2023-02-12
Le pagelle di Sanremo. E malgrado i proclami gli ascolti sono in calo
Olly e Lorella Cuccarini (Ansa)
Lo show dovrebbe essere lo specchio del Paese, in realtà vuole influenzarlo con pizzi e merletti addosso a chiunque. Il conduttore difende la sua parrocchia: è più un Fazio che un Baudo. Morandi è eterno, Lorella lascia tutti a bocca aperta. Duro invece fa flop.A come ascolti: in caloOgni mattina un risultato storico, un record, un boom di audience che, per trovarne uno simile bisogna risalire all’èra del monocanale. Facciamo tutti la ola ai successi del 73° Festival. «Entusiasmo immotivato», direbbe Paolo Sorrentino. Anzi: euforia immotivata. I numeri dicono altro. È vero, lo share cresce rispetto all’anno scorso. Ma c’è il trucco. Anzi, sono due. Il primo è che dal maggio scorso la platea si è ridotta con l’esclusione dal conteggio delle «Altre tv» (perciò le percentuali crescono). Il secondo è l’aumento dei cantanti e l’allungamento delle serate fino a notte fonda, quando la concorrenza sparisce. Non a caso gli analisti di marketing invitano a contare le teste: in quattro serate, il Festival 2023 ha perso 1,2 milioni di persone rispetto a un anno fa. Lo share è un’opinione, i telespettatori no. Cari dirigenti Rai: anche meno. 4,5Stefano Coletta, a sua insaputaIl direttore dell’Intrattenimento prime time è più bravo a intrattenere che a dirigere. Si lancia in accorate dissertazioni sul «superamento del guado» per far intendere che i testi delle canzoni conterranno diversi coming out. Però quando è ora di spiegare che cos’è successo o che cosa succederà si trincera nel mantra «noi lavoriamo a testa bassa 18 ore al giorno». Se la prende con i giornalisti e si arrampica sugli specchi per tentare invano di confutare che i telespettatori calano. Ignaro della trattativa Quirinale-Festival, dribblato dal cambio di testo in tavola di Fedez, dirige poco e parla troppo. 3,5Il Festival come AlcatrazUna prigione lunga cinque serate. Anzi, cinque giorni. Anzi, tutto l’anno. Un dogma sociale, un obbligo politico, un imperativo culturale. Il bombardamento è incessante. A tutte le ore e su tutte le reti, dai tg alle rubriche minori. Ogni giorno la notizia di un ospite, di un marchio di moda che regalerà i suoi abiti a Chiara Ferragni. Martellamento asfissiante. La Rai ha chiuso nella prigione il pubblico, inteso sia come entità televisiva che come spazio fisico. Da quest’anno ci sono anche i maxischermi di Urban vision nelle grandi città. Impossibile evadere, la galera sta su un’isola… 4Il guru AmadeusDa conduttore a condottiero, il normal one si butta in politica. Risponde a Maddalena Morgante di Fratelli d’Italia su Rosa Chemical. Replica al vicepremier Matteo Salvini su tutta la linea. Timona l’Ariston tra celebrazioni della Costituzione, antirazzismo e promozione gender («Ai bambini va spiegato che esiste una persona diversa da un’altra, un uomo che ama un uomo, una donna che ama una donna: non ci sono etichette»). Ma imbarca molta acqua. Viola i protocolli e, in coppia con il potente agente renziano Lucio Presta, scavalca i vertici Rai, dimentica un pezzo di storia e di popolo italiano balbettando sulle foibe, usa la mano leggera sulle cazzate a raffica di Fedez. Anche nella gestione della scaletta non è impeccabile: perché mettere il monologo di Chiara Francini, di gran lunga il migliore, dopo l’una di notte? Più che da Pippo Baudo, che avrebbe evitato certi svarioni, sembra imparare da Fabio Fazio, buonista con quelli della propria parte, stizzoso con gli altri. 4,5Morandi, vincitore moraleSpalla, compare, Virgilio occulto del Festival. Dalla corsa di avvicinamento alla scopa quand’è il momento di ramazzare il palco sconciato da Blanco, il Gianni nazionale non si tira indietro. Spegne le bizze delle signorine co-conduttrici. È il Mister Wolf dell’Ariston. Se occorre si prende in giro cantando le ciofeche del suo repertorio. Si mette in gioco. Con Al Bano e Massimo Ranieri o con Sangiovanni. Eterno ragazzo. 7,5Le canzoni niente di cheCe ne sarà qualcuna che canticchieremo tra qualche settimana? Forse sì. Ma finora non s’intuisce quale. L’anno scorso il riff della Rappresentante di lista - «Con le mani, con le mani…» - era entrato subito in testa. Che abbia vinto Mengoni, Ultimo o Mr. Rain poco cambia: il livello non è eccelso. Forse si ballerà con Due di Elodie o Cenere di Lazza, ma per il resto… Deludenti anche Giorgia, Anna Oxa e Gianluca Grignani. 5Al Bano, Ranieri, Morandi highlanderUn pezzo di storia della musica italiana. Il loro medley è stato il momento top del Festival. Più popolari dei tre tenori, più intonati dei Pooh, molto più trascinanti dei Måneskin. Uno su mille ce la fa, Perdere l’amore, Nel sole, tanto per limitarsi nelle citazioni, sono must assoluti che hanno galvanizzato il pubblico dell’Ariston, tutto in piedi a cantare e ballare. 9Angelo (troppo) Duro per l’AristonIl contesto fa il testo. Lo stand up più caustico e il teatro più mainstream sono mondi troppo lontani per incontrarsi. Si sapeva che era spietato e divisivo. Fa sold out in teatri dove il pubblico sa chi va a vedere. Amadeus lo fa uscire all’una meno dieci dopo aver invitato i telespettatori a cambiare canale. Ha rivendicato il primato della trasgressione: non ha tatuaggi, è astemio e sta con una donna da 14 anni. I matrimoni «salvati» dalle puttane sono uno di quei paradossi da sbandata sul ciglio del precipizio. 5Fedez, l’adolescente che non cresceLe sue performance da comunista col Rolex rischiano di costare il posto all’intero vertice di Viale Mazzini. Spara contro mezzo governo facendosi beffe dei controlli della direzione del Festival. Chiede la legalizzazione della cannabis davanti a 10 milioni di telespettatori. Nella tv pagata dal canone degli italiani il marito di Chiara Ferragni torna l’antagonista dei centri sociali. A X-Factor su Sky non glielo lasciano fare. C’è qualche sua canzone degna di nota? 2Folgorati da Lorella CuccariniSi dice che sta per lasciare la factory di Amici di Maria De Filippi per tornare in Rai. Quando è comparsa in cima alla scala dell’Ariston per accompagnare Olly in La notte vola ha lasciato tutti a bocca aperta. Poi ha iniziato a ballare e lo stupore è cresciuto. Un’onda di sensualità, di movenze feline sotto la chioma spumeggiante. Con eleganza, 57 primavere in corpo e quattro figli, ha stregato l’Ariston più di Elodie. Le donne vogliono carpirle il segreto. 8Il gender imperversaNei testi, nei look, nelle voci. Esclusi i conduttori, di uomini vestiti da maschi se ne vedono sempre meno. Largo uso di lamé e corpetti. Anche le donne camuffano la femminilità. Infatti le poche che non lo fanno si notano. Da Rosa Chemical ai Måneskin fino ad Achille Lauro, presente per il quinto anno consecutivo, è profluvio di queer. Si dice che il Festival sia specchio del Paese. In realtà, vuole influenzarlo. L’Ariston è il più gigantesco e monumentale influencer italiano. All’insegna del gender. 4Chiara Ferragni e Paola Egonu, che palleLe co-conduttrici social sono state una palla micidiale, come previsto. Nessuna delusione perché non c’era nessuna aspettativa. La vita è tutta un selfie. La vita è tutta un like. Coccolate dall’establishment mediatico, collezionano successi, premi, palchi, ambrogini e cavalierati. Nuotano nell’adorazione del bel mondo, ma coltivano il vittimismo. Attività redditizia. E sul palco più ambito della televisione italiana inscenano frignate lamentose ed egoriferite. 3,5Chiara Francini, semplicemente un’attricePrima recita da diva d’altri tempi e la parte le sta alla perfezione come gli abiti che indossa. Un po’ Gilda, un po’ Jane Russell. Sovverte la liturgia. Preferisce salire la scala anziché scenderla. Si rivolge con il lei ai colleghi maschi («C’è una gerarchia»). E sovverte anche le aspettative, lei che era la meno gettonata tra le conduttrici. Poi sa toccare anche i toni drammatici. Il suo monologo è di gran lunga il più riuscito. Niente piagnistei, niente recriminazioni né lezioncine morali. Solo una tosta autocritica sulla maternità mancata: «Sono una donna di merda perché non ho avuto figli». Chapeau. 8,5
(Ansa)
Due persone arrestate, sequestrata droga e 57 persone denunciate per occupazione abusiva di immobile e una per porto abusivo di armi. Sono i risultati dei controlli scattati questa mattina allo Zen da parte di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza dopo l'omicidio di Paolo Taormina, il giovane ucciso davanti al pub gestito dalla famiglia da Gaetano Maranzano. Nel corso dei controlli sono stati multati anche alcuni esercizi commerciali per carenze strutturali e per irregolarità sulla Scia sanitaria e mancata autorizzazione all'installazione di telecamere, impiego di lavoratori in nero, mancata formazione, sospensione di attività imprenditoriale. Sono state identificate circa 700 persone, di cui 207 con precedenti ed altri 15 gia' sottoposti a misure di prevenzione.
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