2020-06-01
Claudio Martelli: «L’Anm è una cupola: va reciso il cordone che la lega al Csm»
L'ex Guardasigilli: «È proprio il sindacato delle toghe a minacciare la loro autonomia La riforma proposta da Bonafede è acqua tiepida. Nel parlamentino serve il sorteggio».Claudio Martelli, ministro della Giustizia dal 1991 al 1993, si è lanciato da pochissimo in una nuova avventura editoriale: riportare in edicola l'Avanti!, storico quotidiano socialista. «Sta andando bene», esulta, «e da oggi il giornale è in edicola anche a Roma».Proprio sull'Avanti!, insieme a Emma Bonino, ha attaccato l'Anm, attribuendole «reati associativi». A che si riferisce? «Dalle intercettazioni emerge una vera e propria biblioteca di scambi d'influenze».Addirittura?«Senza contare l'uso di mettere nel mirino qualche collega per estrometterlo dalla corsa a un incarico».Sergio Mattarella ha manifestato «grave sconcerto e riprovazione», parlando di «degenerazione del sistema correntizio» e di «inammissibile commistione tra politici e magistrati». Condivide? «Sì, ma mi stupisce che non se ne tragga la logica conseguenza».Quale?«Perché il correntismo è così preoccupante? Perché le correnti esercitano un potere. E dove stanno le correnti? Nell'Anm».Dove vuole arrivare?«Se il correntismo è degenerato, lo è anche l'Anm».In che senso?«Se un'associazione privata, malata di correntismo degenerato, come dice il presidente della Repubblica e come ammettono pure i magistrati, monopolizza composizione e funzionamento di un organo costituzionale, cioè il Csm, siamo di fronte a una situazione aberrante. Ha ragione Raffaele Cantone».Su cosa?«Dice che le correnti sono il cancro della magistratura. Ma se le correnti sono il cancro, l'Anm, che ne è il ricettacolo, è la metastasi più grave. Pensi pure a Nino Di Matteo».Lui che dice?«Che le correnti usano metodi mafiosi. Ma allora l'Anm è la cupola. Se si fanno certe diagnosi, bisogna indicare la terapia adeguata».E che bisogna fare? Sciogliere l'Anm?«Non mi interessa scioglierla. Mi interessa recidere il cordone ombelicale che la lega al Csm».Come si fa?«Evitando che l'Anm decida vita, morte e miracoli delle candidature al Csm».E il Csm va sciolto?«Credo sia necessario procedere a nuove elezioni, con un sistema diverso ovviamente».Mattarella sostiene che sarebbe inopportuno, da parte sua, sollecitare una riforma, visto che il governo si sta già muovendo. Non c'è il pericolo che un iter parlamentare prevedibilmente lungo, alla fine, lasci tutto com'è?«Certo. Ma qui siamo di fronte alla profonda crisi di un organo costituzionale. E bisogna procedere il più rapidamente possibile a un suo rinnovo».Il presidente sostiene di non poterlo sciogliere d'imperio.«Ma può sollecitare il vicepresidente a farlo, o sollecitare i membri da lui nominati ad agire in tal senso. Lo stesso vale per il Parlamento. Cinque membri, peraltro, si sono già dimessi».Su che basi va ricostruito il Csm?«Ricorrendo a uno strumento eccezionale: quello del sorteggio».Che ne pensa del disegno di riforma annunciato dal ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede?«Acqua tiepida, una cosa inutile».Non c'è la separazione delle carriere, ma c'è la parità di genere…«Scelta sacrosanta, ma non c'entra con la cura del correntismo».Serviva l'inchiesta su Luca Palamara per capire che il sistema delle correnti è marcio?«Questa degenerazione dura da 30 anni. Purtroppo il sistema politico, il Parlamento e il governo scontano un'organica debolezza di fronte alla magistratura associata. Ci si rifiuta di prendere atto della realtà».Quale realtà?«Che proprio la magistratura associata rappresenta la principale minaccia all'autonomia e all'indipendenza dei singoli magistrati».Sono passati 28 anni dall'omicidio di Giovanni Falcone. Lei che lo sostenne, fu testimone di come le ostilità delle correnti ne impedirono la nomina all'ufficio istruzione del tribunale di Palermo.«Già Leonardo Sciascia ammonì le toghe: se sovvertite i principi che voi stessi avete stabilito per le nomine, per qualche interesse fazioso o personale, ciò vi si ritorcerà contro. Un monito che si attaglia perfettamente a quella vicenda».Perché?«Paolo Borsellino fu nominato nonostante fosse più giovane del suo rivale, in contrasto con il principio dell'anzianità di servizio. Per lo stesso motivo, Falcone fu bocciato. E allora, con che criteri si muove il Csm? Io non dimenticherò mai un episodio».Quale?«Il presidente dell'Anm del tempo, Raffaele Bertoni, arrivò a dire, della superprocura antimafia: “Non si sente nessun bisogno di una nuova cupola mafiosa"». Davvero?«Questi erano atteggiamenti eversivi: non bastasse, poco dopo i magistrati proclamarono uno sciopero generale contro l'istituzione di quella superprocura».Molti dei colleghi che ostacolarono Falcone, dopo si sono ritrovati a commemorarlo…«Non a caso, sull'Avanti!, torno a pubblicare il discorso di Ilda Boccassini: voi che l'avete denigrato, contestato e umiliato, non avete il diritto di celebrare Falcone nel giorno del suo funerale».A chi si rivolgeva?«Ai colleghi della Procura di Milano, che si rifiutavano di dare le carte a Falcone perché lavorava con il ministro della Giustizia Martelli».Palamara ha detto che le pubblicazioni di intercettazioni sulla sua vita privata sono «storture su cui occorre riflettere». Perché non ci si è riflettuto quando, con questo metodo, si abbattevano gli avversari di certa magistratura?«È evidente che si applicano due pesi e due misure: se quei metodi si rivolgono contro di “noi", diventano “storture su cui occorre riflettere". E allora facciamola, una riflessione».Di che tipo?«La magistratura ha esondato dal suo ruolo, che è quello di reprimere i reati, non di esercitare un controllo preventivo su ciò che fanno i cittadini». Altrimenti si arriva allo Stato di sorveglianza.«Lo sosteneva Norberto Bobbio: mai confondere la legalità con la giustizia».Per quale ragione? «Il sistema delle leggi vigenti a volte va cambiato e migliorato, mentre l'ideale di giustizia è permanente - e può essere usato anche contro le leggi vigenti, qualora siano sbagliate. Se invece diciamo che ai magistrati spetta il controllo di legalità, favoriamo gli abusi, rendiamo eterne le leggi così come sono e spegniamo ogni impulso a riformarle».Perché, nelle intercettazioni, paiono esserci dei buchi in corrispondenza degli incontri tra Palamara e Giuseppe Pignatone?«Non so. Mi pare ci sia la tendenza a voler dimostrare che è sempre quella scostumata della politica a contaminare le vergini in toga».E invece?«Be', è difficile considerare Cosimo Ferri un politico puro: è uno di quelli che entra e esce dalla magistratura. Un magistrato politicizzato, o un politico che si occupa di magistrati. E anche questi cortocircuiti vanno eliminati».Piercamillo Davigo ha detto che «l'errore in Italia è stato quello di dire sempre: “Aspettiamo la sentenza"». La preoccupa che a questa cultura giuridica s'ispiri la principale forza parlamentare, il Movimento 5 stelle, che peraltro ha in mano il pallino sulla riforma della Giustizia?«Mi preoccupa anche che il M5s prenda le distanze da Davigo quando propone una cosa più che sensata, come il ricorso al sorteggio nel Csm. Perché sul punto i grillini non sono più davighiani?».Che idea s'è fatto della vicenda Di Matteo-Bonafede?«Bonafede è in un ministro inadeguato. Ha collezionato una serie impressionante di errori. A partire dall'idea balzana e incostituzionale di abolire la prescrizione. E anche sulle carceri c'è un'enorme somma di errori».Quali?«Il principale l'ha compiuto il Dap, con la circolare che puntava alla scarcerazione del più alto numero possibile di detenuti. Curiosamente, tra l'altro, non hanno scelto quelli colpevoli dei reati meno gravi, tipo i piccoli spacciatori immigrati, o i detenuti in attesa di giudizio. Ha agito una sorta di giustizia di classe».In che senso?«I detenuti che hanno gridato di più, quelli con l'avvocato più intraprendente, sono stati privilegiati».Peraltro, quelli al 41 bis, essendo isolati, erano i meno esposti al contagio da coronavirus.«Osservazione che ho fatto anch'io. E da quel che sappiamo, non sembra ci sia stata un'esplosione epidemica nei penitenziari».E chi altro ha sbagliato?«I giudici di sorveglianza: hanno applicato in modo generico e a scopi preventivi una legge sulle scarcerazioni per motivi di salute, che in sé è giusta ma riguarda casi individuali di incompatibilità con la detenzione».Matteo Salvini ha ragione ma dobbiamo attaccarlo, dicevano alcuni magistrati. Le toghe rischiano di perdere credibilità dinanzi all'opinione pubblica?«Senza una cesura sarà inevitabile. Ma, più in generale, quelle intercettazioni gettano un'ombra di avventurismo sulla stessa inchiesta a carico di Salvini».Cioè?«L'idea che bisognasse attaccarlo per motivi politici rappresenta una vera e propria sovversione».Ciò indebolirà l'accusa?«L'ipotesi di sequestro di persona era già difficilmente argomentabile prima. Non dico che avesse ragione Salvini o che avessero ragione i magistrati: dico solo che era una vicenda opinabile».E ora?«Le cose si complicano ulteriormente, perché si aggrava il sospetto di un fumus persecutionis su Salvini».
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
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