2022-03-16
L’allarme di Minniti sul conflitto: «L’escalation favorirà il terrorismo»
La guerra in Ucraina potrà impattare anche sulla stabilità di Nord Africa e Sahel, territori su cui Mosca vanta una forte influenza. Esercito in allerta: «Meno congedi e addestramento specifico per il warfighting».Considerare la crisi ucraina come un dossier a sé stante è un errore. Pur nella sua tragica peculiarità, questa vicenda presenta una profonda complessità sotto il profilo geopolitico: una complessità che vede tale crisi legata a doppio filo all’Africa e al bacino del Mediterraneo. È questo, in estrema sintesi, il succo dell’intervento, tenuto ieri dal presidente di Med-Or, Marco Minniti, in occasione della tavola rotonda, moderata dalla Verità, «Europa, profughi e migrazioni»: un evento svoltosi nell’ambito di una due giorni di convegni, organizzata da Fondazione Farefuturo, International republican institute e Comitato atlantico italiano. L’ex ministro dell’Interno ha messo sin da subito in evidenza la connessione tra quanto sta accadendo in Ucraina e l’area mediterranea. Secondo Minniti, la crisi ucraina determinerà una vera e propria svolta storica, che comporterà «conseguenze che ci accompagneranno nel lungo periodo». «Nulla sarà come prima», ha chiosato. In questo contesto, l’ex titolare del Viminale ha messo in luce che «i fenomeni migratori non sono un dato emergenziale, ma strutturale», esortando in tal senso l’Unione europea ad adottare delle politiche sistematiche per affrontare la questione, soprattutto a Sud. Da qui, secondo Minniti, emerge la centralità del continente africano, con particolare riferimento al Nordafrica e alla regione del Sahel. Sono tre i punti fondamentali che devono per lui essere urgentemente trattati nel rapporto tra Unione europea ed Africa. Innanzitutto l’Africa è caratterizzata da un significativo aumento demografico: il che rende, per l’appunto, strutturale il problema migratorio. Un fattore, questo, che necessita quindi finalmente un abbandono dell’ottica legata all’emergenza (un’ottica che, per inciso, finora non ha risolto alcunché). In secondo luogo, Minniti ha lanciato un allarme sui rischi legati al terrorismo: secondo l’ex ministro, l’Africa è oggi tra i principali «incubatori» di minacce terroristiche. Non a caso, Minniti ha detto di temere un futuro di instabilità per il Nordafrica: uno scenario inquietante, che avrebbe ripercussioni tutt’altro che desiderabili per l’Italia, oltre che per tutta l’Ue. Un problema, quello terroristico, che è stato evidenziato anche da un altro relatore della tavola rotonda, il professor Paolo Quercia. Quest’ultimo ha messo difatti in guardia dalla «sirianizzazione del conflitto ucraino», sostenendo che una simile dinamica potrebbe portare presto nel Mediterraneo conflitti di natura asimmetrica (dalla pirateria al jihadismo). Il terzo punto, evidenziato da Minniti in riferimento all’Africa, ha riguardato infine le risorse energetiche, oltre alla scarsa attenzione che finora l’Europa ha riservato al continente. In tal senso, l’ex ministro ha rimproverato i Paesi europei di essersi occupati troppo poco di Africa, lasciando al contrario che si espandesse in alcune sue aree l’influenza politica ed economica di Cina e Russia. Ed è qui che troviamo il vero anello di congiunzione con la crisi ucraina. Non dobbiamo infatti dimenticare che Mosca sta rafforzando la propria posizione nel Sahel e in Libia, mentre Pechino guadagna terreno a suon di investimenti e grazie alla sua scaltra diplomazia vaccinale. Minniti ha quindi evidenziato come Ucraina e Africa siano in realtà due facce della stessa medaglia, invocando cambiamenti strategici drastici per far fronte alle imminenti sfide che ci attendono. L’ex ministro dell’Interno ha infatti messo in guardia dall’onda lunga della crisi ucraina, paventando il rischio di una «lunga fase di tensione». Certo: non è una prospettiva rassicurante quella delineata da Minniti. Si tratta tuttavia di un quadro improntato a un energico realismo: un realismo probabilmente indispensabile per affrontare le incognite geopolitiche del nostro tempo. Nelle scorse settimane, questo quotidiano ha a più riprese indicato i rischi di destabilizzazione che potrebbero sorgere dall’invasione russa dell’Ucraina. Rischi che possono nascere, soprattutto nel momento in cui l’invio di armi occidentali al Paese aggredito non venga adeguatamente connesso a precisi, concreti e misurabili obiettivi di carattere militare e politico. Minniti, che a La7 ieri si è detto favorevole a mandare armi in Ucraina, ha lanciato un allarme sulle interconnessioni geopolitiche del conflitto ucraino: interconnessioni che possono collegare questo conflitto al Mediterraneo. Il Jerusalem Post, citando fonti governative ucraine, ha del resto riferito che, oltre ai siriani, Mosca starebbe portando in Ucraina dei combattenti libici. Maggiore attenzione ai flussi migratori che investono le nostre coste è stata invocata, nell’evento di ieri, da Nello Musumeci e da Raffaele Fitto. In tutto questo, una circolare del 9 marzo dello Stato maggiore dell’esercito italiano prescrive addestramento «orientato al warfighting» e riduzione dei congedi anticipati a causa delle «evoluzioni sullo scacchiere internazionale».
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)