2019-08-18
L’amicizia tra donne si trasforma in business
Tre aziende di successo create da altrettante coppie al femminile. Emmendemm produce bracciali unici da materiali d'eccellenza. Samboue progetta borse e oggetti d'arredo. Almala faceva tracolle e ora pure bijoux. «Il segreto? Passione, complicità e creatività».Con oltre 700 aziende, Milano e Roma sono le regine del vintage«Il Re Leone» torna al cinema e la moda festeggia il ritorno di Simba, Timon e Pumba con tshirt, calzini e gioielli a tema.Si dice che il tre sia il numero perfetto. Ma a guardare bene, il due non è da meno. Anzi. Due, uno più uno. Un'amica più un'altra amica, quelle del cuore, due donne che preferiscono stare insieme piuttosto che con altri. E si creano addirittura un mestiere. È il caso di Maria Teresa Mocchetti, interior designer, e a Maura Fattorini, graphic designer e non sono le uniche. Si sono inventate un'idea per condividere le giornate e, grazie alle rispettive esperienze, è nato Emmendemm, marchio che è un intreccio delle emme delle loro nomi. «Entrambe siamo mancine», precisa Maura, «ecco perché il nostro logotipo è un serpentello la cui forma richiama una lettera M di grafia e lettura… mancina». Ma è Maria Teresa che racconta. «Tutto parte da una storia di amicizia. Ci siamo riservate un angolo tutto nostro, in modo che i mariti non fossero gelosi. Noi condividiamo tutto e ora anche un'attività che loro seguono molto, complici e innamorati di questi oggetti che non sono semplici bracciali. L'essere approvate in famiglia ci dà entusiasmo». I bracciali non sono nati per caso. «Ne siamo sempre state appassionate. Ne ho acquistati molti durante i miei viaggi e ne ho portati tanti a Maura che ha sempre amato quelli in cuoio. Uno di questi era fatto a striscettine, e da lì è partito il progetto per renderli più importanti e scintillanti. A noi piace molto lavorare con le mani». L'ultimo nato si chiama «Tanti in uno» e combina diversi fattori, dal materiale di recupero alla praticità di avere addosso più braccialetti e riuscendo a toglierli in un solo gesto. Su un unico supporto di pelle, ricavato da marchi d'eccellenza del design come Edra e Baxter, vengono posizionati da quattro a 16 fili di cristalli, catene, catenelle. «Grazie al mio lavoro di interior designer e anche a quello di mio marito, architetto e direttore di Ad con il quale progettiamo alberghi e case, avevo molti ritagli di pelle da divani di pregio. Maura taglia tutto a mano. Prendiamo pelli morbidissime che si adagiano sul polso e sono impalpabili. Per questo tante clienti hanno smesso di mettere i gioielli veri preferendo i nostri braccialetti fatti da strisce di pelle, catenelle di ottone, maglie in materiali non preziosi, tennis di bigiotteria». Sono già in vendita alla Rinascente, a La Tenda di Milano e sull'isola di Hidra in Grecia. Ma non finisce qui. Ci sono anche Twins da portare su entrambi i polsi e i cerchietti.È un'amicizia tra studentesse quella nata tra Alice Poli e Stephanie Manoka. «Ci siamo conosciute all'università», spiega Alice, «io ho fatto un anno di farmacia ma amavo la ricerca e ho cambiato con le biotecnologie, mentre lei ha proseguito con farmacia. Ma siamo rimaste amiche e siamo appassionate di arte da sempre». Ed è grazie a questa passione che hanno saputo plasmare una fusione rock chic tra la cultura africana e italiana per dare vita ad accessori unici. Un legame forte, stessi interessi e stesse idee. Da questo a progettare una collezione di borse e oggetti d'arredo il passo è stato breve. Nasce così Samboue che significa «donna di successo» nella lingua africana tecké. «Stephanie è congolese ma ormai cittadina italiana. La nostra amicizia è anche uno scambio culturale. Le dissi di portare da uno dei suoi tanti viaggi qualcosa di diverso dalle solite statuette. Lei arrivò con dei tessuti, presenti anche nelle tele di Henri Matisse e Pablo Picasso, con i quali stiamo facendo la seconda esposizione a Nuova Dheli, e la prima a Torino sull'arte contemporanea». Ne è scaturita anche una collezione di oggetti vari. «Prendiamo questi tessuti africani ricavati dalla lavorazione della rafia ottenuta dalle foglie della palma vinifera, dove gli orditi gli orditi spettano esclusivamente agli uomini e i ricami alle donne, tinti con colori naturali e li stravolgiamo inserendoli in un contesto differente. in Africa si usano per fare le gonne, noi invece li tagliamo per creare borse e oggetti d'arredo. E la realizzazione è tutta made in Italy». Samboue guarda anche all'impegno sociale: si porta avanti l'arte della tessitura africana e si aiuta a migliorare la vita del popolo kuba. Il brand supporta la onlus Dynafet che si occupa dell'alfabetizzazione delle donne nel territorio Kasai della Repubblica democratica del Congo.Sono state due mamme, Maria Vittoria Pasotti e Alessandra Vitali, appassionate di moda, prima di tutto amiche, a dar vita ad Almala, marchio di borse pregiate nato nel 2009. «Mamme a tempo pieno con tanti interessi di lavoro ognuna nei propri ambiti», precisa Maria Vittoria, «io ero coinvolta nell'attività di famiglia mentre Alessandra creava bijoux per sé stessa. Ma poi ci siamo ritrovate ad avere le stesse passioni, scoperte stando insieme». L'inizio è stato quasi per gioco. «Volevamo provare a creare una borsa disegnata da noi, qualcosa di unico». Detto fatto. «Ci siamo fatte realizzare una borsa da un'artigiana di Fucecchio incontrata a un mercatino estivo a Lido di Camaiore. Produceva pezzi uno diverso dall'altro. Realizzò la nostra idea che era una sacca con arricciature sulla parte alta nella quali infilare due manici ad anello in metallo da indossare come bracciali. Uscivamo con le nuove borse e tutte ci chiedevano da dove venissero. Fu la spinta per iniziare a produrre andando in Toscana a cercare le pelli, addentrandoci in un settore che non conoscevamo. Pensavamo a una piccola campionatura senza condizionamenti particolari. Se le cose fossero andate male una trentina di amiche alle quali vendere le borse le avevamo. Per correttezza serviva essere minimamente strutturate e quindi nacque la nostra società il 13 febbraio 2009». Nasce così Almala e, soprattutto la Bb, la Bracelet bag, che in pochi mesi riscuote un successo con pochi eguali. «Iniziammo dai negozi vicini a noi e ovunque siamo entrate con i nostri campioni abbiamo ottenuto degli ordini. Alcuni famosi negozi non avrebbero mai immaginato di dover chiedere il riassortimenti tante erano le richieste. In meno di un anno abbiamo venduto 8.000 borse senza un rete vendita strutturata. Con il tam tam c'è stata l'esplosione. Siamo partite cosi entusiaste che poi tutto è stato uno stimolo per arricchire la collezione. La chiave di volta sono stati i bracciali che i negozianti hanno trovato innovativi». Le due amiche non si sono fermate. «Nelle successive collezioni, i doppi anelli li abbiamo realizzati in acetato, bachelite e altri materiali. Ogni stagione nuovi modelli ai quali abbiamo unito i bijoux, che oggi rappresentano il 50% del fatturato». Tutti i prodotti sono made in Italy, nulla è importato. «È molto difficile produrre in Italia usando solo materiali italiani, è più costoso ma questo favorisce il cliente». Il successo non è arrivato per caso. «Partecipiamo a fiere anche internazionali come White a Milano e Premiere classe a Parigi e abbiamo sviluppato il mercato negli Emirati Arabi. Nel Bahrain siamo state invitate a unirci alla Fiera del gioiello. L'obiettivo futuro sono gli Stati Uniti. A borse e bijoux abbiamo collegato una capsule di abiti, poche cose come capispalla senza taglia, poncho e kaftani per l'inverno». Un'amicizia vincente. «Senza dubbio. Da un punto di vista creativo non sempre abbiamo gli stessi gusti e le stesse idee ma siamo complementari. Le nostre storie di moda si intrecciano e si completano: io più estrosa, lei più classica e femminile. Alla base c'è sempre stata una grande stima reciproca, non ci tiriamo mai indietro di fronte al lavoro anche quando è duro, siamo oneste e leali. Siamo interscambiabili e tutto è condiviso. Fuori dal lavoro non condividiamo molti momenti di vita privata, ma ognuna sa che l'altra c'è sempre. È l'amicizia vera che ci ha portate a iniziare questo percorso».