2022-09-02
Le macumbe di Pogba non sono un caso. La stregoneria dilaga tra i nuovi francesi
Il centrocampista paga un santone per non farsi male. Secondo una ricerca, però, i giovani stranieri sono fissati con la magia.Ammesso e non concesso che i sovranisti ci vogliano «riportare al Medioevo» - un Medioevo antistoricamente immaginato come era dell’oppressione e dell’ignoranza -, forse l’immigrazione di massa di origine africana potrebbe a breve portare le società europee in una dimensione ben più oscura. A scoperchiare l’ennesimo non detto del caos migratorio è la disavventura familiare capitata a Paul Pogba. Il calciatore francese di origini guineane, attualmente in forza alla Juve, è stato infatti ricattato da una gang di malviventi cui pare fosse legato il fratello Mathias. Quest’ultimo, anch’egli calciatore, ma di ben altra levatura, ha pure pubblicato un video semi delirante in cui ha accusato il bianconero di aver pagato un marabout (o marabutto: un santo musulmano, ma che spesso assume più le caratteristiche del santone e dello sciamano) per gettare una maledizione su Kylian Mbappé, l’asso del Paris Saint-Germain. Dalla vicenda è partita un’inchiesta. Pogba ha smentito con forza di aver voluto gettare una macumba sul suo compagno di nazionale, ma ha ammesso di aver pagato uno stregone per proteggersi dagli infortuni. Soldi non spesi troppo bene, a giudicare dal grave problema al menisco che lo terrà lontano dai campi ancora per settimane. Il caso, tuttavia, getta una luce inquietante su una fetta consistente della società francese venuta dall’immigrazione. Come è possibile che un ragazzo di 29 anni, nato in Europa, carico di esperienza internazionale, un giovane cosmopolita e moderno, finisca per rivolgersi a uno stregone? A quanto pare, non sarebbe un caso isolato (ci si ricorderà anche il riferimento al vudu spuntato fuori nella lite plateale tra Romelu Lukaku e Zlatan Ibrahimovic). Un report della Fondazione Jean Jaurès risalente al dicembre 2020 segnalava in effetti un’inquietante risalita della superstizione tra i giovani francesi. E, quando si parla di «giovani francesi», è sempre bene ricordare quanto pesi il fattore immigrazione: secondo l’Insee, l’Istat francese, nel 2020 il 25,6% dei nuovi nati aveva almeno un genitore straniero, il che peraltro esclude le seconde e terze generazioni di famiglie immigrate che hanno già ottenuto la cittadinanza transalpina. Ebbene, il 40% di chi ha meno di 35 anni crederebbe oggi in Francia nella stregoneria, mentre tra chi ha più di 35 anni la percentuale scende al 25%. Non solo: il 53% delle donne che hanno tra i 25 e i 34 anni crede agli incantesimi e alla stregoneria, contro il 23% delle donne di 65 anni e il 15% degli uomini di 65 anni e più. Poiché man mano che si scende con le classi di età aumenta l’incidenza dei figli dell’immigrazione, le conclusioni sono presto tratte. Purtroppo l’inchiesta della Fondazione Jean Jaurès pasticcia volutamente con i dati, mettendo nello stesso paniere la credenza negli stregoni - che implica relazioni, pratiche, gerarchie sociali precise e inquietanti - con superstizioni ben più innocue, come per esempio la lettura degli oroscopi, la passione per Harry Potter e, ovviamente, l’immancabile «sfiducia nel vaccino». La classica notte in cui tutte le convinzioni sono grigie. Leggendo tra le righe, tuttavia, qualcosa si capisce lo stesso. Tra coloro che «hanno già consultato uno specialista o delle pubblicazioni» relative alle credenze non scientifiche, per esempio, il 20% sono uomini cattolici e il 32% donne cattoliche, ma il 29% degli uomini e il 28% delle donne appartengono ad «altre religioni». Riprendendo questi dati, Le Figaro dice ciò che gli studiosi non hanno voluto nominare: il ricorso agli stregoni avrebbe a che fare con «una sottocultura urbana propria ai quartieri fortemente segnati dall’immigrazione venuta dall’Africa e può essere vista come una strategia di rafforzamento in comunità impoverite, in mancanza di riconoscimento sociale». Scriveva Liliane Kuczynski, in uno studio pubblicato nel 2008 sui Cahiers d’études africaines: «Arrivati nelle città francesi negli anni Settanta, i marabout vi hanno, in effetti, trovato un quadro propizio alle pratiche di divinazione e di risposta alle difficoltà dell’esistenza che erano le loro nelle città africane. Figure dell’islam dell’Africa occidentale, essi hanno, per la grande maggioranza, abbandonato nel nuovo contesto il largo ventaglio di ruoli che assumevano in Africa, in particolare quello di insegnanti del Corano, per avvicinarsi alla condizione legalmente appena tollerata, ma socialmente fiorente, dei veggenti, di cui sono diventati concorrenti. La maggior parte di loro ha cercato di fare di questa attività il proprio sostentamento, con successo molto variabile. Lungi dal rimanere confinati nei circoli dell’Africa occidentale, i marabout hanno toccato, non appena arrivati in Francia, e a volte con una precisa volontà, come dimostra la loro pubblicità, una clientela multiculturale. Questa è composta principalmente da africani di tutte le regioni dell’Africa, nordafricani e persone di origine nordafricana, indiani occidentali, “metropolitani”, portoghesi». Le autorità li seguono da vicino. «Siamo molto vigili», spiega a Le Figaro il segretario generale del comitato interministeriale della prevenzione della delinquenza e della radicalizzazione, Christian Gravel, «poiché si tratta di una credenza propizia allo sviluppo di una soggezione psicologica presso le vittime». A conti fatti, forse era meglio il «Medioevo» sovranista.