2024-11-22
Le escort hanno risolto il caso Piana prima dei magistrati di Genova
Il nuovo vicepresidente e assessore all'Agricoltura della Regione Liguria Alessandro Piana (Lega) (Ansa)
Il nome del vicepresidente regionale era finito nell’indagine sui festini nel capoluogo ligure a ottobre 2023. Una delle ragazze lo aveva subito «scagionato» parlando con noi, la Procura ha confermato un anno dopo.Più di un anno fa a Genova è esploso il caso dei festini a base di droga e sesso. Nell’ordinanza di arresto firmata dal giudice Riccardo Ghio veniva coinvolto, seppur senza essere indagato, l’allora vicepresidente leghista della Regione Alessandro Piana, appena confermato nel ruolo oltre che in quello di assessore all’Agricoltura, allevamento, caccia e pesca e allo Sviluppo dell’Entroterra. Una lettera scarlatta che per un politico conservatore era peggio di un arresto per motivi meno pruriginosi. Il nome di Piana compariva nei capi d’accusa riguardanti uno dei due principali indagati, Alessandro Cristilli, accusato di favoreggiamento della prostituzione e di cessione di sostanze stupefacenti. In essi si parlava del pagamento di 400 euro a testa alle due escort che avrebbero partecipato a un festino a base di sesso e droga organizzato dallo stesso Cristilli e si faceva riferimento alla cessione alle ragazze di «un quantitativo imprecisato di cocaina in modo da agevolarne le prestazioni sessuali in favore» del notaio genovese «Piero Biglia di Saronno e di Alessandro Piana».Nell’atto si leggeva: «La serata del 1 marzo 2022 […] avrebbe visto la partecipazione, come ospiti, del notaio Biglia di Saronno e del vice presidente della Regione Liguria Alessandro Piana e come prostitute di Jessica Nikolic e Valentina C.». Ma il giudice scrive anche che «l’esame del tabulato telefonico di Alessandro Cristilli (uno dei presunti organizzatori dei festini, ndr) confermava i contatti dell’1 marzo 2022 col notaio Biglia e che, nel corso della serata, le celle telefoniche del cellulare di quest’ultimo agganciavano i ponti compatibili con via Monte Fasce ove si trova l’abitazione di Cristilli; non sono emersi invece analoghi contatti telefonici tra l’indagato e Piana Alessandro, benché non possa escludersi che abbiano fatto ricorso ad altri modi di comunicazione che non compaiono sui tabulati telefonici (tipicamente i contatti e le conversazioni via WhatsApp)».In sostanza non era stato trovato nessun riscontro a un’ipotesi emersa durante un’intercettazione, dove Cristilli faceva riferimento alla partecipazione alle cene di un vicepresidente e assessore, incarichi ricoperti entrambi da Piana. Eppure, nonostante mancassero le certezze, i giornali non avevano esitato a sparare titoli a tutta pagina, dando praticamente per certa la notizia.Che, però, si è dimostrata del tutto infondata. Nel recente avviso di chiusura delle indagini consegnato agli imputati le contestazioni a Cristilli sul presunto festino non sono cambiate di una virgola, ma il nome di Piana è stato sostituito d’emblée da quello dell’avvocato Mauro Ferrando, come se i nomi dei protagonisti in vicende tanto delicate (neanche Ferrando è indagato) fossero intercambiabili come la tessera di un mosaico.Per vedere correggere l’errore in modo ufficiale il politico ha dovuto attendere 14 mesi e ha dovuto affrontare la recente campagna elettorale per le regionali liguri con la nomea del frequentatore di prostitute e del drogato. Senza considerare che da giugno Piana aveva anche l’incarico di presidente della Regione provvisorio dopo che il governatore Giovanni Toti era stato costretto a dimettersi per lasciare dagli arresti domiciliari. Insomma la Procura, volente o nolente, per mesi ha rischiato di determinare le sorti politiche della Liguria, anche se, poi, a ottobre, gli elettori liguri hanno confermato la loro fiducia nel centro-destra.Come è stato possibile non chiarire prima l’equivoco? La domanda non ha una risposta. Farlo non sarebbe stato particolarmente complicato. Sarebbe bastato fare quello che ha fatto questo giornale a metà ottobre del 2023.Per prima cosa, senza troppa difficoltà, semplicemente contattando alcune fonti fummo in grado di raccontare in esclusiva che insieme con Biglia di Saronno a casa di Cristilli era andato l’avvocato Ferrando e non Piana.Con grande onestà, in una memoria consegnata in Procura, il notaio spiegò subito che l’amico con cui si era recato da Cristilli per «discutere alcuni problemi importanti» non era Piana, ma un’altra persona. Noi svelammo l’arcano: «L’amico, a quanto risulta alla Verità, è il sessantacinquenne avvocato Mauro Ferrando, nome di primo piano nella Genova che conta».In quelle ore l’avvocato confermò agli inquirenti quanto da noi rivelato.Ma entrambi i professionisti negarono di aver avuto «rapporti sessuali» quella sera. Per esempio in una breve memoria il notaio scrisse che con Cristilli dovevano «discutere alcuni problemi importanti» e che l’architetto indagato di riunirsi da lui («Avrebbe messo a disposizione la casa» e Biglia di Saronno avrebbe «pagato sushi e beveraggi»).Dopo aver offerto ai lettori l’identikit del vero partecipante alla cena decidemmo di verificare direttamente alla fonte la notizia e inviammo le foto di Piana, Biglia di Saronno e Ferrando a una delle due escort presenti alla cena (la non indagata), la ventitreenne Valentina C.. La prima domanda che le abbiamo fatto è se fosse presente alla cena e lei rispose: «Ero presente, sì. Lo ricordo». A questo punto le chiedemmo se ricordasse chi avesse partecipato alla serata. Risposta: «Non ricordo i loro nomi purtroppo perché da quando vivo a Milano ho cambiato vita e queste sono vicende vecchie». A questo punto, domandammo alla ragazza se i partecipanti alla cena fossero entrambi capelluti (come Piana e il notaio) o se ci fosse anche un uomo pelato (come Ferrando). La giovane replicò: «Un pelato c’era. Uno dei due era pelato, sicuro». Quindi scoprimmo che l’1 marzo a casa di Cristilli, oltre al «reo confesso» Biglia di Saronno (non indagato e fornito di folto crine) c’era anche un amico pelato. Ma pure Piana ha la sua bella chioma. Per questo inviammo le foto del vicepresidente, di Biglia di Saronno e di Ferrando alla ragazza e Valentina ci reinoltrò immediatamente le immagini degli ultimi due e chiosò: «Loro due erano con me quella sera». Dunque Piana non c’entrava nulla e ciò era già facilmente riscontrabile alla fine del 2023.Il vicepresidente appena confermato commenta con amarezza: «Diciamo che sarebbe stato giusto che perlomeno in campagna elettorale fossi stato tirato fuori dall’inchiesta, perché le campagne elettorali sono già difficili… piacere a tutti non si può e se c’è un elemento su cui possono attaccarti… sui social e sui siti dei giornali locali ogni volta che hanno pubblicato qualche articolo che mi riguardava c’era sempre lo stronzo che commentava in maniera vergognosa… ah Piana quello dei festini con la coca, ecc. ecc… mi aspettavo che chi magari rappresenta la giustizia la facesse fino in fondo, nel vero senso della parola… ero già stato tirato dentro a questa situazione perché non concedermi almeno il diritto di poter fare la campagna elettorale senza essere tirato in ballo da tutti gli scemi che ci sono nel mondo?» Chiediamo conferma del fatto che non ci sia stata una dichiarazione ufficiale della Procura che escludesse in maniera definitiva un suo coinvolgimento e la risposta è scorata: «No, non c’è stata. Io tramite l’avvocato Maurizio Barabino avevo provato a sollecitare la Procura perché perlomeno mi concedesse di poter fare la campagna elettorale in maniera serena. Purtroppo l’ultimo anno così sereno non è stato. Per fortuna non mi sono fatto annebbiare il cervello dalle cazzate, però, diciamo che sarebbe stato giusto che questo chiarimento arrivasse un po’ prima di quanto non sia avvenuto». Che cosa hanno risposto i magistrati al suo legale? «Che dovevano chiudere, che prima o poi usciva tutto il resto… sempre le solite cose». Nell’immediatezza dei fatti ha avuto problemi in famiglia? «Nulla di particolare. Certo a mia moglie non ha fatto piacere, soprattutto quando leggeva i social, e non ha fatto piacere a mio figlio…». A lui qualche frecciatina dai coetanei è arrivata? «Certo, ma non condanno le battute degli adolescenti. Anche io a quell’età ero maliziosetto e stronzetto». Piana ricorda i titoli di quotidiani e telegiornali dell’epoca che per lui «facevano tutti schifo uguale».Anche se sui politici girano voci di ogni genere, il vicepresidente non avrebbe mai immaginato di essere accostato a droga e sesso a pagamento: «Non sono un santo, ma una roba del genere non l’ho mai fatta in vita mia e soprattutto non l’avrei mai fatta da vicegovernatore, sarebbe stato veramente da coglioni». Piana, però, non intende condannare Biglia di Saronno né Ferrando: «Per me sono persone perbene. Sono stati i primi a dire in Procura che io non avevo partecipato a quelle cene. Dove non so assolutamente che cosa accadesse, anche perché non ho mai conosciuto gli organizzatori. Per fortuna l’1 marzo io ero a casa mia a Imperia e la cella agganciata dal mio cellulare mi dava a 150 chilometri di distanza da casa Cristilli. Se fossi stato a Genova, dove a volte mi fermo, che cosa sarebbe successo?».Edoardo Rixi, viceministro dei Trasporti e segretario della Lega in Liguria, di fronte a questo scandalo, rincara la dose: «Il sistema giudiziario dovrebbe garantire strumenti rapidi per riparare i danni causati da accuse infondate. È ora di riflettere su come evitare che simili equivoci possano distruggere vite prima che emerga la verità. Il caso di Piana dimostra quanto sia fragile il confine tra il diritto di cronaca e l’offesa della dignità umana, dal momento che l’esposizione mediatica spesso precede la verifica dei fatti. Nonostante la sua estraneità fosse evidente, un anno di attacchi e insinuazioni ingiustificate ha compromesso la sua serenità. Ora che tutto si rivela un errore, la domanda “chi paga?” è più che legittima».Per Rixi più che la Lega a livello elettorale a rimetterci è stato Piana dal punto di vista personale, anche se ormai toghe e media risultano sempre meno credibili: «Ormai i cittadini non credono più a ciò che leggono e questo sta delegittimando non solo la magistratura, ma anche la carta stampata. In compenso le persone coinvolte rischiano di perdere amici e vivere tensioni familiari.Piana ha vissuto una campagna elettorale avvelenata che ha saputo affrontare con coraggio, ma che avrebbe potuto minare i suoi rapporti familiari che non hanno prezzo e contano più dei voti. Queste cose creano nelle persone una pressione psicologica insensata».
Benedetta Porcaroli (Ansa)
Benedetta Scuderi, Annalisa Corrado, Arturo Scotto e Marco Croatti (Ansa)
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L’operazione «Carri di Gedeone 2» segna l’ingresso di Israele nella fase più delicata della guerra: la battaglia per Gaza City. L’esercito prevede un impiego massiccio di forze corazzate, fanteria e unità speciali, coordinate dall’intelligence sul terreno e da una potenza di fuoco senza precedenti. Ma la guerra urbana porta con sé rischi enormi. Gaza City è un dedalo di tunnel, edifici civili e postazioni mimetizzate che permettono a Hamas di colpire da vicino e confondersi tra la popolazione. Ne parliamo con il generale di Corpo d'Armata, Giorgio Battisti.