazio, Hellas Verona e Napoli (quasi tutti i grandi blasoni, eccezion fatta per il Milan e la Roma) perché, si legge, sarebbe venuto meno il rapporto di fiducia tra i club elencati e il dirigente. In calce ci sarebbero le firme di presidenti e vertici societari arcinoti, da Andrea Agnelli per la Juventus, a Beppe Marotta per l’Inter, non scordando Aurelio De Laurentiis, patron del Napoli. La seconda lettera arriverebbe dallo Studio Legale Chiomenti di Milano, e formalizzerebbe le motivazioni di una richiesta di risarcimento per eventuali danni. Tutto nasce dall’urgenza di racimolare danari freschi per compensare la crisi di liquidità in cui versa il pallone in Italia in tempi di Covid. La questione finanziaria più dibattuta a inizio anno è stata quella di creare per la Serie A una media company - significa una società votata all’ideazione e alla diffusione di contenuti multimediali -, consentendo l’ingresso al 10% di fondi esteri privati, per gestire le problematiche relative all’assegnazione dei diritti televisivi e del marketing. L’accordo, caldeggiato da Dal Pino, sembrava in dirittura d’arrivo, con una sostanziale maggioranza di favorevoli tra i club. Il consorzio formato da Cvc, Advent e Fsi sarebbe entrato nella nascente MediaCo, garantendo 1,7 miliardi di euro a disposizione delle società. Poi è sopraggiunta l’asta sull’assegnazione dei diritti televisivi. L’offerta di Dazn, supportata da Tim, è stata tanto considerevole da far cambiare idea ai presidenti di molte squadre. La Lega si è spaccata in due. Da una parte, chi voleva subito assegnare i diritti sul campionato all’emittente in streaming, sull’altro versante c’era chi temporeggiava, insistendo per vendere prima ai fondi il 10% della media company. Lo stallo alla messicana imperversava durante le riunioni, spesso sospese con un nulla di fatto, e il paradosso pareva duro da aggirare: i diritti tv non si potevano assegnare senza vendere prima ai fondi, e non si poteva parlare con i fondi senza prima assegnare i diritti tv. Alla fine, l’offerta di Dazn si è rivelata troppo ghiotta per essere rifiutata. E qui subentrano le accuse a Dal Pino. Secondo le sette società che gli hanno dichiarato guerra, la gestione del presidente sarebbe stata orientata - per tempistiche e dinamiche di convocazione delle assemblee - a favorire l’ingresso dei fondi, ipotesi da lui sempre caldeggiata, con due conseguenze: aver rallentato l’accordo con Dazn e diminuito in contemporanea il valore di tutta la posta in gioco. C’è un’altra ragione surrettizia. Una clausola imposta dai fondi per la costituzione di MediaCo prevederebbe l’impossibilità per Juventus, Inter e Milan di abbandonare la Serie A nei prossimi 10 anni. Ipotesi che Andrea Agnelli non gradirebbe, poiché significherebbe dire addio al suo grande sogno di costituire una SuperLega Europea, composta solamente dalle compagini più ricche e titolate del continente. Resta da capire che cosa succederà ora. Al momento Paolo Dal Pino non sembra intenzionato a mollare il colpo. Ma rappresentare la Lega ritrovandosi in assemblea la costante opposizione di sette società dal peso specifico influente è un po' come giocare a Risiko con i dadi truccati. Spuntarla è arduo. Le ripercussioni riguardano anche Federcalcio, dove Dal Pino occupa la carica di vicepresidente e risulta assai vicino al numero uno Gabriele Gravina, di cui è stato grande elettore nelle consultazioni per definire i nuovi vertici. Ciliegina sulla torta, la questione Dazn. Domenica scorsa, con la mancata messa in onda di Inter-Cagliari e di buona parte di Verona-Lazio, la schiena degli appassionati calciofili è stata percorsa da brividi. La sola banda larga, per come è diffusa oggi in Italia, non può garantire una visione serena delle partite, si mormora.
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