2022-12-14
«Le sanzioni alla Russia le pagano i cittadini»
Volodymyr Zelenskyy (Ansa)
Allarme del capo economista di Intesa sui danni della guerra, denunciati da mesi dalla «Verità»: «Se l’Europa si limita al Repowereu non sceglie una reazione importante». Indiscrezioni sulla cessione della controllata russa di Ca’ de Sass a Gazprombank.«Le sanzioni contro lo zar rischiano di essere un boomerang per l’Europa», titolava La Verità il 1° marzo 2022 paventando il rischio per i Paesi membri di dover fronteggiare il taglio delle forniture energetiche e i rincari. Concetto ribadito anche nelle settimane e nei messi successivi da questo quotidiano che per aver lanciato l’allarme sugli effetti dell’economia di guerra era stato però accusato di essere filorusso e al soldo di Vladimir Putin. Ebbene, ieri a confermare quanto i nostri timori fossero fondati è stato Gregorio De Felice, chief economist di Intesa Sanpaolo. «Abbiamo un problema politico che è la guerra. A questo problema abbiamo reagito con le sanzioni, anche perché non si poteva fare altrimenti. Ma chi sta pagando il prezzo delle sanzioni? I cittadini e le imprese europee. Ecco questo politicamente, a livello centrale, va sicuramente compensato», ha detto De Felice a margine dell’Indagine sul risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani 2022, realizzata con il Centro Einaudi. Crisi geopolitica, crisi energetica, inflazione, modifica delle catene di fornitura, isolamento internazionale della Russia, raffreddamento dei rapporti politici tra Occidente e Cina sono, infatti, gli elementi dello scenario cui le famiglie si trovano di fronte quando effettuano le proprie scelte finanziarie. De Felice ha inoltre sottolineato che «in Europa non siamo stati capaci di rispondere alla crisi energetica con una politica comune. Gli Stati Uniti negli ultimi dieci anni hanno raggiunto un’autonomia dal punto di vista energetico, noi no. Se l’Unione europea si limita al Repowereu chiaramente non sta scegliendo l’importante reazione avuta dopo la pandemia, con Next generation Eu e poi con i piani nazionali», ha aggiunto. Quanto alla direzione presa dall’Italia con l’ultima legge di bilancio del governo Meloni, il capo economista di Intesa pensa che sia «quella giusta». La manovra «non disperde fondi tra una miriade di voci e punta, oltre a compensare gli effetti per le famiglie più deboli o per le imprese fortemente energivore, al grande obiettivo del Pnrr che è quello di far incrementare la produttività nel nostro Paese. Abbiamo un dato storico negli ultimi 20 anni dove la produttività dell’Italia è rimasta piatta, mentre in Francia e Germania è salita di oltre il 20%».Sullo sfondo ci sono i risultati dell’indagine condotta tra marzo e aprile 2022 sul risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani e presentata ieri da Intesa e Centro Einaudi. Tra le buone notizie c’è l’andamento della propensione del campione a risparmiare: la quota dei risparmiatori si è attestata al 53,5%, in aumento dal 48,6% della rilevazione precedente e non lontano dal picco del 55% toccato prima della pandemia. «Il grande tema è quello di un’elevata liquidità tenuta dalle famiglie italiane ancora sui conti correnti; forse non tutte le famiglie hanno compreso che, con un tasso di inflazione del 10%, avere soldi fermi e non investirli ha un inevitabile costo. Credo che il nostro Paese abbia ancora un problema di educazione finanziaria nonostante gli sforzi che il sistema bancario sta effettuando», ha spiegato De Felice, sottolineando che la quota comunque varia sensibilmente tra i diversi gruppi del campione. «L’andamento dell’Italia, come ribadito dal presidente del Consiglio, mostra una crescita superiore alla Francia, la Spagna e la Germania e non solo cresciamo più degli altri ma anche più del previsto. I risparmiatori italiani preferiscono impieghi in cui, apparentemente, il rischio non esiste. Purtroppo, però, il rischio esiste per conto proprio, non si può evitare. Va affrontato e gestito», ha spiegato il presidente di Intesa, Gian Maria Gros-Pietro. Che si attende un ammorbidimento della Bce sul fronte dei tassi in vista della riunione a Francoforte in calendario per domani. «Mi sembra di capire che ci sia una variazione negli accenti che vengono usati. Per tanto credo che un ammorbidimento possiamo aspettarcelo», ha commentato Gros-Pietro. Nel frattempo, tornando all’invasione russa dell’Ucraina, secondo il sito di Milano Finanza Intesa Sanpaolo avrebbe avviato trattative con Gazprombank per cedere la propria controllata locale Intesa Russia. Le discussioni sarebbero ancora alle battute iniziali e presenterebbero un certo livello di complessità. Dopo il decreto che in agosto preannunciava un divieto temporaneo delle cessioni di asset finanziari occidentali, il Cremlino ha pubblicato la lista dei 45 istituti coinvolti nel provvedimento. L’elenco disponibile sul sito del governo comprende le attività russe delle italiane Unicredit e Intesa. Il provvedimento congela di fatto la cessione delle controllate locali nell’ambito delle exit predisposte dopo l’inizio delle ostilità in Ucraina. Una misura che va letta come una ritorsione contro le sanzioni varate dall’Europa e dagli Stati Uniti. In ogni caso nel terzo trimestre l’istituto guidato da Carlo Messina ha ridotto di circa il 65% (2,3 miliardi di euro) l’esposizione verso Mosca, che è scesa allo 0,3% dei crediti a clientela complessivi.
Ecco #DimmiLaVerità dell'11 settembre 2025. Il deputato di Azione Ettore Rosato ci parla della dine del bipolarismo italiano e del destino del centrosinistra. Per lui, «il leader è Conte, non la Schlein».