2022-11-05
L’Avvocatura rovina le trame di Tridico
Pasquale Tridico (Imagoeconomica)
L’organo legale dello Stato boccia il parere dell’Inps a favore del suo presidente: «Dovrà lasciare l’incarico a maggio 2023».Stop ai sogni di gloria per il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico. L’Avvocatura dello Stato ha infatti bocciato il parere, reso dai dirigenti dell’Istituto da lui nominati, che ne avrebbe allungato l’incarico fino ad aprile 2024. Tridico, invece, dovrà mollare la poltrona a maggio prossimo. Il tentativo di Pasquale Tridico di conservare per un altro anno e mezzo la poltrona di presidente dell’Inps, svelato in esclusiva dalla Verità il 20 ottobre scorso, sembra essere destinato a fare un clamoroso buco nell’acqua.Tra luglio e agosto Tridico aveva chiesto all’ufficio legale dell’Inps di stabilire l’effettiva data di scadenza del suo mandato: maggio 2023 o aprile 2024. Ricevendo come risposta quella a lui più favorevole. Adesso però l’Avvocatura dello Stato ha trasmesso al ministero del Lavoro guidato da Marina Elvira Calderone un parere che boccia l’interpretazione data dall’Inps con il risultato che quasi certamente a maggio Tridico sarà costretto a fare gli scatoloni. L’Avvocatura era stata investita, con il governo Draghi ancora in carica per il disbrigo degli affari correnti, da Stefano Scarafoni, capo di gabinetto dell’ex ministro Andrea Orlando dopo che il 4 agosto scorso il dg dell’Inps Vincenzo Caridi lo aveva consultato «al fine di acquisire il definitivo orientamento sulla tematica in oggetto di codesto Ministero vigilante in ragione dei fondamentali impatti che tale questione riveste per l’Istituto». La nota di trasmissione di Caridi informava il governo di come gli uffici che dipendono da Tridico avessero emesso un parere favorevole al loro stesso presidente. Una notizia di cui era stato informato il braccio destro del ministro uscente, peraltro esponente di un partito che ha ancora più di cento dipendenti in cassa integrazione pagata proprio dall’Inps. In ballo per Tridico c’era come detto un anno in più di incarico (che dovrebbe durare 4 anni), una possibilità garantita facendo slittare in avanti la data effettiva di inizio mandato. La nomina a presidente è infatti avvenuta a maggio 2019, in una fase di transizione senza che l’Istituto avesse un cda, che è stato, invece, nominato, durante il Conte 2 e che si è insediato il 15 aprile 2020. Nell’occasione Tridico venne confermato presidente, una sorta di seconda incoronazione. Per lo scudiero del reddito di cittadinanza l’interpretazione più favorevole farebbe scadere l’incarico ad aprile 2024, in concomitanza con la decadenza del cda. Era proprio questa l’interpretazione data il 4 agosto dal coordinamento legale dell’Inps che metteva nero su bianco un «parere legale in ordine alla durata della nomina del presidente, prof. Pasquale Tridico», in base al quale il calcolo sarebbe dovuto partire dal 2020 e non dal 2019. Il documento, come detto, viene inviato al dg dell’Istituto, Caridi, nominato nel febbraio di quest’anno da Orlando su indicazione del cda Inps presieduto da quello stesso Tridico di cui era in ballo la durata dell’incarico. Qualcuno potrebbe intravedere un conflitto di interessi nel ruolo di Caridi. Ma anche i giuristi che hanno scritto il documento trasmesso al ministero avevano qualche motivo di gratitudine nei confronti del presidente dell’istituto previdenziale. Per esempio la firma sul parere è di una dirigente appena promossa dal cda targato Tridico. Il 20 luglio, un giorno prima delle dimissioni dell’ex premier Mario Draghi, il consiglio di amministrazione dell’Inps nomina infatti a capo del coordinamento legale l’avvocato Mirella Mogavero, che si insedia il 1° agosto ed il 4 agosto, a tempo record, trasmette a Caridi il delicatissimo parere destinato al braccio destro del ministro. Per la Mogavero (qualcuno potrebbe ritenere anche lei in pieno conflitto di interessi) «è evidente che la data di scadenza del mandato del Presidente Tridico, nella nuova investitura, non possa che ritenersi ravvisabile nella scadenza quadriennale della data di insediamento del Consiglio di amministrazione (15 aprile 2024)». Per l’Avvocatura dello Stato, però, la cosa non è proprio evidente, anzi. Nel documento trasmesso al ministero ribaltano l’interpretazione della neo coordinatrice dell’area legale dell’Inps, spiegando che Tridico ha svolto le sue funzioni di presidente dell’istituto fin dal maggio 2019 dopo aver già gestito l’istituto in una sorta di commissariamento nei due mesi precedenti. Per l’Avvocatura quindi, quella del 2020 non rappresenterebbe per Tridico una nuova investitura, anche perché a norma di legge, il presidente è un organo sociale distinto e diverso dal cda, che viene nominato dal presidente del Consiglio dei ministri, mentre Tridico è stato messo a capo dell’Inps sì su proposta del Consiglio dei ministri, ma, come previsto dalla normativa, attraverso un decreto del Presidente della Repubblica. Secondo l’ufficio legale Inps le «previsioni» dell’atto firmato da Sergio Mattarella sarebbero, però, state «espressamente sostituite dalla previsione, anche quanto a durata e relativa decorrenza, di cui al Dpcm del 16 dicembre 2019», quello di nomina del cda. Secondo l’Inps quindi, un atto amministrativo del governo avrebbe più valore di uno giuridico del Presidente della Repubblica. Prima di approdare all’Inps Tridico è stato il consigliere economico dell’allora ministro Luigi Di Maio, accompagnandolo in tutte le fasi della nascita del reddito di cittadinanza. Lo sbarco di Tridico nel palazzone di via Ciro il Grande era stato sponsorizzato dal Movimento 5 stelle e annunciato con squilli di trombe. I deputati membri della commissione Bilancio, il 15 maggio 2019, avevano dichiarato: «Da quando ha iniziato a occuparsi dell’Istituto di previdenza Pasquale Tridico ha già lanciato importanti iniziative che dimostrano la sua attenzione ai bisogni della gente. Una su tutte l’avvio di Inps per tutti che cercherà di far conoscere a quante più persone possibile le possibilità offerte dal Reddito e dalla Pensione di Cittadinanza». Adesso, però, nonostante gli sforzi profusi dai dirigenti da lui nominati o promossi, Tridico sembra davvero destinato a dover lasciare l’Inps nella prossima primavera, privando il Movimento 5 stelle dell’ultimo giapponese rimasto nella giungla del reddito di cittadinanza.
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