2020-05-05
Le incerte certezze di Ricciardi & C. comparse al teatrino della fase 2
Dal consulente di Roberto Speranza alle responsabili di Lavoro e Istruzione, Nunzia Catalfo e Lucia Azzolina, dal gendarme Francesco Boccia a Enrico Letta. Sono i cavalieri della sanitocrazia, per i quali la fase 1 è stata un trionfo e il Paese è simbolo di efficienza.Arrivano al tramonto e hanno solo certezze, sono i cavalieri dell'Apocalisse. Quelli della fase 2 fantozziana, per i quali la fase 1 è stata un trionfo e il Paese è simbolo di efficienza. La favola percorre la penisola e a comunicarla di strada in piazza (con opportuno distanziamento sociale) sono loro: Gualtiero Ricciardi detto Walter, Nunzia Catalfo, Enrico Letta, Francesco Boccia, Lucia Azzolina e la guest star straniera Sylvie Briand. Se gli italiani daranno retta al buonsenso più che a loro, andrà tutto bene.A guidarli con piglio da cowboy è Ricciardi, sul palcoscenico da due mesi come consulente del ministro della Salute, Roberto Speranza, e soprattutto come emissario dell'Organizzazione mondiale della sanità. Ogni sua parola era un ordine, anche quando in 48 ore diceva «i tamponi sono indispensabili» e «i tamponi non servono a niente». Un'autorità non si mette in discussione, almeno fino a quando non l'ha messa la stessa Oms, prendendo le distanze («Non è nel comitato scientifico, non ci rappresenta») dopo averlo sorpreso a twittare come una Sardina contro Donald Trump, che sarà pure un originale ma è pure il presidente della nazione più potente del mondo.Ieri Ricciardi, primo giorno di riapertura del Paese, ha rilasciato un'intervista a La Repubblica nella quale spicca il concetto: «Come abbiamo aperto così possiamo richiudere. Se i contagi aumentano richiudiamo tutto». E l'italiano medio, che già nutriva qualche dubbio sull'infallibilità della sanitocrazia all'amatriciana, ha avuto la certezza che il governo e i suoi luminari vanno per tentativi. Teatrale, autoreferenziale, è lo stesso Ricciardi che da giovane faceva l'attore nella serie Tv I ragazzi di padre Tobia e ha rivestito ruoli importanti (così sottolinea la biografia) accanto a Mario Merola, Giuliana De Sio e Maria Schneider. Ed è lo stesso scienziato amante della politica che due anni fa auspicava per il nostro Paese uno scenario stile Grecia. «È bene che gli italiani sperimentino sulla loro pelle quello che salvatori come Giuliano Amato, Carlo Azeglio Ciampi e Mario Monti gli hanno evitato. Solo provando quelle sofferenze potranno capire».Mentre lui già minaccia di chiudere tutto, ecco che le sofferenze stanno per arrivare grazie al secondo cavaliere elettrico, Nunzia Catalfo, ministro del Lavoro, rappresentante ufficiale delle pennichelle del parastato. La ripartenza presuppone carburante che non c'è (mancano sette miliardi), il sito dell'Inps a pedali raddoppia i pasticci, alcune regioni sono in ritardo nell'inoltrare le richieste di cassa integrazione. Insomma il delirio si approssima e lei, invece di coordinare e tranquillizzare fra sapere che «se nel nuovo decreto dovessero mancare le coperture per gli ammortizzatori sociali, le responsabilità non sarebbero né dell'Inps, né tantomeno di errori di calcolo del ministero del Lavoro». La sua massima preoccupazione è quella del nipotino che ha fatto cadere il Capodimonte della nonna: «Non è colpa mia». Pronta, di fronte a possibili feroci polemiche, a cavarsela come John Belushi nel film Blues Brothers: «terremoto, inondazione, cavallette». Molto istituzionale.Proseguendo nella gallery ecco spuntare Enrico Letta, ormai twittatore seriale, che già trae conclusioni paradisiache. «Se non ci fosse l'Europa che agisce ogni giorno con la Bce e compra per miliardi titoli del nostro debito, oggi saremmo colpiti e affondati», ha sentenziato il giorno del declassamento dell'Italia da parte di Fitch. Se non ci fosse l'Europa. La motivazione vale per gli attentati islamici, per la Brexit e per le sue emicranie. Da esploratore dell'ovvio dimentica di aggiungere che se non ci fosse la Bce ci sarebbe comunque una banca centrale nazionale e un governo che ne controlla le scelte, come sta facendo per esempio la Bank of England.Il dibattito vola alto, il coronavirus impegna tutti a dare il meglio, anche Francesco Boccia, ministro contro le Autonomie; la sua fase 2 non differisce in nulla dalla fase 1, visto che ogni giorno continua a litigare con una regione per imporre la dura legge del governo. Prima scherniva la Lombardia appendendosi la mascherina a un orecchio, poi tuonava contro Luca Zaia che voleva ripartire, adesso urla a Iole Santelli che le sue ordinanze sono carta straccia. Nessuna obiezione a Vincenzo De Luca e Michele Emiliano, i viceré con una grida manzoniana al giorno. Forse perché sono del suo stesso partito?I cavalieri dell'Apocalisse sono sbilanciati verso la pausa caffè. Vanno a raggiungere il ministro dell'Istruzione, Lucia Azzolina, che per questa fase 2 non ha impegni formali. Lei è già passata alla fase 3, unica in Europa: è pronta a ripartire a settembre con l'inquietante formula «metà a scuola, metà a casa». La fantasia italiana non ha limiti ma quella internazionale è in rimonta. Ieri Sylvie Briand, direttore del Dipartimento per la gestione dei rischi infettivi dell'Oms, ha detto a Rainews24 senza paura di essere lapidata: «Il caldo e la vita all'aria aperta potrebbero limitare il contagio». Dopo due mesi di arresti domiciliari definiti indispensabili. È bello aggrapparsi alle certezze delle autorità.