2019-01-11
L’abusatore McCarrick sarà spretato. Il verdetto lampo dà ragione a Viganò
Il Vaticano punta a condannare l'ex cardinale prima dell'incontro tra il Papa e i vescovi. Le prove sono schiaccianti (almeno tre vittime erano minorenni) e dovrebbero costargli la riduzione allo stato laicale.Le notizie che trapelano dal Vaticano parlano di un processo «rapido» nei confronti dell'ex cardinale Theodore McCarrick, segno evidente che c'è fretta di arrivare a una sentenza che presumibilmente sarà di condanna. Segno anche di prove che risultano schiaccianti sulla sua condotta predatoria nei confronti di almeno tre minori e diversi seminaristi adulti.Il Washington Post, citando una fonte anonima, ha scritto che «il Vaticano ha richiesto che tutte le testimonianze fossero completate entro il primo fine settimana di gennaio». La congregazione per la Dottrina della fede che sta seguendo il caso ha quindi in mano tutte le testimonianze ed è chiaro che l'obiettivo è arrivare al verdetto prima dell'incontro del Papa con tutti i capi dei vescovi del mondo (previsto a fine febbraio) per fare chiarezza sul dramma che ha travolto la Chiesa. Francesco, dopo la prima testimonianza credibile di abuso su minore, nel luglio scorso ha già tolto la porpora cardinalizia a McCarrick e lo ha invitato a una vita ritirata. Ora c'è chi vorrebbe che si arrivasse a ridurlo allo stato laicale. La velocità con cui si sta procedendo, attraverso un percorso penale extragiudiziale, mostra una volta di più che le prove ci sono e non lasciano troppi dubbi.L'ex arcivescovo di Washington è accusato di abusi su minori in almeno tre casi, due dei quali sono stati raccolti negli ultimi tempi: quello di James Grein, che ha testimoniato il 27 dicembre davanti al vicario giudiziario dell'arcidiocesi di New York su abusi subiti negli anni Settanta, quando aveva 11 anni, l'altro è quello di un uomo rimasto anonimo che ha deposto su un abuso che avrebbe subito da McCarrick , sempre quando era minorenne. A questi due si aggiunge il caso del chierichetto che nel giugno scorso portò all'esclusione dal collegio cardinalizio dell'arcivescovo. Inoltre, vi sono le molteplici testimonianze di abusi subiti da seminaristi e sacerdoti adulti che tra l'altro venivano invitati a condividere il letto con McCarrick nelle sue gite al mare. Tutto questo dimostra ancora una volta che le voci che da decenni si rincorrevano sulla condotta del prelato erano ben più di chiacchiere malevole, ma avevano un serio fondamento. In fondo, le affermazioni dell'ex nunzio Carlo Maria Viganò sul fatto che molti sapevano (nunzi apostolici, prefetti di curia, segretari di Stato e persino Papi), al di là del merito nelle singole circostanze, sembrano così trovare un'ulteriore indiretta conferma da questa accelerazione nei tempi di processo. Come attesta anche il Washington Post, sembra che nei «circoli ecclesiastici» sia noto a tutti che sia Francesco che diversi cardinali vogliono che McCarrick sia condannato, e magari ridotto allo stato laicale, prima della riunione di febbraio. La voglia di arrivare a una condanna esemplare potrebbe essere un modo per mettere a tacere le polemiche e mostrare la volontà di fare davvero pulizia, scrollandosi di dosso tutte le speculazioni su chi sapeva e quando. Tuttavia resta la questione di come la sentenza approcci le diverse accuse rivolte a McCarrick.A norma di legge canonica i «delitti gravissimi» comprendono gli abusi sessuali commessi da un chierico con un minore al di sotto dei 18 anni di età o quelli commessi con un adulto vulnerabile. È in quest'ultimo caso che rimane uno spazio grigio tutto da chiarire: come valutare il caso di abuso verso seminaristi e preti adulti commesso da un vescovo che ha su di loro un'autorità? In questo caso si dovrebbe forse chiarire il concetto di vulnerabilità? Questa sarebbe l'opzione preferita da chi, come ad esempio i cardinali statunitensi Blase Cupich e Sean O'Malley, entrambi molto ascoltati da Francesco, individua nel cosiddetto «clericalismo» la causa degli abusi stessi. Vale a dire, appunto, un abuso di potere che, praticato da chi ha autorità, renderebbe in posizione «vulnerabile» la vittima.L'altra opzione è quella di introdurre, o reintrodurre, leggi più dettagliate contro l'attività sessuale illecita da parte dei chierici. Per questo c'è stato chi, come l'ex prefetto della Dottrina della fede, cardinale Gerhard Müller, ha parlato di «errore disastroso» l'aver modificato il codice di diritto canonico nel 1983, rendendo meno chiare le pene previste non solo nel caso di preti coinvolti nell'abuso, ma anche nel caso dei preti omosessuali attivi. Ma questa segnalazione viene respinta al mittente da molti porporati che dicono che se è vero che ogni crimine è un peccato, non si può canonicamente fare di ogni peccato un crimine. Il problema però resta sul tavolo: come considerare le vittime adulte di McCarrick che hanno subito abusi per decenni? L'attesa per l'incontro di febbraio in fondo ruota intorno a questo punto. Ieri il neo portavoce dei media vaticani, Andrea Tornielli, ha scritto che non bisogna esagerare nelle attese e che «l'obiettivo della riunione è molto concreto: far sì che ognuno di coloro che vi prenderanno parte possa far ritorno al proprio Paese avendo assolutamente chiaro che cosa bisogna fare (e non fare) di fronte a questi casi». Il codice di diritto canonico attuale, al canone 1395, prevede già che «il chierico che permanga scandalosamente in un altro peccato esterno contro il sesto precetto del Decalogo (non commettere atti impuri, ndr)», sia punito «con la sospensione, alla quale si possono aggiungere gradualmente altre pene, se persista il delitto dopo l'ammonizione, fino alla dimissione dallo stato clericale». Di ritorno a casa dall'incontro di febbraio quindi ci sono già tutti gli elementi per avere assolutamente chiaro cosa fare nel caso degli abusi, sia commessi nei confronti di minori, sia nei confronti di adulti. Chiamare le cose con il loro nome, e agire di conseguenza anche mettendo in discussione l'attuale vita dei seminari, è l'unica strada per evitare che prima o poi arrivi un altro McCarrick.