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«L'Assemblea parlamentare del Mediterraneo è il veicolo giusto per creare ponti anche nell'Adriatico»

Food Talk | Il bicchiere giusto per il momento di festa

Con Elena Tessari, grande "donna del vino", raccontiamo una storia di eccellenza italiana. Con qualche consiglio per il Natale che arriva.

Edicola Verità | la rassegna stampa del 18 dicembre

Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 18 dicembre con Flaminia Camilletti

Meloni detta la linea in Aula: «Con Kiev, ma senza soldati. Asset russi? Valutiamo bene»
Giorgia Meloni (Ansa)
Nelle comunicazioni in vista del Consiglio europeo, il premier spiega: «Fra Usa e Ue c’è clima unitario, non siamo competitor, anche se ci sono delle prospettive diverse».

Felpata nella strategia, assertiva nei toni, Giorgia Meloni tiene le consuete comunicazioni davanti al Parlamento in vista del delicatissimo Consiglio europeo di oggi e domani. La posizione del governo italiano è di totale sostegno all’Ucraina, di fermissima condanna delle azioni della Russia, ma anche di estrema cautela sul tema dell’utilizzo degli asset russi. Inoltre, ancora una volta si tiene fermo il punto: nessun soldato italiano metterà piede in Ucraina. Neanche a dirlo, alla Camera la Meloni insiste sulla necessità di non divaricare (o almeno non troppo) le posizioni di Europa e Stati Uniti. «Nella serata di lunedì», sottolinea la premier, «ho partecipato al vertice di Berlino, insieme al presidente Zelensky, a diversi colleghi europei, e ai negoziatori americani Steve Witkoff e Jared Kushner, in un clima costruttivo e unitario che vale la pena di sottolineare.

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Torna il Natale nel paese dove nacque Gesù
Getty Images
La Terra di Cristo è ferita dai segni del conflitto: pochi turisti, strade vuote, disoccupazione a livelli altissimi. Eppure, a Betlemme si rivedono piazze vivaci, luminarie e un Santa Claus che vende cappelli: «Venite qui anche se il 7 ottobre ha cambiato ogni cosa».

Matteo Carnieletto da Betlemme, Cisgiordania

Sono i segni della guerra ad accoglierti all’aeroporto di Tel Aviv. Le colonne che dividono gli spazi all’interno dell’edificio sono piene di adesivi. Volti che non ci sono più. Sono soprattutto di giovanissimi, uccisi il 7 ottobre di due anni fa. Oppure durante la guerra contro Hamas a Gaza. Anche gli aranci che erano stati piantati a circa 200 metri dall’aeroporto non ci sono più. Al loro posto terra divelta e scura. Niente frutti, per ora. Soltanto il ricordo di un missile lanciato dagli Houthi qualche mese fa e arrivato pericolosamente vicino all’aeroporto.

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