2020-09-22
Lampedusa conciata peggio di prima per i rimpatri fasulli dei giallorossi
Ci sono oltre 1.200 clandestini nel centro da 192 posti. Nello Musumeci lancia l'allarme, il sindaco invece ha avuto le agevolazioni e tace. Lampedusa trabocca. Il centro di prima accoglienza - lo chiamano hotspot - ospita in queste ore 1.256 immigrati, ammassati in condizioni al limite, a fronte di una capienza reale appena di 192 posti. Sia gli ospiti, tutti provenienti dall'Africa e suddivisi in gruppi etnici (spesso ostili gli uni agli altri), sia gli autoctoni, dovranno improvvisare danze della pioggia per garantirsi la sopravvivenza in condizioni indecorose: soltanto l'arrivo del maltempo - con relative mareggiate - potrebbe rallentare il flusso continuo di arrivi illegali, tra scafisti e navi delle Ong. Il governo italiano in carica, col concorso dell'Europa, rivendica totale competenza nella gestione della questione. Ma il risultato non è incoraggiante, e non facilita né una solidarietà sensata né la pacifica convivenza dei cittadini con chi sbarca. Nello Musumeci, presidente della Regione Sicilia, in un intervento su Facebook apre il vaso di Pandora: «L'iniziativa diplomatica di cui ha parlato il ministro Lamorgese non ha prodotto effetti. Se non bastassero i barchini, le navi quarantena sono piene di persone portate dalle Ong. Il governo non ha voluto raccogliere la nostra proposta: se la Sicilia deve gestire gli sbarchi autonomi, non può sopportare pure quelli programmati dalle Ong, che andrebbero destinati in altri porti europei. Risultato: navi piene e hotspot stracolmi, con il rischio di contagio da Covid-19 per chi arriva, per gli operatori e per la collettività». L'emergenza virus si somma a quella di pubblica sicurezza e di gestione dei flussi. A bordo del natante Open Arms, attraccato nel capoluogo isolano, 60 individui risultano positivi al coronavirus. In più, come risulta alla Verità, alcuni immigrati collocati nel centro di Palermo avrebbero rifiutato il trasferimento in un hotel allestito apposta per la contingenza sanitaria, temendo il rimpatrio. Un termine, rimpatrio, che nella programmazione del ministero dell'Interno non sembra andare a braccetto con la parola efficacia: i rimpatri effettuati sono pochi. Continua Musumeci: «Oltre ai 60 positivi della Open Arms, dobbiamo contare chi è già arrivato in Sicilia e ha i test in corso. In più, la nave Alan Kurdi, della Ong tedesca Sea Eye, ha fatto scendere a Lampedusa 133 migranti, soccorsi in tre diversi interventi. Chi, come noi, difende i diritti umani, per paradosso, è accusato di razzismo. Chi se ne frega della salute degli ultimi, è pronto per la canonizzazione. Vorrei che si capisse che l'Europa è assente sul suo fronte più scoperto, il Mediterraneo. Lo hanno abbandonato e non si può far finta di niente, il prezzo lo paga la Sicilia e il resto d'Italia». I rischi sono molteplici, in primis quello sociale, con alcuni episodi di cronaca recente che potrebbero diventare una proiezione delle condizioni delle strade nelle città italiane del futuro. Già ad agosto, proprio nell'hotspot più a sud d'Italia, le forze dell'ordine faticarono a ripristinare la calma durante violenti scontri tra gruppi etnici, in particolar modo tra immigrati somali e libici, pronti a battersi a suon di sassate per tutelare le proprie aree di alloggio e difendere, pare, le rispettive mogli da molestie vicendevoli. Ci sono poi i pannicelli caldi, utili a placare qualche querelle interna, ma non ad alleggerire Lampedusa. Il sindaco dell'isola, Totò Martello, eletto nei ranghi di una lista civica di area filo governativa, aveva protestato per le condizioni in cui era stata abbandonata la sua giunta. La risposta è arrivata per decreto legge a inizio settembre, con sgravi fiscali mirati per Lampedusa e Linosa. «In considerazione dell'andamento dei flussi migratori e delle conseguenti misure di sicurezza sanitaria necessarie per la prevenzione del contagio da Covid-19», si legge in una nota ufficiale di Palazzo Chigi, «scatterà la sospensione fino al 21 dicembre del versamento dei tributi, dei contributi previdenziali e assistenziali e dei pagamenti per l'assicurazione contro gli infortuni». Il provvedimento contemplava la promessa di alleggerire l'hotspot isolano dal sovraccarico di immigrati grazie all'invio di due navi quarantena nelle isole Pelagie. Tuttavia le condizioni non appaiono affatto migliorate, anzi. In più, i comuni siciliani che fanno da snodo ai passaggi di immigrati si sono accodati alle richieste di sgravi fiscali. Da Roberto Ammatuna, sindaco di Pozzallo, sede di un altro hotspot siciliano, a quelli di Porto Empedocle, Siculiana e Vizzini, tutti si sono messi in fila per ottenere le agevolazioni tributarie. Il problema è che, con un ritmo di sbarchi del genere e l'assenza di un piano calibrato, il tributo da pagare potrebbe somigliare a un guazzabuglio sociale ed esistenziale a carico di tutta la collettività, migranti incolpevoli compresi.
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