2020-03-19
L’Aula non gli ha dato nessun mandato. Però Conte tira dritto sul salva Stati
Tutti i partiti, escluso il Pd che tace, sono contrari ai coronabond e al ricorso al fondo. Le uniche voci positive (Gianni Letta, Mario Monti, Lorenzo Bini Smaghi) vengono da fuori. Ma il premier va avanti. La Lega invoca: «Riuniamo le Camere».Ma Giuseppe Conte a nome e per conto di chi, e su quale mandato, si starebbe muovendo in Europa per l'accesso al Mes, con il rischio di esporre l'Italia al commissariamento e a una serie di condizionalità che renderebbero il governo di Roma sempre più un esecutore di tassative indicazioni estere?Ieri La Verità e altri quotidiani hanno affermato che il giorno precedente, nel vertice Ue in videoconferenza, Conte avrebbe non solo evocato emissioni di Coronabond (proposte tra gli altri da Mario Monti), ma soprattutto avrebbe fatto esplicito riferimento al Fondo salvastati. La notizia -univoca - non è stata smentita. Così come non era stata smentita, la sera prima, la testata tedesca Handelsblatt: anche in quel caso si parlava di una richiesta italiana di uso del fondi del Mes, e la fonte era quella di partecipanti alla riunione. La cosa non è di poco conto: si tratta del primo ministro italiano che, senza alcun mandato parlamentare, solleva una richiesta dalle conseguenze potenzialmente drammatiche. E lo fa nel momento stesso in cui invoca sostegno da tutti, opposizioni incluse. Eppure quella richiesta non la avanza nessuna delle principali forze politiche. Il reggente dell'attuale partito di maggioranza relativa, il grillino Vito Crimi, si è dichiarato nettamente contrario, parlando a Radio Capital: «Riteniamo che qualunque tipo di attività messa in campo a livello europeo non debba prendere in considerazione l'utilizzo del Mes. Nessuno pensi di portarci alle condizioni in cui è stata portata la Grecia negli anni passati». Per Leu, Stefano Fassina è stato ancora più netto, parlando di «capestro del Mes». Quanto al Pd, in modo formale ed esplicito, nessun dirigente si è espresso a favore. Spostandoci all'opposizione, la linea della Lega è frontalmente contraria. Matteo Salvini ha tenuto ieri una conferenza insieme ad Alberto Bagnai, presidente della commissione Finanze del Senato (tra le figure più impegnate contro l'approvazione della riforma del Mes, assieme al suo collega Claudio Borghi). Salvini ha parlato del decreto, chiedendo formalmente la convocazione delle Camere: «Il presidente della Repubblica ci richiama all'unità. Ma per collaborare occorre essere in due». Salvini e Bagnai hanno rilanciato le ipotesi avanzate dalla Lega e dal resto del centrodestra e non accolte dal governo, a partire da una completa moratoria fiscale per tutto il 2020. Interpellato su come voterà la Lega, Salvini ha risposto: «Noi stiamo raccogliendo le proposte che vengono da tutto il mondo produttivo che dice: “Così non basta, così non serve". Se il decreto migliora e serve davvero a curare il Paese, c'è l'ok della Lega. Se invece rimane questo, a scatola chiusa, se ci dicono o è così o buona notte, non approviamo deleghe in bianco». Salvini ha precisato che Bagnai «ha coordinato gli economisti del centrodestra» e ha aggiunto che «oggi stesso (ieri, ndr) risentirò Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni». Ed ecco il passaggio anti Mes: «Non diamo mandati in bianco per trattare in Europa sul Fondo salvastati». Posizione che Bagnai ha articolato: «Si tratta di un fondo che ha risorse limitate. Siamo davanti a un'emergenza gravissima, e c'è una sola istituzione che può dare risposte: è la Bce. Guardate come sta agendo la Fed americana e come invece si sta muovendo la Bce. Bisogna dare un segnale che verrà fatta qualsiasi cosa. L'intervento di fondi europei è inutile perché limitato. Serve un intervento illimitato, e dunque della Bce». Bagnai ha poi chiarito che è irrealistico pensare a Bond comuni europei: «Di vari tipi di Bond o di altra forma di messa in comune del debito, si parla da 20 anni, ma la cosa non viene approvata. Ho difficoltà a pensare a emissioni comuni con chi sta bloccando le mascherine alle frontiere. Non mi pare che esistano condizioni politiche di solidarietà tali da consentire un'operazione del genere. È stata messa in comune la politica monetaria? Intervenga quella». E allora chi sono i favorevoli a un ricorso al Mes? In chiaro, due sole figure, oggi non impegnate politicamente. L'ex premier Enrico Letta, secondo cui «ora è il momento di usare il Fondo salvastati». La ricetta di Letta? «Rinviare la discussione sul suo futuro, eliminare le clausole di condizionalità e usare la sua dotazione finanziaria». Ma resta il piccolo «dettaglio» che è difficile immaginare che tedeschi, olandesi, lettoni e così via siano disposti a eliminare qualunque condizionalità a carico dell'Italia. Anche perché il Mes ha uno statuto e delle regole stringenti.Ed è stata proprio l'altra personalità favorevole, l'ex membro del board Bce e attuale presidente della francese Société Générale Lorenzo Bini Smaghi, ad ammettere (nel suo caso, a rivendicare) il reale stato delle cose. Intervistato dalla Stampa all'indomani della coltellata inferta all'Italia da Christine Lagarde, Bini Smaghi aveva difeso la Bce, e aveva aggiunto: «La possibilità per la Bce di usare l'Omt c'è sempre, ma ricordiamoci che l'acquisto illimitato di titoli di un Paese sarebbe condizionato all'esistenza di un programma di aggiustamento concordato con le istituzioni europee». All'obiezione dell'intervistatore («Come la Troika per la Grecia»), senza fare una piega, Bini Smaghi aveva proseguito: «Il nuovo Mes offre delle opportunità in più, in particolare la possibilità di approvare un programma precauzionale con condizionalità “leggera"». C'è da chiedersi: è questa la linea di Giuseppe Conte?
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