2022-04-13
«Le mascherine al chiuso sono inutili. Assurdo vietare ai no vax di insegnare»
Andrea Crisanti (Imagoeconomica)
Il microbiologo Andrea Crisanti: «L’impatto dei dispositivi sulla trasmissione del virus è trascurabile. Neanche a scuola freneranno i contagi. Giusto usarli per tutelare i soggetti a rischio».Gli alunni che speravano di poter togliere la mascherina in classe da maggio resteranno probabilmente delusi. Secondo le indiscrezioni, infatti, il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, e il ministro della Salute, Roberto Speranza, sono intenzionati a mantenere l’obbligo di coprire naso e bocca dai sei anni in su in ogni scuola fino alla fine dell’anno scolastico. Una decisione che mantiene l’Italia ancora tra i Paesi con le restrizioni più severe. Sull’imposizione, come più volte avvenuto in materia di divieti e obblighi, nei giorni scorsi opinioni e indicazioni si sono divise: dall’estrema prudenza dei presidi, favorevoli al mantenimento dei Dpi fino a giugno, alle parole del sottosegretario alla Salute, Andrea Costa che aveva aperto alla possibilità di abbandonarele mascherine da maggio. Fino all’alt dal Miur trapelato ieri. Ma tenere le mascherine al chiuso per arginare i contagi, ha ancora senso? Secondo Andrea Crisanti, professore di Microbiologia all’Università di Padova, no. Professore, è d’accordo con la decisione di mantenere le mascherine in classe fino a giugno?«Non è che si possa essere d’accordo o meno. Dal punto di vista epidemiologico è una scelta inutile. Bisogna chiedersi se questa misura abbia un impatto e di quale entità. Io ritengo che sia trascurabile»E allora perché obbligare ancora alunni e personale a usare i Dpi? «Guardi, secondo me è un problema psicologico. Non è una misura basato su un dato statistico. Le mascherine a scuola possono avere il fine di proteggere il personale scolastico. I ragazzi si muovono, stanno nei corridoi, si mischiano». Certo, ma perché far tenere i dispositivi anche durante le lezioni, mentre si è seduti al banco?«Allora, le mascherine sicuramente non proteggono i ragazzi che appena usciti da scuola se le levano. L’impatto dei dispositivi sulla diffusione del virus praticamente è nulla. Il problema sorge però in presenza di persone fragili. Negli ospedali, infatti, l’obbligo di mascherina rimarrà. I soggetti a rischio possono esserci anche nelle scuole, che hanno situazioni con una dinamicità molto superiore. Ma ripeto: dal punto di vista della trasmissione globale, la mascherina non ha nessun impatto. Gli istituti possono però avere la necessità di proteggere studenti o personale fragile». L’obbligo però resterà per tutti, dai sei anni in su, in ogni classe, in ogni scuola, non soltanto in presenza di elementi a rischio. «La mascherina è utile per chi la usa, quindi a mio avviso i fragili, i loro parenti, i caregiver, le dovrebbero usare sempre. Le classi a scuola si mischiano spesso. Se c’è un fragile in una classe, non si può isolare da contatti con altri gruppi. La mascherina ha un impatto importante sulla protezione delle persone vulnerabili. Chiaro che la scuola, se ha soggetti a rischio tra insegnanti e studenti, ha l’obbligo morale di difenderli. Nella scuola ci sono moltissime persone fragili».Però la stragrande maggioranza degli Stati europei ha tolto l’obbligo di Dpi a scuola. Sono degli incoscienti?«Bisognerebbe vedere all’estero che misure prendono a tutela dei fragili, i diversi regolamenti e le condizioni di ogni istituto. Inoltre, le misure di sanità pubblica dei vari Stati non possono essere paragonate perché entrano in gioco tantissime componenti, tra cui soprattutto la componente politica. L’Italia ha obiettivamente una sensibilità particolare nella tutela dei fragili. La logica e l’efficacia, nello scegliere le misure di sanità pubblica, hanno un peso, ma tutto sommato a volte nemmeno preponderante. Basta vedere cosa sta succedendo in Cina. Imprigionano 40 milioni di persone senza alcun impatto. Quindi secondo lei è giustificabile imporre le mascherine fino a fine anno scolastico?«È giusto tenerla fino a giugno se l’obiettivo è proteggere i soggetti fragili. Se l’obiettivo è arginare la diffusione del virus, invece, non hanno capito niente. Perché l’impatto di utilizzare la mascherina a scuola è zero, i ragazzi appena escono se la levano. Inoltre i tassi di vaccinazione nelle scuole sono molto alti.«Ma la vaccinazione non ha nulla a che vedere con la trasmissione, mi creda, son due cose completamente distinte». Allora perché i supplenti vaccinati possono insegnare al posto dei docenti non vaccinati, costretti a non fare niente negli sgabuzzini, pur essendo muniti di tampone negativo?«A questo sono infatti contrarissimo». Per quanto riguarda invece gli altri luoghi al chiuso, dal primo maggio dovrebbe essere permesso togliere le mascherine, ma non è ancora certo. Anche su questo il ministero prende tempo.«Innanzitutto bisogna che le persone fragili e chi sta loro vicino le usino sempre e comunque. Dopodiché, per gli altri, che impatto vuole che abbia andare al supermercato con la mascherina quando poi allo stadio le persone si accalcano, cantano, si abbracciano, o vanno al bar, al ristorante, in discoteca? È un controsenso». L’allarme per le nuove varianti è esagerato?«A un tale livello di trasmissione, se c’è una variante un po’ più trasmissibile dell’altra, non è che dobbiamo stare qui a stracciarci le vesti. Il vero problema sarebbe se emergessero varianti in grado di infettare e causare malattia grave anche nei vaccinati».Mentre, da maggio, il green pass sarà archiviato, pare. «Come ho sempre detto, il green pass non serviva per bloccare la trasmissione del virus, è stato solo uno strumento per indurre la gente a vaccinarsi».
Xi Jinping e Donald Trump (Ansa)