2024-12-01
Le idee del sindacato rosso sono il vero pericolo per la sostenibilità del Paese
Chiedere il blocco dei licenziamenti mentre l’occupazione cresce è la prova che il modello di questi partiti e queste sigle punta a lucrare politicamente sulla povertà,Invito a capire se la Cgil punta intenzionalmente ad un sabotaggio della stabilità dell’Italia, tradendo la missione di tutela dei lavoratori dipendenti, o se lo sta facendo per inerzia irriflessiva di un sindacalismo politico, per altro anch’esso divergente dagli interessi dei lavoratori. Semplificando, la Cgil è solo vecchia o sta praticando una strategia politica destabilizzante che nulla a che fare con la tutela del lavoro. Tale domanda deriva da una conversazione confidenziale con un esponente di rilievo della Cisl che si è dissociata, per un motivo di realismo nella tutela sociale e non per rinuncia a questa, dal sindacalismo politico bellicista di Cgil e Uil. Il mio interesse personale come ricercatore in macro scenaristica economica ed in geopolitica economica sulla materia deriva dalla lettura di alcune minute tecniche delle agenzie di rating, fattemi avere per un parere dai miei ex studenti di dottorato americani, che fanno pesare in modo crescente la stabilità politica e sociale di una nazione sul voto di affidabilità finanziaria, tema critico per l’Italia visto il suo enorme debito. Forse molti lettori non hanno familiarità con la relazione tra rating e costo del debito, ma li prego di credermi se scrivo che tale relazione c’è ed è molto importante: nei consigli di amministrazione delle aziende finanziarie globali che comprano titoli di debito italiani il riferimento al voto di affidabilità è un fattore chiave. Lo è anche nei calcoli tecnici della Commissione europea. Semplificando, se vogliamo ridurre il peso del costo del debito (nel 2025 Roma dovrà ri-rifinanziare più di 300 miliardi) una delle azioni chiave è ottenere, oltre ad un bilancio in ordine ed un’economia sottostante che mantiene la crescita, un elevato punteggio sul piano della stabilità nazionale. Questa implica l’assenza di violenza praticata e proposta. La Cgil non è accusabile di violenza praticata direttamente, ma è imputabile di sollecitazione alla rivolta che indirettamente accende gruppi estremisti a praticarla: oltre a troppi scioperi nei servizi essenziali sono recentemente aumentati gli episodi di violenza fisica sia attuata da gruppi estremisti sia espressa verbalmente e con immagini. Ovviamente non tutto è imputabile alla Cgil, ma la sua mobilitazione bellicista contro il governo, sostenuta irresponsabilmente dal Pd e da estremisti di sinistra, apre l’ipotesi di un effetto destabilizzante cercato in modi indiretti. Da cui la domanda: voluto o fuori controllo perché non ben calcolato?Indizi. Colpisce la richiesta della Cgil di sospendere i licenziamenti, come nel periodo Covid, in una fase dell’economia italiana dove stanno aumentando le assunzioni dei lavoratori e la consapevolezza di fornire loro una formazione adeguata alla rivoluzione tecnologica in atto. Ed il governo cerca, pur nelle ristrettezze di bilancio, di lasciare ai lavoratori più soldi in busta paga con il metodo della riduzione del cuneo fiscale ed altre misure. Capirei una pressione sindacale per aumentare le paghe dei lavoratori dipendenti via minore prelievo fiscale e convergerei con la priorità di minimizzare il fenomeno dei «salariati poveri» che è una mina per la stabilità prospettica dell’Italia. E vedrei naturale una convergenza pattizia tra partiti di destra e sinistra e sindacati, nonché associazioni datoriali, per definire una soluzione realistica per tale problema. Ho colto che la Cisl sarebbe convergente con questa idea pragmatica a favore sia dei salariati sia dei non ancora occupati, giovani e donne in priorità. Inoltre, andrei – sempre in forma pattizia - alla ricerca della tipologia di occupazioni praticabili da chi è pensionato, osservando che molti di questi vengono richiamati al lavoro perché competenti e fisicamente abili, considerando la mancanza di quasi 200.000 lavoratori nel solo Nordest manifatturiero che ho avuto occasione analizzare, ma so problema nazionale. In sintesi, c’è un interesse convergente oggettivo tra attori politici, sindacali e datoriali. Allora perché mai la Cgil, con la Uil al guinzaglio, cerca più conflitto e non convergenza pratica? Perché mai il Pd, pur senza rinunciare all’opposizione dura che è fenomeno salutare in una democrazia, esaspera il conflitto – in parecchi casi arrampicandosi sugli specchi - e rifiuta la convergenza su alcuni programmi di evidente interesse collettivo e nazionale? Mi sono fatto l’idea, anche sostenuta dall’artificiosità di molti spunti polemici, che Cgil e Pd perseguano intenzionalmente una linea di destabilizzazione per soli motivi politici, temendo che l’azione del centrodestra possa avere un’efficacia sociale, economica ed internazionale che li mantenga forze minoritarie. Pur favorevole alla competizione, anche dura, devo osservare che questa sinistra bellicista diverge dall’interesse nazionale, di tutti. Per riparare l’Italia sul piano della ricchezza diffusa socialmente, dell’ordine contabile e della competitività industriale c’è bisogno della collaborazione di tutti su alcuni progetti chiave per l’economia, restando la giusta concorrenza politica su tutto il resto. E l’Italia va riparata – io propongo una transizione graduale tra Stato assistenziale ormai fallimentare verso un nuovo welfare di investimento con più risorse fiscali per la qualificazione degli individui, tutti – perché senza riforme interne e proiezione globale ha un destino di declino. Io nazionalista? No, credo in un’alleanza globale delle democrazie, precorsa dal G7, dove ciascuna sia forte e non declinante: in tal senso invoco un’Italia ricca e condanno Cgil e Pd che la vogliono povera e debole per ottenere più consenso da più elettori in ansia. I lettori valutino la giusta risposta popolare a questo nemico interno. www.carlopelanda.com
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)
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