2020-09-17
«L'Azerbaijan minaccia di distruggere centrali nucleari in Armenia»
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Parla la nuova ambasciatrice Tsovinar Hambardzumyan: «La Turchia sta diventando sempre più pericolosa in quanto è diventata un esportatore di instabilità in diverse regioni, nella regione Mediterranea, in Africa o nella regione asiatica».Da giugno Tsovinar Hambardzumyan è ambasciatrice straordinaria e plenipotenziaria della Repubblica d'Armenia in Italia. ha studiato presso il Dipartimento di Lingue e letterature orientali della Facoltà di Studi orientali dell'Università Statale di Yerevan e presso la school of political Studies del consiglio d'Europa.Come commenterebbe la dichiarazione dell'Azerbaigian sull'intenzione di lanciare missili sulla centrale nucleare di Metsamor in Armenia?«La minaccia espressa dall'Azerbaigian di lanciare missili sulla centrale nucleare armena di Metsamor è una grave violazione del diritto internazionale umanitario. Riteniamo che questa dichiarazione sia una minaccia di terrorismo nucleare a livello statale, una minaccia per tutti i popoli della regione, ivi compreso lo stesso popolo azero. La leadership azera ha tentato di "giustificare" la dichiarazione del rappresentante ufficiale del Ministero della Difesa azero, presentandola come una dichiarazione fatta in uno stato d'animo "emotivo". Ciò, ovviamente, non diminuisce la serietà della minaccia proveniente dall'Azerbaijan per i popoli della regione. Vorrei fare un'osservazione: nel corso degli ultimi anni l'Azerbaijan ha rappresentato presso diversi organismi internazionali la propria preoccupazione per la sicurezza della centrale nucleare armena, dicendo che la centrale sia ormai obsoleta e che si trovi in una zona sismica. E ora l'Azerbaijan minaccia di distruggere la stessa centrale nucleare. Riteniamo che le ultime dichiarazioni dimostrino chiaramente che tutte le cosiddette preoccupazioni dell'Azerbaijan sono semplicemente azioni ai danni dell'Armenia. Purtroppo, le vite umane non hanno nessun valore per Azerbaijan e tanto meno le vite del popolo del Nagorno Karabakh».In qualità di Ambasciatore dell'Armenia in Italia, qual è il suo appello alle autorità italiane per la risoluzione del conflitto del Nagorno-Karabakh?«Prima di tutto, vorrei cogliere l'occasione per ringraziare le autorità italiane, in particolare il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, per l'approccio equilibrato alla questione del conflitto del Nagorno-Karabakh. Inoltre, apprezzo molto l'approccio prudente ed equilibrato dimostrato dalla parte italiana durante l'escalation di luglio.La nostra aspettativa dalle autorità italiane è che continui a dimostrare un approccio equilibrato e imparziale e a sostenere il processo di negoziazione pacifica nel quadro della co-presidenza del Gruppo Osce di Minsk, unico formato negoziale che ha il mandato della comunità internazionale».La comunità internazionale pare fuorviata dalle reciproche accuse da parte dell'Armenia e dell'Azerbaijan su chi ha attaccato per primo. A chi bisognerebbe credere, chi ha attaccato?«Penso che quando uno non sa a chi credere, dovrebbe ragionare per logica. E' ovvio che chi ha intenzione di attaccare non insiste sull'introduzione dei meccanismi di indagine al confine tra l'Armenia e l'Azerbaijan e sulla linea di contatto tra l'Azerbaijan e il Nagorno Karabakh. Allo stesso tempo, chi non ha intenzione di attaccare non combatte così duramente contro l'introduzione di quei meccanismi. Direi di più: avete mai sentito delle parole ostili da parte dell'Armenia rivolte al popolo dell'Azerbaijan? L'Azerbaijan, invece, lo fa quotidianamente: dichiara che gli armeni sono il loro nemico numero uno e organizza manifestazioni e marce a Baku sotto lo slogan "Morte agli armeni". La recente escalation militare ha messo in evidenza la forte necessità dell'introduzione delle misure di sicurezza e del rafforzamento della fiducia tra le parti, come ad esempio il contatto diretto tra i comandanti, il monitoraggio internazionale (attualmente quello dell'Osce) e l'introduzione dei meccanismi di indagine delle violazioni del cessate il fuoco. Tuttavia, il paese che da sempre si esprime contro l'introduzione delle misure sopra citate e' proprio l'Azerbaijan».Qual è il ruolo della Turchia in tutto questo?«Il ruolo della Turchia, per usare un eufemismo, è distruttivo, come sempre. Purtroppo, la Turchia sta diventando sempre più pericolosa in quanto è diventata un esportatore di instabilità in diverse regioni, nella regione Mediterranea, in Africa o nella regione asiatica. Al momento, la Turchia sta cercando di esportare questa politica anche nel Caucaso Meridionale. La dichiarazione della Turchia sul sostegno incondizionato all'Azerbaijan e il suo ruolo distruttivo nel conflitto del Nagorno-Karabakh sono soltanto una parte dell'attuale politica neo-ottomana della Turchia».