2024-10-15
Landini vuole nazionalizzare l’ex Fiat. La Cisl: «Lottiamo per il posto in cda»
Ferdinando Uliano, rappresentante dell’unica sigla che all’epoca protestò per l’esclusione dei sindacati italiani: «Documenti pronti ma l’azienda sul tema non ci risponde». Il capo della Cgil chiede l’ingresso dello Stato.Inutile girarci intorno. L’occasione persa dal sindacato italiano nei mesi della fusione (2020-2021) Peugeot-Fca, che ha dato vita a Stellantis, grida ancora vendetta. Cgil, Cisl e Uil avevano la possibilità di inserire un rappresentante dei lavoratori nel cda del nascente colosso dell’auto. Di avere voce in capitolo e dire la loro nel luogo deputato a prendere e ratificare le principali decisioni per la vita dell’azienda. I francesi hanno colto l’attimo imponendo la figura di Jacques de Saint-Exupéry che ha ricoperto diversi incarichi in Peugeot a partire dal 1984 partecipando alle attività sindacali, anche in qualità di segretario del comitato aziendale del gruppo francese. I sindacati che rappresentavano Fca, Cgil in testa, si sono invece fatti scavalcare dall’azienda che accampando la scusa della mancanza di un comitato globale dei rappresentanti dei lavoratori ha imposto Fiona Clare Cicconi, manager delle risorse umane esterna all’azienda che vantava nel curriculum esperienze in grandi multinazionali del calibro di Cisco, General electric e Astrazeneca e poi ha assunto lo stesso ruolo in Google. Insomma, non solo un’esterna all’azienda e una neofita dell’automotive, ma anche una figura che rappresenta l’altra parte della barricata rispetto a quella dei lavoratori. Una débâcle. Rispetto alla quale l’allora opposizione della solitamente barricadera Fiom era stata insolitamente blanda. Solo la Cisl, così come ha ricordato qualche giorno fa la Verità, si era opposta in modo formale alla scelta di Fca. Si potrebbe dire acqua passata, ma il punto è che oggi la questione torna di stretta attualità. Oggi che l’ad Carlos Tavares prima chiede incentivi allo Stato italiano e li fa passare per un aiuto ai cittadini e poi usa la minaccia del taglio dei posti di lavoro per rafforzare la sua posizione, il rimpianto per la mancanza di un rappresentante dei lavoratori italo-americani (c’è anche Chrysler) in azienda è ancor più forte. «Quattro anni fa», spiega alla Verità il segretario della Fim Cisl Ferdinando Uliano, «siamo stati informati da parte di Fca della nomina degli undici componenti del cda di Stellantis a cose fatte. Abbiamo espresso la nostra insoddisfazione e delusione sul mancato coinvolgimento delle organizzazioni sindacali nella individuazione del componente che avrebbe dovuto rappresentare i lavoratori e oggi stiamo ancora combattendo per la nomina di quella figura». Il problema è capire in che modo si può fare e se in tempi brevi è possibile aspettarsi un cambio nel consiglio. «All’epoca Fca ci disse che a differenza di Psa noi non avevamo un comitato globale interno dei sindacati e quindi non era possibile la nomina di un nostro rappresentante. Oggi quel comitato lo stiamo costituendo, c’è in corso una trattativa, ma per farlo serve il consenso dell’azienda che nonostante abbia da inizio 2024 una bozza del contratto non ci dà nessuna risposta. Chiariamoci, avere un rappresentante nel cda non toglie forza all’importanza delle relazioni sociali e del ruolo dei sindacati nei rapporti con l’impresa, ma sicuramente rafforzerebbe la nostra posizione. E vista la situazione critica che si è creata, la Fim Cisl si impegna a mettere ulteriore pressione all’azienda perché si trovi la quadra. Il timore è che adesso, visto che il nuovo comitato globale unico rappresenterà anche Peugeot, Stellantis possa spingere per assegnare ai sindacati un unico rappresentante nel consiglio di amministrazione. Ci batteremo perché le posizioni restino due». Spinge invece su altri tasti il segretario della Cgil Maurizio Landini. Che dopo essere stato incredibilmente silente rispetto al costante calo di produzione (-31% nel 2024) e posti di lavoro (-12.000 posizioni negli ultimi tre anni) di Stellantis in Italia, da qualche giorno ha ritrovato la parola. Anche perché era diventato quasi possibile continuare a soprassedere. Ieri per esempio ha chiesto l’ingresso dello Stato nella multinazionale dell’auto. «Se a te azienda do dei soldi ti devo controllare», ha evidenziato poche ore fa, «magari con la presenza del pubblico nella stessa industria. Va ripensato il sistema». Ma come, quando avevi la possibilità di mettere un tuo uomo nel consiglio, lì dove si decide la vita dell’azienda, non hai battuto ciglio, e adesso che quella possibilità è un incredibile rimpianto resti silente e la tua preoccupazione diventa l’ingresso del pubblico? Non si spiega. A meno che non sia una trovata per giustificare la richiesta di sussidi del gruppo. Che di certo darebbero una piccola mano ai lavoratori, ma rappresenterebbero l’ennesimo atto di «sottomissione» rispetto a un’azienda alla quale i cittadini italiani hanno ampiamente dato. A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.