2018-12-19
«L’accoglienza resta, il business no»: Salvini spiega il decreto sicurezza
Il Viminale fa chiarezza sulle nuove regole: le tutele per i veri rifugiati restano, ma i criteri per individuarli saranno più stringenti per evitare abusi. E chi si macchia di gravi crimini può perdere il diritto all'asilo. Chi fugge perché perseguitato o discriminato, chi corre il rischio di condanna a morte o di tortura e chi scappa da conflitti armati troverà rifugio in Italia. E anche se lo Sprar cambierà nome, i principi che lo regoleranno rimarranno gli stessi. Per i furbetti dell'invasione, invece, non ci sarà spazio. L'accoglienza non è stata bandita dal ministero dell'Interno, è solo stata regolata. Per chi aveva dei dubbi il ministero dell'Interno ha preparato delle Faq, ossia delle risposte alle domande più frequenti, per spiegare il decreto sicurezza nella parte che era stata più criticata: il diritto d'asilo e le strutture d'accoglienza. Il decreto sicurezza di Matteo Salvini, stando alle mistificazioni ideologiche dei contestatori, avrebbe abolito la protezione umanitaria che, invece, è spiegato nel dossier diffuso dal Viminale, «continua a esistere ma viene ora concessa in presenza di ben definite circostanze». In passato veniva riconosciuta sulla base della generica previsione di seri motivi di carattere umanitario dai contorni indefiniti. «L'ampia discrezionalità», spiegano dal ministero, «insieme a una interpretazione estensiva della giurisprudenza, aveva portato a una applicazione così eterogenea che contrastava addirittura con la stessa ratio giuridica della tutela». E nel tempo si era così determinata una situazione paradossale: un altissimo numero di permessi di soggiorno per cosiddetti motivi umanitari, comprensivi delle più svariate ipotesi, che comunque non hanno portato all'inclusione sociale e lavorativa dello straniero. Si è corsi ai ripari. Nessuno, inoltre, viene buttato in mezzo a una strada: chi ha già ricevuto il permesso di soggiorno, o è in attesa di riceverlo, «continua a rimanere legittimamente nel territorio fino alla scadenza del titolo, potendo usufruire di tutti i benefici derivanti dalla sua condizione».Lo Sprar continua a esistere. Si chiamerà Siproimi, ossia Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per minori stranieri non accompagnati. Ed è «confermata», si legge, «la sperimentata e proficua modalità di accoglienza integrata che vede i sindaci protagonisti». Gli ex Sprar finanziati sono 877 e potranno offrire 35.881 posti. I Comuni interessati saranno 1.825. I cambiamenti previsti «si inquadrano nell'ambito di una rivisitazione complessiva del sistema di accoglienza», spiega il ministero. Le attività di integrazione e di inclusione sociale saranno riservate ai beneficiari di protezione internazionale. A questi si andranno ad aggiungere altre categorie di stranieri che, in ragione delle specifiche necessità, potranno comunque accedere: «Chi deve essere sottoposto a urgenti o indispensabili cure mediche, chi risulta vittima di tratta o di violenza domestica, di grave sfruttamento lavorativo, chi non può rientrare nel proprio Paese a causa di calamità o chi ha compiuto atti di particolare valore civile, oltre che i minori stranieri non accompagnati per i quali vengono riservati percorsi dedicati in ragione della loro condizione».Le modifiche introdotte, secondo il Viminale, «sono in linea con le raccomandazioni formulate dalla Corte dei Conti» per evitare che «l'accesso indiscriminato» crei «oneri gravosi a carico dello Stato». Inoltre, le procedure accelerate per chi proviene da Paesi di origine considerati sicuri renderanno possibile definire immediatamente le posizioni. E così si risolveranno subito le situazioni di coloro che hanno presentato domande pretestuose con i connessi provvedimenti di allontanamento dal territorio nazionale. A tutto vantaggio di chi è profugo davvero.È previsto un procedimento immediato per chi, mentre è in corso l'esame della richiesta di asilo, compie reati di particolare gravità che ne evidenziano la pericolosità sociale. È previsto il proseguimento del trattenimento nei Centri di permanenza per il rimpatrio per 180 giorni, se non è stato possibile procedere all'accertamento dell'identità o della cittadinanza. E questo per assicurare lo svolgimento di tutte le attività propedeutiche all'allontanamento.Nonostante l'attuale riduzione dei flussi, calati dell'80% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, è significativo, stando alle stime del Viminale, il numero di immigrati che insiste nel nostro Paese, sia per l'elevato numero di sbarchi del passato che per la prolungata presenza di richiedenti asilo, con un forte impatto sui territori. A oggi sono state accolte, infatti, più di 140.000 persone e sono in fase di trattazione circa 110.000 domande di asilo. Su circa 40.000 tutele umanitarie riconosciute dalle commissioni territoriali negli ultimi tre anni, sottolinea il Viminale, poco più di 3.200 sono state le conversioni in permessi di lavoro e circa 250 in ricongiungimenti familiari. La gran parte degli immigrati è rimasta inoperosa e senza prospettive.
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