2020-02-27
Mattarella mette Conte in isolamento
Oggi al bilaterale con Emmanuel Macron, sarà Sergio Mattarella il padrone di casa. Perfino per Parigi è un atto «inusuale»: Palazzo Chigi sotto tutela. Non bastavano i retroscena, non smentiti, secondo cui il Quirinale sarebbe intervenuto per ricomporre la frattura tra Giuseppe Conte e il governatore lombardo Attilio Fontana, dopo la doppia gaffe del premier sull'ospedale di Codogno e sulla necessità di circoscrivere i poteri delle Regioni: affermazioni poi ritrattate da Conte. Tra l'altro, è noto che Fontana si sia sentito con il capo dello Stato, che gli ha espresso vicinanza e ringraziamento. Di tutta evidenza, non è stato certo un modo per premiare ed elogiare il comportamento di Conte, la cui gestione ha determinato profonde divisioni politiche e una sovraesposizione devastante dell'Italia sui media di tutto il mondo, con riflessi anche per l'economia di eccezionale durezza. Ieri, a prima vista su tutt'altro tema, si è aggiunta una novità rilevantissima: un lancio Ansa da Parigi - solo apparentemente scarno, fattuale, anodino - nascondeva in poche righe almeno tre dettagli assolutamente non ordinari, e una notizia politica di rilievo primario. Leggiamolo: «Il presidente Sergio Mattarella arriverà domani sera (ndr, oggi) a Napoli a conclusione del vertice Italia-Francia e riceverà le delegazioni per una cena: lo hanno detto fonti diplomatiche a Parigi alla vigilia dell'appuntamento che rappresenta il primo bilaterale fra i due Paesi dopo la crisi diplomatica. Per le fonti a Parigi, la visita di Mattarella al vertice è importante e rappresenta «un gesto inusuale». Nel previsto incontro con il presidente Emmanuel Macron, si parlerà - aggiungono le fonti diplomatiche - «dell'organizzazione di una visita di Stato del presidente Mattarella in Francia, che l'Eliseo vorrebbe fosse entro il 2020».Primo dettaglio non ordinario: è curioso che i programmi del Quirinale li annunci l'Eliseo, anzi «fonti diplomatiche» francesi. Secondo: è notevole che sia proprio la parte francese a definire la presenza del capo dello Stato italiano «un gesto inusuale», caricandola cioè di significato politico, ed evitando che passi l'interpretazione riduttiva di un semplice atto di cortesia di Mattarella verso l'ospite transalpino. Terzo: è significativo che l'Eliseo già parli di un altro appuntamento, sottolineando dunque di voler dare continuità all'interlocuzione diretta tra Macron e Mattarella, senza intermediari e a ritmo serrato. Da questi dettagli si capisce la notizia politica di rilievo assoluto: a Mattarella non basta affatto la presenza a questo trentacinquesimo vertice intergovernativo italo-francese di Giuseppe Conte e di ben altri 12 ministri. Il presidente della Repubblica va in prima persona, lascia la sede del Quirinale (fatto a sua volta non scontato né banale), e assume direttamente un ruolo di guida.Nel merito, La Verità, in un'analisi di Claudio Antonelli, ha già spiegato ieri il rilievo (e i rischi per l'Italia) di questo vertice. È il ritorno di un grande classico dei governi a trazione Pd: l'allineamento di Roma ai desiderata di Parigi, con il pericolo che sia sul piano dell'industria della Difesa che su quello delle scelte di politica internazionale (si pensi solo alla Libia e al Mediterraneo) sia l'interesse nazionale francese a prevalere in modo schiacciante. C'è anche la prospettiva della ripresa di quel trattato Francia-Italia che Macron e Paolo Gentiloni intendevano rilanciare tra fine 2017 e inizio 2018 anche attraverso il lavoro di sei «saggi», con grande attivismo dell'allora sottosegretario Sandro Gozi, adesso eurodeputato macronista eletto in Francia (grazie alla Brexit). Per la cronaca, i tre «saggi» in quota italiana erano l'eterno Franco Bassanini, l'avvocata Paola Severino, e Marco Piantini, che fu consigliere di Gentiloni a Palazzo Chigi e lo ha seguito a Bruxelles: un team non certo antifrancese, per capirci. Ma torniamo al punto politico. Inutile girarci intorno: se a un incontro partecipa il capo dello Stato, il presidente del Consiglio e gli altri ministri possono - diciamo - accompagnarlo, assisterlo, intervenire quando Mattarella darà loro la parola. Si riproduce - in modo informale - ciò che è più formale nella Costituzione francese: la guida politica dell'esecutivo da parte del presidente della Repubblica, sia pure per il tramite di un primo ministro. Lì, un semipresidenzialismo esplicito: qui, in forma più indiretta e implicita. È dunque evidente che Sergio Mattarella, con questa mossa politica non ordinaria, proprio nel momento di massima debolezza di Conte, abbia ritenuto di scendere in campo in prima persona. Prima interpretazione: per commissariare de facto il premier. In questa lettura, Conte resta, ma depotenziato, e dovrà adattarsi a una moral suasion sempre più penetrante, e in sostanza a essere esecutore più che protagonista di un ruolo di direzione politica. Seconda interpretazione, ancora più netta: la posizione di Conte non è più salda come prima, e nessun esito (certo non oggi, a emergenza ancora in corso) può essere escluso. I sostenitori di questa lettura ancora più hard sottolineano il fatto che Giuseppi, in queste ore, non abbia ricevuto una sola difesa pubblica da nessuno dei leader della sua stessa maggioranza: da Nicola Zingaretti a Matteo Renzi, passando per il reggente pentastellato Vito Crimi, nessuno ha speso mezza parola per Conte, asserragliato e isolato nel suo fortino con Rocco Casalino. Una regola ben nota della politica è che nessuno può considerarsi indispensabile, nemmeno i portatori di pochette o - in questi giorni - di maglioncino.
Il ministro della Giustizia carlo Nordio (Imagoeconomica)