2022-06-09
Lavrov apre i porti alle navi del grano. «Se i nemici sminano noi non spareremo»
Mosca fredda sul colloquio tra presidenti. I turchi barattano l’ok russo all’invasione in Siria col veto su Svezia e Finlandia.Turchia e Russia si avvicinano. È questo il dato complessivo emerso dall’incontro di ieri ad Ankara tra il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, e l’omologo russo, Sergej Lavrov. Un incontro, in cui sono state discusse varie questioni: dal processo diplomatico in Ucraina, allo sblocco dei porti, passando per i dossier di Siria e Libia. Cavusoglu si è detto fiducioso sulla possibilità di una ripresa delle trattative. «Vediamo che c’è un’atmosfera più positiva in termini di ritorno ai negoziati rispetto a poche settimane fa [...] Se entrambe le parti vorranno incontrarsi di nuovo, forniremo il supporto necessario come Paese facilitatore», ha detto il ministro turco, ribadendo l’auspicio di ospitare un incontro tra Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin. Più scettico sul tema si è mostrato invece Lavrov. «Per quanto riguarda un incontro tra Zelensky e il presidente russo, abbiamo spiegato in più occasioni che Zelensky sta cercando un incontro fine a sé stesso. È volubile come il vento», ha dichiarato, subordinando la possibilità di un vertice tra i presidenti alla ripresa dei colloqui negoziali. Una posizione simile è stata espressa anche dal portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, secondo cui tale incontro non sarebbe al momento possibile e dovrebbe comunque essere in caso «ben preparato».Tuttavia il punto centrale del vertice di ieri tra i due ministri è stato rappresentato dalla questione del blocco del grano. Cavusoglu ha definito «ragionevole» il piano delle Nazioni Unite volto a creare un corridoio marittimo sicuro, per consentire l’esportazione di frumento dall’Ucraina: un piano che prevederebbe la garanzia di una scorta turca alle imbarcazioni che lasciano i centri portuali ucraini. «Naturalmente sia l’Ucraina che la Russia devono accettarlo», ha precisato. Il ministro turco ha inoltre offerto un assist politico a Mosca, difendendo la richiesta del Cremlino di revocare le sanzioni alle esportazioni agricole russe. «Se dobbiamo aprire il mercato internazionale al grano ucraino o all’olio di girasole, la rimozione degli ostacoli che si frappongono alle esportazioni della Russia la consideriamo come una richiesta legittima», ha detto Cavusoglu. La Russia, per parte sua, ha assicurato collaborazione. «Siamo pronti a garantire la sicurezza delle navi che lasciano i porti ucraini e si dirigono verso gli stretti. Siamo pronti a farlo in collaborazione con i nostri colleghi turchi», ha affermato Lavrov, scaricando al contempo su Kiev la responsabilità dello sminamento dei porti. «Per risolvere il problema, l’unica cosa necessaria è che gli ucraini lascino uscire le navi dai loro porti o sminando o tracciando corridoi sicuri, non serve altro», ha dichiarato il ministro russo, che ha accusato Zelensky di «essersi rifiutato categoricamente» di risolvere questo problema. Kiev non sembra comunque affatto convinta dalle rassicurazioni di Lavrov. «Le parole di Lavrov sono vuote. L’Ucraina ha chiarito la sua posizione sui porti marittimi: sono necessari equipaggiamenti militari per proteggere la costa e una missione della marina per pattugliare le rotte di esportazione nel Mar Nero. Alla Russia non può essere consentito di utilizzare i corridoi del grano per attaccare l’Ucraina meridionale», ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri di Kiev, Oleg Nikolenko. L’associazione ucraina dei commercianti di grano, dal canto suo, ha fatto sapere di ritenere la Turchia non abbastanza potente per garantire la sicurezza delle rotte marittime, auspicando in tal senso anche l’intervento di scorte rumene. Di crisi alimentare si è parlato altresì in una telefonata tra Zelensky e Olaf Scholz, mentre Ursula von der Leyen ha detto che «il cibo è diventato parte dell’arsenale del terrore del Cremlino». In tutto ciò, come accennato, ieri ad Ankara si è discusso anche di Siria: ricordiamo che di recente Recep Tayyip Erdogan ha annunciato l’intenzione di effettuare una nuova incursione militare nel Paese, per colpire i curdi e ricollocare alcuni dei numerosi profughi siriani attualmente ospitati all’interno della Turchia. Ebbene, pur non nascondendo una «diversità di opinioni» Cavusoglu ha mostrato un tono conciliante, cercando di legare scaltramente il dossier siriano al veto che Ankara ha posto sull’ingresso nella Nato di Svezia e Finlandia: due Paesi accusati non a caso dai turchi di connivenza con i curdi. Non è quindi escludibile che Ankara punti a barattare questo veto con il placet russo all’incursione turca in Siria. Del resto, il Cremlino vede come il fumo negli occhi l’ammissione di Stoccolma ed Helsinki nell’Alleanza atlantica, mentre sa bene di non potersi mettere contro Erdogan in questa fase storica così delicata. Un Erdogan che ieri ha ricevuto ad Ankara uno stretto alleato di Putin come il presidente venezuelano, Nicolas Maduro. Insomma, grazie alla sua spregiudicatezza, il sultano mantiene la propria centralità e si mostra capace di tenere sulla corda contemporaneamente Mosca e la Nato. Per quanto tempo riuscirà ancora a dare le carte?