Norbert Hofer: «La Ue si deve avvicinare a Mosca»

Continui rimandi. Dopo che la Corte Costituzionale austriaca ha annullato per irregolarità le ultime elezioni presidenziali di maggio e dopo che queste sono state posticipate nuovamente a causa di problemi tecnici legati alle buste per il voto postale, il candidato indipendente, presidente dei Verdi, Alexander Van der Bellen, e il terzo vicepresidente del Parlamento Norbert Hofer dovranno misurarsi di nuovo agli inizi di dicembre. Hofer ha deciso di rispondere alle domande de La Verità.

Cosa succede in Austria? L'amministrazione è sotto stress o si può parlare di complotto?

«Diciamo che qualunque sia la ragione della situazione venutasi a creare, i recenti eventi hanno creato una grande ferita alla democrazia e un forte danno alla credibilità del sistema politico».

La sua immagine in Italia è quella di un estremista di destra con forti propensioni anti-europee. Si considera un estremista? È contrario alla Ue?

«Lei si riferisce a un'immagine che certi media cercano di canalizzare. Tutto ciò contraddice la realtà. L'Austria è una democrazia stabile fondata sulla propria costituzione, esattamente come i miei elettori. Io rifuggo da ogni tipo di estremismo. Purtroppo l'Ue si è allontanata dai suoi principi fondanti e pertanto deve riprendere a svilupparsi, a federalizzarsi e democratizzarsi! Io credo nell'Europa. Questo è il motivo per cui la vorrei vedere cambiare in meglio nei prossimi anni».

È contro gli immigrati?

«Dobbiamo trovare le risposte giuste per la crisi migratoria che pone a rischio tutti noi in Europa nel momento in cui coinvolge la nostra politica di sicurezza, la stabilità economica e in senso più ampio il nostro stile di vita».

Nelle ultime settimane lei ha viaggiato molto per l'Europa Centrale in modo da comprendere lo stato d'animo e le attese dei vicini di casa dell'Austria. Cosa avete in comune?

«I colloqui con i nostri vicini hanno denotato un forte senso di unità. C'è consenso e sempre maggiore coscienza intorno al fatto che il patrimonio europeo è a rischio, come ha sottolineato perfino il cardinale Schoenborn. C'è consenso intorno al fatto che l'Unione ha bisogno di ulteriore sviluppo e che si debba prestare maggiore attenzione alle aspettative e alle necessità degli Stati più piccoli. Con i rappresentanti politici che ho incontrato inoltre abbiamo concordato che a ogni Stato si debba garantire la possibilità di preservare la propria identità nazionale. Sono proprio queste differenti, numerose, identità che rendono la tradizione europea tanto unica e l'Unione Europea un progetto grandioso».

Lei è tra i maggiori critici della Turchia. La ritiene colpevole della crisi migratoria nei Balcani?

«Non sono un critico della Turchia in quanto tale! Tuttavia sono preoccupato dalla piega che ha preso la loro politica interna. Ci sono numerose violazioni dei diritti umani e le principali libertà democratiche sono state relativizzate. Chiaramente alcuni membri della minoranza turca in Austria sono stati in passato e sono ancora oggi strumentalizzati da determinati calcoli politici di Ankara. È stato un grandissimo errore far dipendere l'Ue dalla Turchia per la soluzione della crisi migratoria».

È ovvio che non conta sulla minoranza turca per essere eletto. Cosa cambierà per loro in caso di una sua vittoria?

«Io non divido i miei elettori in categorie religiose o di altro tipo. Il mio scopo è quello di appellarmi a tutti quei cittadini desiderosi di vedere il proprio Paese prosperare e a tutti coloro che amano l'Austria come me».

Se Ankara dovesse continuare sulla strada dell'erdoganizzazione e del conflitto aperto con l'Occidente il nostro sistema di sicurezza Nord-atlantico potrebbe essere messo in discussione. Come vede il futuro della Nato e delle relazioni Europa-Stati Uniti?

«L'Austria è un Paese neutrale. Come presidente io vorrei dare nuova linfa a questa nostra posizione. Non spetta a me giudicare gli sviluppi della Nato. In merito all'Ue invece ritengo sia importante mantenere una corretta equidistanza tra Usa e Russia. Ogni altra impostazione porterebbe al deterioramento della stabilità continentale».

Cosa pensa di Putin?

«Vladimir Putin è il presidente legittimamente eletto di un grande Paese col quale condividiamo una lunga storia comune».

Trump o Clinton?

«In Austria noi chiediamo rispetto per le nostre elezioni democratiche. Perciò io devo rispettare il voto negli Stati Uniti. Commentare delle elezioni da una prospettiva estera non è nel mio stile».

I politici spesso cambiano registro e atteggiamento una volta eletti...

«Lei si riferisce esattamente alla causa del crescente malcontento verso la politica dei cittadini e alla ragione per cui i grandi partiti perdono voti. Se guarda con attenzione al mio lavoro e alla mia carriera politica noterà che sono sempre rimasto fedele sia alle mie convinzioni sia ai miei elettori».

Qual è stato il suo miglior risultato e di cosa vorrebbe essere orgoglioso come presidente?

«Io ho sempre promosso la partecipazione dei cittadini e una democrazia più diretta. Vorrei essere il presidente che garantisce ai suoi cittadini una voce più prudente e tranquilla e che possa essere sentita. Se mi riuscisse ne sarei davvero orgoglioso».

Alle elezioni precedenti, poi annullate, la maggioranza dei suoi voti è arrivata dalla classe operaia e dagli strati meno scolarizzati. L'Austria è divisa in blocchi sociali?

«È un quadro che non corrisponde alla realtà. Quasi metà dell'elettorato mi ha sostenuto la volta scorsa. È corretto pensare che molta gente preoccupata per il futuro del Paese abbia votato per me. Se dovessi divenire presidente sarà mia cura che i timori di tutti siano presi in considerazione».

In seguito alla Brexit l'Ue deve essere rivista. Matteo Renzi ha cercato di tenersi attaccato al treno franco-tedesco. Lei come vede il futuro dell'Unione?

«L'Ue deve allontanarsi dal centralismo verso una struttura più federale. In futuro deve promuovere una cultura di partenariato che assicuri sicurezza e sviluppo. L'orientamento odierno annichilisce entrambe».

Angela Merkel è responsabile?

«Le conseguenze delle sue politiche rivelano una crisi strutturale. I vecchi politici, tra cui la annovero, hanno perso il contatto con la gente. Mentre Bruxelles stampa direttive, l'Ue non è in grado di garantire i confini di Schengen».

Lei sostiene la cooperazione regionale all'interno dell'Europa?

«Questo corrisponde allo spirito federale dell'Europa. Io desidero rinforzare le relazioni con il gruppo di Visegrád, la Croazia e la Slovenia. Se riuscissimo a coordinarci avremmo maggior peso e faremmo sentire la nostra voce».

Che opinione ha degli incidenti al Brennero dei mesi scorsi?

«Quei drammatici eventi sono il risultato della cattiva gestione dei confini da parte dell'Europa. Se l'Unione non è capace a gestire la situazione allora misure di prevenzione nazionali devono essere prese per reagire alla mancanza di cooperazione».

Che tipo di approccio terrà con l'Italia se eletto?

«L'Austria e l'Italia hanno una relazione d'amicizia consolidata che vorrei rinforzare».

Grana «Picchi» in Regione Lombardia. Maggioranza spaccata per un’inezia
Federica Picchi (Ansa)
Il sottosegretario di Fratelli d’Italia è stato sfiduciato per aver condiviso un post della Casa Bianca sull’eccesso di vaccinazioni nei bimbi. Più che la reazione dei compagni, stupiscono i 20 voti a favore tra azzurri e leghisti.

Al Pirellone martedì pomeriggio è andata in scena una vergognosa farsa. Per aver condiviso a settembre, nelle storie di Instagram (che dopo 24 ore spariscono), un video della Casa Bianca di pochi minuti, è stata sfiduciata la sottosegretaria allo Sport Federica Picchi, in quota Fratelli d’Italia. A far sobbalzare lorsignori consiglieri non è stato il proclama terroristico di un lupo solitario o una sequela di insulti al governo della Lombardia, bensì una riflessione del presidente americano Donald Trump sull’eccessiva somministrazione di vaccini ai bambini piccoli. Nessuno, peraltro, ha visto quel video ripostato da Picchi, come hanno confermato gli stessi eletti al Pirellone, eppure è stata montata ad arte la storia grottesca di un Consiglio regionale vilipeso e infangato.

Sinner pesca un girone di ferro: a Torino con Zverev, Shelton e l’incognita Musetti
Jannik Sinner (Ansa)
Alle Atp Finals di Torino, in programma dal 9 al 16 novembre, il campione in carica Jannik Sinner trova Zverev, Shelton e uno tra Musetti e Auger-Aliassime. Nel gruppo opposto Alcaraz e Djokovic: il duello per il numero 1 mondiale passa dall'Inalpi Arena.

Il 24enne di Sesto Pusteria, campione in carica e in corsa per chiudere l’anno da numero 1 al mondo, è stato inserito nel gruppo Bjorn Borg insieme ad Alexander Zverev, Ben Shelton e uno tra Felix Auger-Aliassime e Lorenzo Musetti. Il toscano, infatti, saprà soltanto dopo l’Atp 250 di Atene - in corso in questi giorni in Grecia - se riuscirà a strappare l’ultimo pass utile per entrare nel tabellone principale o se resterà la prima riserva.

Era italiano il primo simulatore di volo
Il simulatore a telaio basculante di Amedeo Herlitzka (nel riquadro)

Negli anni Dieci del secolo XX il fisiologo triestino Amedeo Herlitzka sperimentò a Torino le prime apparecchiature per l'addestramento dei piloti, simulando da terra le condizioni del volo.

L'articolo contiene una gallery fotografica.

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San Siro, rogito firmato e indagine in Procura
Stadio di San Siro (Imagoeconomica)
Ieri il Meazza è diventato, per 197 milioni, ufficialmente di proprietà di Milan e Inter. Una compravendita sulla quale i pm ipotizzano una turbativa d’asta: nel mirino c’è il bando, contestato da un potenziale acquirente per le tempistiche troppo strette.

Azione-reazione, come il martelletto sul ginocchio. Il riflesso rotuleo della Procura di Milano indica un’ottima salute del sistema nervoso, sembra quello di Jannik Sinner. Erano trascorsi pochi minuti dalla firma del rogito con il quale lo stadio di San Siro è passato dal Comune ai club Inter e Milan che dal quarto piano del tribunale è ufficialmente partita un’inchiesta per turbativa d’asta. Se le Montblanc di Paolo Scaroni e Beppe Marotta fossero state scariche, il siluro giudiziario sarebbe arrivato anche prima delle firme, quindi prima dell’ipotetica fattispecie di reato. Il rito ambrosiano funziona così.

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