2022-10-17
Le tensioni in Tunisia sconquassano la Fratellanza musulmana
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Torna a salire la tensione in Tunisia. Negli ultimi giorni, si sono tenute delle manifestazioni di protesta a Tunisi contro il presidente Kais Saied, accusato dai critici di aver accentrato eccessivo potere nelle proprie mani. In particolare, sabato scorso, sono stati organizzati dei raduni da Ennahda e del Partito Costituzionale Libero. Nell’occasione, si sono verificati dei tafferugli tra manifestanti e forze dell’ordine. Torna a salire la tensione in Tunisia. Negli ultimi giorni, si sono tenute delle manifestazioni di protesta a Tunisi contro il presidente Kais Saied, accusato dai critici di aver accentrato eccessivo potere nelle proprie mani. In particolare, sabato scorso, sono stati organizzati dei raduni da Ennahda e del Partito Costituzionale Libero. Nell’occasione, si sono verificati dei tafferugli tra manifestanti e forze dell’ordine. Ricordiamo che, a luglio dell’anno scorso, il capo dello Stato aveva sospeso il parlamento, mentre quest’estate un referendum costituzionale gli ha conferito ampi poteri: un referendum che ha tuttavia registrato appena il 28% di affluenza, visto il boicottaggio promosso dai partiti a lui ostili. Se quindi i critici accusano Saied di aver condotto sostanzialmente un golpe, va anche rammentato che Ennahda è uno schieramento politico particolarmente controverso, che vanta legami con la Fratellanza musulmana. Tra l’altro, la svolta politica di Saied avvenne a seguito di proteste popolari che erano stata condotte proprio contro Ennahda per come aveva gestito l’economia e la pandemia. Ne consegue che l’ecosistema politico tunisino si sta facendo sempre più polarizzato, mentre i nodi socioeconomici si aggravano: si sono infatti recentemente verificati problemi di razionamento di cibo e carburante, mentre il Paese sta contraendo vari prestiti all’estero. Lo scorso 15 ottobre, la Tunisia ha in tal senso raggiunto un accordo preliminare con il Fondo monetario internazionale per un pacchetto di salvataggio da 1,9 miliardi di dollari: un pacchetto che potrebbe essere finalizzato il prossimo dicembre. Ora, questa instabilità aumenta il rischio di disordini interni e può avere delle ripercussioni nefaste anche sul piano dei flussi migratori. Non mancano poi i nodi di carattere geopolitico. Recentemente la Tunisia ha attraversato un periodo di turbolenze diplomatiche con il Marocco, dopo che Saied aveva invitato il leader del Fronte Polisario, Brahim Ghali, alla conferenza Ticad. Contemporaneamente, Tunisi ha rafforzato i propri legami con l’Algeria, la quale si è detta pronta ad aumentarle la fornitura di elettricità. Saied vanta anche rapporti cordiali con il presidente egiziano, Abdel Fattah al-Sisi: del resto, i due leader sono accomunati da un sentimento di ostilità nei confronti della Fratellanza musulmana. In tutto questo, l’aspetto da monitorare maggiormente per l'Occidente risiede nel fatto che sia l’Algeria sia l’Egitto intrattengono strette relazioni con la Russia, la cui longa manus si è estesa anche sulla parte orientale della Libia e, da lì, fino ad alcune aree del Sahel (a cominciare dal Mali). Non si può quindi escludere che l’ombra del Cremlino finisca con l’allungarsi anche su Tunisi: un fattore che si rivelerebbe problematico per il fianco meridionale della Nato, senza trascurare il rischio di una strumentalizzazione dei flussi migratori diretti verso il sud dell’Unione europea (a partire dall’Italia). Si tratta di un problema che il nuovo governo italiano dovrebbe quindi porre all’attenzione della Casa Bianca.
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)