2023-05-14
Landini si infila sotto le tendeper mangiarsi Conte e Schlein
Dopo la manifestazione sindacale a Milano, il capo della Cgil piomba all’accampamento studentesco contro il caro affitti. Finisce contestato, ma non gli importa: con Pd e M5s così deboli, diventa il capo dell’opposizione. Le prove generali c’erano state al Congresso della Cgil, quando, sotto la regia di Lucia Annunziata, tutta l’opposizione politica (Nicola Fratoianni e pure Carlo Calenda) andò a far coronantorno a Maurizio Landini, accettando di discutere la sua agenda e di fatto adottandola come propria (con lievi differenziazioni e prese di distanza). Poi, la scorsa settimana, c’era stata la prima manifestazione con Landini e Schlein insieme a Bologna: con quest’ultima che, un po’ per sudditanza e un po’ nel tentativo di uscire dal caso dell’intervista a Vogue con annessa armocromista, si era perfino infilata la maglietta della Fiom. E ieri c’è stata la tappa successiva, preceduta – il giorno prima – da una surreale intervista alla Stampa del segretario della Cgil, in cui Landini si era lanciato in una tesi ardita («Flat tax e voucher violano la Carta fondamentale»). Sta di fatto che ieri a Milano c’è stata la solita manifestazione sindacale con relativa chiassata di Landini: «Andremo avanti fino a che non otterremo quello che vogliamo». E che vogliono? «Cambiare un modello sociale ed un modello economico folle: vogliamo rimettere al centro non il mercato, il profitto e la rendita, ma vogliamo mettere al centro la persona». Solita scena, insomma: un sindacato muto ai tempi di Mario Monti, dei governi ibridi o a guida Pd, fino all’esecutivo di Mario Draghi, e che ora improvvisamente ritrova la voce e riprende a strillare.Ma non finisce qui. A manifestazione conclusa, pure Landini ha pensato bene di “attendarsi”, nel senso di andare a trovare gli studenti che protestano di fronte all’Università Statale. Altra chiassata e altre banalità nel tentativo di ingraziarsi pure loro: «C’è bisogno, anche insieme agli studenti, di trovare le ragioni per manifestare assieme. C’è bisogno di allargare e costruire un fronte sociale molto ampio, perché io sono convinto, e queste manifestazioni lo stanno dimostrando, che la maggioranza di questo Paese non si sente rappresentata dalle politiche che questo governo sta facendo». Ma non tutte le ciambelle riescono con il buco. Esattamente come era accaduto alla Schlein il giorno prima, pure Landini è stato contestato da alcuni dei protestatari. E qui il capo della Cgil, preso in contropiede, ha cercato di rovesciare la frittata, dicendo di non essere mai stato al governo, di essere nientemeno che «colui che in questo Paese, da solo, ha fatto lo scontro anche con Marchionne e contro tutti i governi». Gran finale: «Dovete imparare ad ascoltare e capire chi sono i vostri interlocutori». E ancora: «Adesso potete dire che esistete perché avete detto qualcosa al segretario della Cgil», ha concluso Landini. Peccato che questo sia più o meno il metodo adottato da lui e dalla trimurti sindacale rispetto a Giorgia Meloni.La realtà è tuttavia amara (per Landini) quanto chiara (per tutti gli altri). Un sindacato in clamorosa crisi di iscritti e di rappresentatività è ormai sempre più scollegato dal mondo del lavoro. In quest’ultimo ambito, copre solo una fetta – via via minore – di lavoratori garantiti, dimenticando totalmente disoccupati, sottoccupati e lavoratori con un perimetro ben più ridotto di garanzie. Parte consistente degli iscritti Cgil sono poi pensionati. E allora cosa resta? Rimane il tentativo anomalo di trasformare la Cgil in un soggetto politico, in un “partito-non partito” che, soprattutto per debolezza della politica e degli attuali leader di sinistra, tenta di imporre loro un’agenda, spesso riuscendoci ma in ultima analisi attraendoli in un’orbita massimalista (come collocazione e come toni) e minoritaria (come numeri e come consenso). Qualunque persona ragionevole comprende tra l’altro che scatenare un’offensiva contro il provvedimento del governo (il decreto varato il Primo Maggio) che taglia il cuneo fiscale a favore dei lavoratori a reddito medio e basso, e lo fa in misura assai maggiore rispetto alle stesse richieste del sindacato, è un atto insensato e autolesionista. A ben vedere, è abbastanza chiaro il coagularsi contro il governo Meloni di una galassia eterogenea (per i soggetti che vi aderiscono) ma ormai abbastanza amalgamata, al punto da rendere sempre meno distinguibili i singoli aderenti alla rete: c’è la Cgil, ci sono (in funzione gregaria e per giunta competitiva tra loro) Pd e Cinquestelle, ci sono i giornali del gruppo Gedi (Stampa e Repubblica, ormai trasformatesi in megafono di questa campagna), più settori cattolici di sinistra (a partire dalle propaggini politiche della Comunità di Sant’Egidio). La piattaforma è confusa e ripetitiva: dirittismo, immigrazionismo, litanie antifasciste, e generica protesta antigovernativa. In tutto ciò, come accennavo, Elly Schlein e Giuseppe Conte rappresentano due volte gli anelli deboli della catena. Una prima volta perché, sprovvisti di un’agenda propria, tendono piuttosto ad andare a rimorchio degli altri, inseguendo – ovunque credano di scorgerli – fuochi e bagliori di protesta. E una seconda volta perché, essendo le loro azioni e loro parole sempre meno distinguibili, finiscono in ultima analisi per competere sullo stesso elettorato potenziale. E possono solo sottrarsene reciprocamente delle porzioni, mentre non si vede come possano allargarlo ad altri spezzoni della società italiana. Questo stato di cose, infatti, appare lontano anni luce dalle esigenze reali non solo del settore privato e degli autonomi (che semmai costituiscono il bersaglio di quella compagine), ma dello stesso mondo del lavoro dipendente, lontanissimo dai comizi e dalle strillate di coloro che pretenderebbero di rappresentarlo. Intanto, anche ieri si è registrata una frenatina della Cisl rispetto alle smanie di Landini. Alla manifestazione congiunta non partecipava il segretario generale Luigi Sbarra (fermato dal Covid), ma c’era la segretaria confederale Daniela Fumarola, che ha definito «prematuro» uno sciopero generale. «Ci siamo dati», ha detto, «un percorso che concluderemo con la manifestazione di Napoli, poi faremo le nostre valutazioni».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.