2021-10-21
L’archiviazione a orologeria sul Trivulzio
La richiesta dei pm risale al 7 ottobre, ma è trapelata soltanto a urne chiuse: a differenza delle altre inchieste sul centrodestra che hanno, invece, monopolizzato la campagna elettorale. Le indicazioni del governo Conte hanno creato il caos nella Baggina.Con la fine della campagna elettorale, dopo il voto a Milano e i ballottaggi di Roma e Torino, si sono finalmente chiuse alcune inchieste che avevano caratterizzato la cronaca giudiziaria del centrodestra durante tutto il 2020. Si tratta di indagini che furono usate come vere e proprie clave, da parte del centrosinistra e da quotidiani come Repubblica, per attaccare la Regione Lombardia del leghista Attilio Fontana. Tra queste si distingue senza alcun dubbio l'inchiesta sul Pio Albergo Trivulzio, la residenza sanitaria assistenziale (Rsa) finita nelle cronache locali e nazionali durante la pandemia di Covid 19. Il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano - insieme coi pm Mauro Clerici e Francesco De Tommasi -, ha chiesto l'archiviazione dell'indagine per epidemia colposa che riguarda il periodo tra il gennaio e l'aprile 2020. Sono state analizzate oltre 400 cartelle cliniche. E sono state raccolte decine di testimonianze tra i parenti delle vittime (riuniti in un comitato per la verità), e quelle di dirigenti e personale medico. Il nesso tra morti e condotte riprovevoli nella struttura non è stato trovato. C'è una particolarità sulle date di chiusura delle indagini. I pm hanno chiesto l'archiviazione il 7 ottobre. Eppure della richiesta non si è avuto notizia fino alla chiusura dei seggi, al secondo turno. Di sicuro c'è stata meno celerità nelle comunicazioni rispetto ad altre indagini, che hanno visto ancora una volta coinvolto il centrodestra e in particolare Fratelli d'Italia, uscite prima ancora del primo turno.La strage del Trivulzio fu una delle tragedie più sentite a Milano e in Lombardia. Si parlò a lungo di errori da parte della struttura della storica baggina da dove partì negli anni Novanta l'inchiesta di Tangentopoli. E si parlò a lungo delle responsabilità della Regione Lombardia che di fatto nomina i dirigenti nelle Ats (le ex Asl) e in diverse Rsa sul territorio. Il Trivulzio, però, è un caso a parte. Perché, come si legge anche sul sito, la Regione «designa il direttore generale e legale rappresentante dell'Azienda d'intesa con il sindaco del Comune di Milano, e nomina, insieme al Comune di Milano, i componenti del Consiglio di indirizzo aziendale». In sostanza anche Palazzo Marino ha una fetta di responsabilità nella gestione. Ma lo scorso anno il Partito democratico e il Movimento 5 stelle non persero occasione per attaccare a testa bassa la gestione «leghista» della baggina di Milano. Anche il sindaco Beppe Sala sottolineò in quei giorni il fatto che «sulle Rsa la competenza» fosse «della Regione», auspicando le dimissioni dei manager. Persino l'ex segretario Nicola Zingaretti si scomodò per sostenere la diversità della gestione delle Rsa nella regione Lazio. Anche ieri Pierfrancesco Majorino, europarlamentare del Partito democratico, è tornato ad attaccare e ha parlato di «responsabilità che nessuno potrà cancellare». È vero che nelle 30 pagine di richiesta di archiviazione si parla anche di «carenze oggettive» che sarebbero state messe in campo dalla struttura durante la prima fase della pandemia. Ma per completezza delle informazioni bisogna anche evidenziare come dalle indagini emerga anche «la straordinarietà della pandemia dello scorso anno» e soprattutto come venga spesso sottolineata le responsabilità a livello di governo, quando il presidente del Consiglio era Giuseppe Conte e il ministro della Salute Roberto Speranza. Perché, si legge, «le caratteristiche straordinarie di diffusione e letalità che in concreto il fenomeno pandemico - non paragonabile nelle sue manifestazioni effettive con altri recenti allarmi pandemici - ha assunto già nel marzo 2020 in particolare in Lombardia, hanno fatto sì che le indicazioni e le misure precauzionali dettate dalle autorità sanitarie (dall'Oms alle Ats) e politico amministrative (governo e regione) abbiano dovuto essere più volte implementate, risultando - alla stregua degli sviluppi dell'infezione - a lungo inadeguate».Non a caso a pagina 9 della richiesta di archiviazione vengono messe in fila tutte le circolari del ministero, comprese le loro contraddizioni, da quella del 22 gennaio fino a quella del 25 marzo. Nella richiesta di archiviazione i magistrati sottolineano come «la circolare del ministero della salute del 22 gennaio 2020» riportasse «informazioni limitate e generiche sull'epidemia a Wuhan» e riferisse «che il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc)» stimasse che il rischio di introduzione dell'infezione in Europa, attraverso casi importati fosse «moderato». Non solo. Il 22 febbraio, un'altra circolare, «considera il rischio di diffusione dell'infezione in Europa ancora limitato» e «porta i primi suggerimenti per la gestione dei pazienti in ambito sanitario e i primi accenni a prevenzione in ambito generale». Il 27 febbraio una nuova circolare «riporta indicazioni del gruppo di esperti dedicato al Covid che sconsiglia uso di tamponi su soggetti asintomatici». Insomma, più che Regione Lombardia e il Trivulzio forse il centrosinistra avrebbe fatto meglio a criticare il governo in cui esprimeva il ministro della Salute.