2019-01-27
«Le nuove tecnologie a scuola ci sono già. Il cellulare stia fuori»
L'ex ministro Mariastella Gelmini ha presentato una proposta di legge per vietare gli smartphone: «Distraggono e rendono difficile fare lezione». «L'utilizzo dei device per quanto riguarda la didattica è uno strumento fondamentale e quindi sono a favore del loro uso ma soprattutto ho fiducia nei nostri studenti», ha dichiarato il ministro dell'Istruzione Marco Bussetti. Ha pronunciato queste parole per commentare due proposte di legge sull'insegnamento dell'educazione civica che, tra le altre cose, comprendono anche il divieto di utilizzare il telefonino in aula. La prima di queste proposte la firma Mariastella Gelmini, presidente dei deputati di Forza Italia e, come noto, ex ministro dell'Istruzione. «La parte centrale della mia proposta», spiega, «riguarda una questione che ho a cuore sin da quando ero ministro, cioè l'insegnamento dell'educazione civica. La scuola è l'istituzione dentro la quale dobbiamo creare attaccamento alla Costituzione, dobbiamo insegnare la convivenza civile. Già nel 2008 avevo previsto che venisse insegnata, ma a quell'epoca non abbiamo introdotto ore dedicate, e abbiamo sbagliato. Perché serve un tempo specifico per imparare a diventare cittadini. Anche cittadini digitali». Sull'educazione civica, a quanto pare, molti la pensano come lei, sia nella Lega che altrove. «Sì, e mi fa piacere che su questo tema ci sia la convergenza del ministro Bussetti, di Massimiliano Capitanio della Lega e di altri anche a sinistra. Anche l'Anci ha raccolto 50.000 firme per sostenere l'educazione alla cittadinanza. Questo tema, in una stagione in cui si è divisi su tutto, potrebbe raccogliere consenso trasversale, e rappresentare un passo per creare un terreno comune». Ci sono già divisioni, però. In particolare sull'uso dei dispositivi digitali in classe. Il ministro Bussetti si dice favorevole. Lei mi pare decisamente contraria. «Guardi, io sono assolutamente favorevole alle nuove tecnologie. Non voglio fare l'oscurantista, figuriamoci. Io ho introdotto, da ministro, le Lim, cioè le lavagne interattive multimediali, e ho potenziato lo studio dell'informatica. Però penso che a scuola si vada per imparare, non per stare sulle chat di Whatsapp». Quindi è più che contraria all'ingresso degli smartphone in classe. «Sì. Le nuove tecnologie devono entrare sempre più nella didattica, ma il cellulare disturba la lezione. Basta entrare in aula di liceo per rendersi conto di quanta fatica facciano gli insegnanti per richiamare i ragazzi che stanno a giocare sul telefonino. A scuola si devono imparare anche il rispetto e il senso di responsabilità. Per cui è doveroso lasciare fuori i telefonini, anche per senso di disciplina e rispetto dell'insegnante. Non facciamo il bene dei ragazzi dicendo l'ennesimo sì per compiacerli». Ma perché secondo lei Valeria Fedeli prima e Marco Bussetti ora la pensano diversamente?«Ognuno ha la sua sensibilità. Pero penso che non possiamo fare finta di nulla di fronte ai casi di cronaca, ormai quotidiani, che ci parlano di insegnanti che faticano a tenere l'ordine in classe e a creare le condizioni perché le lezioni siano proficue. Dobbiamo stare dalla parte di chi fa di tutto per insegnare. Come ho detto, l'informatica dev'essere trasversale a tutte le materie. Però bisogna anche insegnare il rispetto». Il ministro dice che i dispositivi elettronici sono fondamentali per l'attività didattica. «Veramente ci sono già le Lim che citavo prima. Ci sono i tablet, ci sono i computer. Non serve il cellulare. Guardate che l'informatica è già entrata nella didattica, nei programmi scolastici. Non c'è bisogno di avere il telefonino, ci sono già numerosi strumenti all'interno delle scuole. Anche perché i ragazzi stanno già tante ore a compulsare gli smartphone fuori dalla scuola, non serve che lo facciano anche in classe. Dobbiamo piuttosto aiutare gli insegnanti a trasferire agli studenti comportamenti corretti».
Il fiume Nilo Azzurro nei pressi della Grande Diga Etiope della Rinascita (GERD) a Guba, in Etiopia (Getty Images)
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