2020-06-17
Le manovre del Giglio magico sul tribunale di Firenze
Giuseppe Fanfani, ex membro del Csm in quota Giglio magico (Ansa)
La nomina del capo dei giudici a Firenze fu favorita da un cambio di alleanze nel Consiglio superiore della magistratura. La presidente neo eletta discuteva con Luca Palamara degli avanzamenti di carriera degli amici e delle punizioni per i rivali di Md.Tra le nomine più cruente del Csm in cui sedeva Luca Palamara ci fu quella di presidente del tribunale di Firenze. Diversi ex consiglieri nei giorni scorsi ci hanno riferito che il principale sponsor della vincitrice, Marilena Rizzo, fu Giuseppe Fanfani, all'epoca membro del parlamentino dei giudici in quota Giglio magico, già sindaco di Arezzo e avvocato di Pier Luigi Boschi. Nicola Clivio, eletto con Area (le toghe progressiste) in quel Csm (2014-2018), nelle scorse settimane ha ricordato sulla mailing list del suo gruppo: «Al nostro arrivo a Roma, Palamara mi era stato indicato come il nostro interlocutore naturale, in quanto esponente della parte di Unicost che guardava ad Area, mentre ce n'era un'altra che guardava altrove e molti ricorderanno il diffuso malcontento quando durante il primo anno […] noi votavamo spesso insieme alla MI di Galoppi e Ferri (Cosimo, in quel momento in Parlamento con il Pd di Matteo Renzi, ndr) anche per posti molto importanti, mentre in Area si insisteva a vedere in Palamara […] il terminale di un possibile accordo di consiliatura». Insomma Area guardava verso la Unicost di Palamara, ma poi faceva accordi con i giudici conservatori di Mi. Sino alla votazione spartiacque di Firenze: «Sapevo di un suo (di Palamara, ndr) forte legame con il Pd renziano, ma non sapevo chi fosse il suo riferimento […]. Certo, dopo quanto è emerso, oggi mi verrebbe da dire che almeno una nomina che ha segnato i destini del nostro consiglio venne decisa in contesto analogo […]». Il riferimento, come risulta alla Verità, è proprio alla scelta della Rizzo, che fece naufragare l'asse destra-sinistra, abilmente costruito dalla laica di Forza Italia Maria Elisabetta Alberti Casellati e dal consigliere di Mi Claudio Galoppi.I candidati erano tre e, nel luglio 2015, avevano totalizzato due voti a testa in commissione: Giuliana Civinini (nominata magistrato con Decreto ministeriale del 1983) di Md, Antonietta Fiorillo (Dm 1981) di Mi e la più giovane Marilena Rizzo (Dm 1987), di Unicost che era stata proposta in commissione oltre che da una collega di corrente, da Giuseppe Fanfani. Insomma in quel periodo un faro per il mondo della giustizia toscana. Il 4 novembre 2015, durante la prima votazione nel plenum, si ripropose la spaccatura: alla Civinini andarono i 7 voti di Area; alla Fiorillo i 3 di Mi, i 3 dei laici di centro-destra e il voto di Autonomia & indipendenza; alla Rizzo andarono le 5 preferenze di Unicost, quelle di Fanfani e dei laici Paola Balducci (Sel), Renato Balduzzi (Scelta civica) e Alessio Zaccaria (5 stelle). Al ballottaggio Galoppi e Casellati, oltre ad Antonio Leone, laico in quota Ncd, sostennero la candidatura proposta da Md come avevano già fatto in passato. Ma non bastò a far vincere la Civinini. Finì 13 a 10 e a essere decisivo fu lo spostamento da Fiorillo a Rizzo del davighiano Morgigni, del laico Pierantonio Zanettin (Forza Italia), ma soprattutto di Lorenzo Pontecorvo e Luca Forteleoni, esponenti di Mi considerati vicini al renziano Ferri.Nelle carte dell'inchiesta sul Csm è rimasta traccia della chat della presidente Rizzo con Palamara. Messaggi che evidenziano l'interesse della donna per le nomine in Toscana.Il 17 dicembre 2017, per esempio, perora per un posto di presidente di sezione a Firenze «la nostra Maria Cannizzaro» e a Pistoia Giuseppe Pezzuti, «molto valido». A Livorno suggerisce, invece, «il nostro Dal Forno» e chiede di essere informata sulle decisioni. A marzo Palamara la aggiorna: «Pizzuti presidente sezione tribunale Pistoia ok?». Rizzo risponde: «Ok, è un'opzione gradita». Al penale, invece, può scegliere tra «Cannizzaro e Marini». La donna replica: «Cannizzaro è dei nostri e ci tiene moltissimo». Poi suggerisce: «Una possibilità potrebbe essere quella di fare insieme il posto di presidente di sezione di Corte di appello». La Cannizzaro non ce la fa, ma Palamara fa sapere di aver «cercato di acquisire credito per la Corte d'appello». A maggio 2018 si apre la partita per un altro posto di presidente di sezione: «Ti prego di tenere presente Lisa Gatto, che è già giudice del tribunale di Firenze e sta egregiamente esercitando di fatto le funzioni di presidente di sezione» scrive la Rizzo. In un altro messaggio la presidente del Tribunale ribadisce di stimare e di ritenere meritevoli la Gatto e Angelo Antonio Pezzuti in vista delle nomine da fare a Firenze. Ma ha anche un pensiero per la Cannizzaro «che è stata sacrificata allorché avete nominato Bouchard». Alla vigilia del voto al plenum marca stretto Palamara pure per Pistoia: «Ti vorrei ricordare quanta aspettativa abbia il gruppo toscano sul nome di Giuseppe Pezzuti. Puoi verificare come stanno le cose e cosa faranno i laici? Stasera vedo il collega alla cena dei candidati a Pisa e non so cosa dirgli. Conto sulle tue doti strategiche». Palamara, dopo aver ricevuto un ulteriore messaggio, la rassicura: «Saremo compatti e determinati». Non abbastanza: Pezzuti perde di misura, 12 a 10. Alla fine una posto per Pezzuti, però, deve uscire. Rizzo chiede ancora: «Per vacanza Banci propongo Pezzuti, su cui mi dicono che anche MI convergerebbe». E questa volta l'operazione riesce. «Ottimo lavoro, grazie!» esulta la Rizzo. «Bel colpo!» commenta Palamara.Ma, in mezzo a tante sponsorizzazioni, la presidente del Tribunale non si è peritata di provare a fermare qualche carriera, come quella di Fernando Prodomo, un giudice che guidava una sezione civile a Firenze: «Carissimo Luca, a che punto è la pratica della conferma di Prodomo? Quando decidete in commissione? A livello locale Area ha completamente mollato il collega ma mi è giunta voce che invece a livello di Csm Md lo protegga. È vero? I laici come voteranno? L'abnorme lasso temporale ormai trascorso puzza tanto di inciucio. In Toscana tutti si aspettano che non venga riconfermato e una diversa decisione farebbe perdere fiducia nei confronti dell'autogoverno. Mi dici che aria tira? Grazie». Alla fine il Csm ha confermato Prodomo al proprio posto.