
L'opposizione contesta la nomina dell'ex consigliere nella partecipata comunale.Nuova tornata di nomine tra le società partecipate del Comune di Firenze. Al timone della Firenze Parcheggi è stato riconfermato Carlo Bevilacqua ma la presidenza è stata affidata a Leonardo Bieber. Avvocato, classe 1973, era già membro del consiglio di amministrazione da luglio 2019 dopo essere stato consigliere comunale, presidente della Commissione cultura e poi al vertice della Commissione urbanistica, patrimonio, territorio e infrastrutture di Palazzo Vecchio nonché coordinatore della campagna elettorale del Pd fiorentino nel 2019. Ma nel suo curriculum l'avvocato Bieber vanta anche un altro dettaglio curioso: era compagno di scuola dell'ex sindaco – nonché ex premier – Matteo Renzi. Entrambi hanno studiato al liceo classico Dante dove, per altro, il giovane Renzi subisce la prima sconfitta «politica» della sua vita: nel 1991 la sua lista chiamata «Al buio meglio accendere una luce che maledire l'oscurità» viene battuta dalla più stringata «Carpe Diem» di Bieber. I due sono rimasti comunque amici, tanto che fecero insieme pure il giornalino della scuola. E molti anni dopo, nel 2008, Bieber fu tra i primi firmatari della candidatura di Renzi a sindaco di Firenze alle primarie del Pd che si sarebbero poi tenute a febbraio dell'anno dopo. Il suo sostegno scritto arrivò addirittura prima di quella dell'attuale sindaco, Dario Nardella, che al tempo era all'estero e non riuscì a partecipare alla raccolta delle sottoscrizioni. Intanto, proprio in consiglio comunale sulla nomina dell'avvocato Bieber come presidente di Firenze Parcheggi sono scattate le polemiche. Gli esponenti di Sinistra Progetto Comune, Dmitrij Palagi e Antonella Bundu, hanno infatti ricordato che nei due anni successivi a un incarico di Giunta o di Consiglio comunale non si possono avere incarichi di amministrazione in enti pubblici: questo dice la legge, per tutti gli enti, quindi anche per il Comune di Firenze. Il che renderebbe inconferibile l'incarico a Bieber. Non solo. «Nell'estate del 2019 avevamo già contestato la sua nomina nel cda. La giunta ci aveva risposto che andava tutto bene così, perché il suo impegno in Firenze Parcheggi era stato limitato dal decreto sindacale. La stessa limitazione si legge nel decreto del sindaco del 2 dicembre 2020, cioè che Leonardo Bieber deve astenersi dal ricoprire deleghe gestionali dirette, come quella di ad o presidente. Sono parole del sindaco. C'è quindi una contraddizione evidente tra la nomina a presidente e quanto decretato da chi ci governa, che stabilisce che non può fare il presidente fino al giugno 2021», spiegano i due consiglieri. Che contestano «l'ennesimo pessimo spettacolo delle porte girevoli e del valzer delle poltrone davanti alla cittadinanza». La difesa del gruppo Pd a Palazzo Vecchio è che il presidente non ha deleghe gestionali dirette, che sono in capo invece all'ad e quindi non ci sono contraddizioni. Bieber sarà, insomma, un presidente più di poltrona che di governo. Carpe diem.
Elly Schlein (Ansa)
Nicola Fratoianni lo chiama per nome, Elly Schlein vi vede una «speranza», Stefano Patuanelli rilancia la patrimoniale.
Brutte notizie per Gaetano Manfredi, Silvia Salis, Ernesto Maria Ruffini e tutti gli altri aspiranti (o presunti tali) federatori del centrosinistra: il campo largo italiano ha trovato il suo nuovo leader. Si chiama Zohran Mamdani, ha 34 anni, è il nuovo sindaco di New York, che del resto si trova sullo stesso parallelo di Napoli. La sua vittoria ha mandato in solluchero i leader (o sedicenti tali) della sinistra italiana, che vedono nel successo di Mamdani, non si riesce bene a capire per quale motivo, «una scintilla di speranza» (Alessandro Alfieri, senatore Pd). Ora, possiamo capire che l’odio (si può dire odio?) della sinistra italiana per Donald Trump giustifichi il piacere di vedere sconfitto il tycoon, ma a leggere le dichiarazioni di ieri sembra che il giovane neo sindaco di New York le elezioni le abbia vinte in Italia.
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 6 novembre con Carlo Cambi
Zohran Mamdani (Ansa)
Il pro Pal Mamdani vuole alzare le tasse per congelare sfratti e affitti, rendere gratuiti i mezzi pubblici, gestire i prezzi degli alimentari. Per i nostri capetti progressisti a caccia di un vero leader è un modello.
La sinistra ha un nuovo leader. Si chiama Zohran Mamdani e, anche se non parla una sola parola d’italiano, i compagni lo considerano il nuovo faro del progressismo nazionale. Prima di lui a dire il vero ci sono stati Bill Clinton, Tony Blair, José Luis Rodriguez Zapatero, Luis Inàcio Lula da Silva, Barack Obama e perfino Emmanuel Macron, ovvero la crème della sinistra globale, tutti presi a modello per risollevare le sorti del Pd e dei suoi alleati con prime, seconde e anche terze vie. Adesso, passati di moda i predecessori dell’internazionale socialista, è il turno del trentaquattrenne Mamdani.
Antonio Forlini, presidente di UnaItalia, spiega il successo delle carni bianche, le più consumate nel nostro Paese






