2025-09-10
Le rinnovabili «oscurano» la Spagna
Le aziende iberiche dell’energia: la rete elettrica è satura. La colpa è degli investimenti «verdi» che hanno provocato un netto taglio della spesa in sicurezza e infrastrutture.Si chiama saturazione. Come in una valigia troppo piena non entrano più vestiti, così nelle reti elettriche spagnole non c’è più posto per nuove connessioni. L’Aelec, l’associazione che riunisce i distributori elettrici spagnoli, lancia l’allarme e dice che l’83% delle reti è saturo e non è possibile collegare altra capacità. Un dato che ha del clamoroso.Non è una novità. Già lo scorso febbraio le società proprietarie delle reti di distribuzione spagnole avevano avvisato di avere respinto almeno la metà delle richieste di connessione per mancanza di capienza nelle reti. Ma quello di ieri non è un banale comunicato stampa ma una dichiarazione fatta dall’Aelec alla Commissione Nazionale per i Mercati e la Concorrenza (CNMC), che sta completando le sue deliberazioni per decidere la remunerazione delle linee a bassa tensione dal 2026 al 2031. Ebbene, secondo gli operatori che gestiscono queste reti non c’è più posto per nuove connessioni di consumo elettrico, perché la rete non sarebbe in grado di servirle. I cavi elettrici sono come tubi in cui scorre acqua: se il tubo è piccolo, arriva poca acqua. Nel caso dell’elettricità, la rete di distribuzione spagnola non solo è obsoleta e dotata di cavi insufficienti a trasportare tutta l’energia che servirebbe, ma è anche scarsamente magliata rispetto ai fabbisogni attuali e prospettici. «Ci sono molti nodi in tutta la Spagna che sono già completamente saturi», ha detto un dirigente di un operatore. Endesa, uno dei maggiori distributori (e produttori) spagnoli, ha calcolato che saranno richieste connessioni per 70 GW quest’anno, ma che la maggior parte resterà all’asciutto.Dall’allarme emerso ieri appare chiarissimo che cosa è successo in Spagna sinora, sotto la foglia di fico dell’obiettivo 100% rinnovabile. La propaganda che magnificava l’abnorme quota di energia rinnovabile sul totale della produzione e la glorificazione dei prezzi «bassi» dell’energia elettrica in Spagna non può ora nascondere il fatto che questi traguardi sono stati raggiunti facendo sostanziale dumping sugli investimenti in sicurezza e in reti. Per quanto riguarda la sicurezza, il blackout del 28 aprile ha già fatto intendere di cosa si parla.Per quanto riguarda le reti, queste non si sono sviluppate perché per farlo servono investimenti, che pretendono un ritorno economico. È questo il punto. La revisione delle tariffe di distribuzione che la Cnmc sta predisponendo prevede un rendimento massimo degli investimenti del 6,46% annuo, in aumento dal 5,58% attuale. Significa che le aziende di distribuzione possono aggiungere alle tariffe, che tutti i consumatori pagano, un sovrapprezzo massimo. Questo però, secondo i distributori, oggi non è sufficiente e dunque gli investimenti non si fanno. Aelec chiede che il rendimento riconosciuto in tariffa da Cnmc sia portato al 7,5%. Sempre se ci sarà rame e alluminio per tutti, naturalmente.Lo dicono i distributori stessi, secondo cui servono «da un lato, un modello di remunerazione coerente e stabile che garantisca il recupero degli investimenti e, dall’altro, un’adeguata remunerazione finanziaria che consenta il rimborso del capitale (risorse proprie e di terzi) e attragga gli investimenti necessari, incentivando gli investimenti che servono ad aumentare la capacità». I distributori vogliono certezze sui ritorni degli investimenti, altrimenti semplicemente non connetteranno più nuovi centri di consumo. In sintesi, il sistema elettrico spagnolo è paralizzato. Due giorni fa Pedro Sánchez ha glorificato la Spagna indicandola come «punto di riferimento nella transizione verde», ma questi dati ne certificano il fallimento.L’aumento della domanda elettrica è drogato sia dalla costruzione in Spagna di nuovi data center, particolarmente energivori, sia dalla imposizione a livello europeo della elettrificazione dei consumi energetici, che aumenta la domanda elettrica.Dunque, il costo dell’energia consumata potrà anche scendere, fino a un certo punto, ma il costo del sistema nel complesso salirà rispetto ad oggi, anche di molto. I consumatori pagano il sistema, non solo l’energia consumata, e non può che essere così. Per motivi politici si è spinto sull’elettrificazione dei consumi energetici e sulle rinnovabili, ma ora c’è da pagare il conto delle reti.
Robert Kennedy Jr e Orazio Schillaci (Ansa)
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