2021-12-09
L’Aifa ammette 608 morti legate al vaccino
Giorgio Palù: «Unica causa trovata da autopsie». Il luminare Usa: «Molti più effetti avversi con gli anti Covid rispetto agli anti influenzali».Si muore più per vaccino anti Covid che per prevenire l’influenza. Nella memoria tecnica depositata due giorni fa dall’ematologo Paolo Bellavite durante l’audizione in Senato sulla questione obblighi vaccinali e rafforzamento certificazioni verdi, i dati emergono chiari. «Il tasso di segnalazioni gravi correlate è dieci volte maggiore con gli anti Covid-19 rispetto agli anti influenzali», scrive il medico, già professore di patologia generale all’Università di Verona, citando i dati Aifa. In seguito alla somministrazione dei vaccini contro il Covid «sono stati riportati fino a settembre 608 decessi di cui 16 correlati, in 9 mesi. Non si può escludere la correlazione in altri 133 casi. Vaccini antiinfluenzali: 4 decessi di cui nessuno correlato», ha dichiarato. Chiariamo questo punto, forse sfuggito all’ematologo. Il report di settembre dell’Agenzia italiana del farmaco conteggiava solo 16 morti correlabili con il vaccino, su 608 segnalazioni pervenute. Invece due giorni fa in audizione sempre al Senato, il presidente dell’Aifa, Giorgio Palù, ha parlato di 608 morti correlate spiegando che «correlate vuol dire che c’è stata autopsia e che il medico ha detto sì, non ho trovato altra causa, può essere il vaccino». Quindi stiamo parlando di 608 decessi in Italia post vaccino anti Covid, anche se i casi «sono molti di più quelli indicati, sia per la scarsa efficacia della farmacovigilanza spontanea, sia perché la correlazione viene esclusa sistematicamente se esistono altre patologie», ha aggiunto Bellavite. «Comunque sia, si tratta di un numero notevole di eventi gravi e mortali». Negli Stati Uniti, mercoledì scorso, si è tenuta un interessante seminario sul tema vaccini. Organizzato all’interno delle attività di educazione medica continua (Cme) promosse ogni settimana, assieme alla Johns Hopkins school of medicine, dal National institutes of health (Nih), aveva come titolo Considerazioni etiche sull’obbligo vaccinale riascoltabile su videocast.nih.gov/watch=44165. Il Nih gestisce circa un terzo delle risorse finanziarie del sistema della ricerca negli Stati Uniti ed è il maggiore finanziatore pubblico della ricerca biomedica nel mondo. Tra i relatori della lezione in diretta streaming c’era il dottor Matthew Memoli, direttore dell’unità di studi clinici nel laboratorio di malattie infettive dell’Irp, il programma di ricerca interno al Niaid, l’Istituto nazionale di allergie e malattie infettive Usa con a capo Anthony Fauci. Il professore ha esordito ricordando i due anni di enormi costi sociali, economici e psicologici provocati dalla pandemia Covid-19, i 5 milioni di morti nel mondo, ma nelle prime due slide ha mostrato come siano totalmente indipendenti l’andamento delle vaccinazioni negli Stati Uniti, in continuo, costante aumento, e quello dei decessi per coronavirus (con andamento a picchi). Così come sta succedendo in Italia. Citando lo studio pubblicato lo scorso 30 settembre sull’European journal of epidemiology che affermava come i nuovi casi di Covid-19 non sono correlati ai livelli di vaccinazione in 68 Paesi e in 2.947 contee negli Stati Uniti, Memoli si è soffermato sul monitoraggio di alcuni Stati, come il Vermont, dove nonostante l’83% della popolazione over 12 sia completamente vaccinata, i contagi sono aumentati al pari delle inoculazioni. Dai 4 positivi dello scorso luglio si è passati ai 643 di domenica, con una popolazione che è di poco superiore a quella della Basilicata che il 5 dicembre registrava 59 nuovi casi. In estrema sintesi, non sembra esserci positività al Covid -19 che diminuisca con percentuali più alte di popolazione completamente vaccinata. Ma arriviamo alla comparazione tra anti influenzali e anti Covid. L’esperto in malattie infettive ha messo a raffronto tre anni di vaccino per prevenire l’influenza contro un anno di vaccino anti Covid, in base agli eventi segnalati al Vaers dal 1 gennaio 2019 al 3 ottobre 2021. Mentre dopo il Flu vaccine, l’antinfluenzale, somministrato a 422,3 milioni di persone, le reazioni avverse sono state 22.172, e quelle gravi 990 con 71 morti, dopo 198,6 milioni di dosi di anti Covid le reazioni avverse erano 616.805 e quelle gravi 56.937, con 8.764 decessi. Tra segnalazioni e realtà c’è una grande differenza, questi numeri sono sicuramente in difetto ma rendono allarmante il modo di agire dei vaccini anti Covid. Come già riportato dalla Verità, nel dossier di Mario Menichella pubblicato dalla Fondazione Hume, il rischio di morte da vaccino anti-Covid-19 rispetto agli anti influenzali è notevolmente superiore (oltre 9 volte superiore per chi ha più di 65 anni). Disturbi della coagulazione 37 volte, infarto del miocardio 8 volte, pericardite 4 volte ma 67 volte nelle età 12-17 anni. «La proteina del vaccino su tecnologie mRNA “assomiglia” a quella del virus ed è per questo che può avere la stessa funzione biologica e patologica», ha spiegato Bellavite durante l’audizione in Senato. «Ovviamente, nella maggior parte dei casi di Covid-19 sintomatico, l’infezione da parte del virus è più grave per la cellula perché il virus può anche moltiplicarsi e diffondersi ulteriormente man mano che la malattia si aggrava, se non ben curata. Ma il problema serio degli eventi avversi in alcuni soggetti “sfortunati” deriva dal fatto che, in base agli invero pochi studi di biodistribuzione delle nanoparticelle del vaccino, si sa che esse possono “trasfettare” qualsiasi cellula con cui vengano a contatto, non solo quelle del sistema immunitario come fanno i vaccini tradizionali». Ecco il perché tante trombosi e reazioni iper infiammatorie anche fatali, molte delle quali sfuggono all’Agenzia italiana del farmaco.
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