2023-05-10
L’agroalimentare sotto pressione per i veti Ue e il crollo dei consumi
Milano, gli allarmi di Tuttofood: crescono il falso «made in Italy» e i costi di pasta e vino.Tutto bene, anzi malissimo. Visto da Tuttofood - la mega fiera del mangia e bevi in corso fino a domani a Milano - l’agroalimentare italiano sembra scoppiare di salute e la stessa Coldiretti, presieduta da Ettore Prandini, celebra i fasti del settore. Ma guardando nello specchietto retrovisore. Contando tutto dal campo al ristorante, compresi i consumi alimentari, nel 2022 il valore della filiera sale a 580 miliardi, un quarto del Pil. Logico dunque che il ministro per la sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, insista sulla necessità di «tutelare in ogni modo il made in Italy e di costruire su questo settore lo sviluppo, siamo riusciti a far passare il concetto di sovranità alimentare anche in Europa e questo è fondamentale». Però le cose sembrano andare in direzione ostinata e contraria. Dall’Europa è venuto lo stop alle insalate in busta, alle bottiglie di vino, alle confezioni di fragole e arance con una battaglia sugli imballaggi che vede penalizzata fortemente l’Italia, leader nel riciclaggio (abbiamo raggiunto gli obbiettivi fissati al 2030 già oggi, mentre la Germania è al palo). Questa è solo una delle tante offensive che in Europa vengono al nostro agroalimentare. Lo ha messo in evidenza Luigi Scordamaglia - consigliere delegato di Filiera Italia - preoccupato che il via libera che Israele ha dato alla produzione di latte da fermentazione di cellule mammarie delle vacche metta a rischio uno dei comparti fondamentali. Il latte per noi vale 55 miliardi e va aggiunto il valore di produzioni uniche come quelle dei nostri formaggi Dop (Parmigiano Reggiano e Grana Padano su tutti, peraltro esposti a contraffazioni contro le quali l’Europa fa pochissimo e che hanno portato il fatturato del falso made in Italy a 120 miliardi) che sono a rischio, se in Europa, come pare, ci si avvia a dire sì ai cibi prodotti da cellule coltivate. Per questo da Tuttofood è partito un manifesto delle categorie zootecniche, perché vi sia una valutazione dei rischi, non solo economici, connessi con il cibo sintetico che - sostiene Prandini - «hanno più a che fare con l’industria farmaceutica che con quella alimentare» .Tuttavia Frans Timmermans - vicepresidente della Commissione europea con delega al Green deal - ha stanziato un pacchetto da 80 milioni di euro per favorire le proteine alternative alla carne, a cominciare proprio dal cibo cellulare. Visto da Milano, dunque, il tutto bene si risolve in un’inquietudine forte sul futuro del primo comparto economico del Paese. I primi sintomi si hanno su due prodotti simbolo: la pasta e il vino. Per pasta e pane, i rincari medi del 37% in due anni hanno determinato un taglio dei consumi di oltre dieci punti. Si teme che siano in atto movimenti speculativi e domani «mister prezzi» Benedetto Mineo ha convocato d’urgenza la commissione di valutazione per capire come mai nell’ultimo trimestre, a fronte del grano duro che fa meno 23%, ci siano stati rincari del 17%. La spiegazione che danno i pastai è che stano scaricando adesso gli extracosti avuti per energia e materie prime. Un secondo pesante allarme arriva dal vino: nel primo trimestre abbiamo perso nei tre mercati principali di esportazione (Usa, Germania e Gran Bretagna) il 4% di vendite. Il che fa il paio con la riduzione di consumi interni. Rispetto ad un anno fa si è avuta una contrazione del 4,9% in volume e un aumento del 7,7% in valore, frutto di un’inflazione che sta diventando il primo nemico dell’agroalimentare. Ecco perché va tutto bene, anzi malissimo.
Edoardo Raspelli (Getty Images)
Nel riquadro: Mauro Micillo, responsabile Divisione IMI Corporate & Investment Banking di Intesa Sanpaolo (Getty Images)
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