2021-05-07
La Turchia tratta con la Merkel e poi esige soldi dal resto della Ue
Recep Tayyip Erdogan (Getty images)
L'accordo sull'immigrazione va rinnovato: Ankara sa che è una leva potentissima e ricatta Bruxelles. Lo scandalo del sofa della Ursula Von der Leyen è ancora caldo, ma Berlino tutela i propri interessi con Recep Tayyip ErdoganMitragliati pescherecci siciliani nelle acque della Tripolitania, ferito un marittimo I colpi sarebbero partiti da scafi donati da noi per fermare l'immigrazione clandestinaLo speciale contiene due articoli Dopo la visita di un mese fa ad Ankara della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, segnata dal cosiddetto «sofa gate» (e avvenuta nelle stesse ore in cui il presidente del Consiglio italiano Mario Draghi era in viaggio in Libia), un altro esponente dell'esecutivo di Bruxelles torna nella capitale turca. Si tratta di Ylva Johansson, commissario agli Affari interni, che ha tra le sue deleghe anche quella all'immigrazione. Incontrerà il vicepresidente Fuat Oktay, il ministro degli Esteri Mevlüt Cavusoglu e quello dell'Interno Süleyman Soylu. In agenda c'è «la cooperazione tra Turchia e Unione europea nel campo delle migrazioni e il dialogo sulla liberalizzazione dei visti», ha spiegato ieri la diplomazia di Ankara annunciando la visita. In particolare, il commissario affronterà «tutti gli aspetti dell'accordo del 18 marzo» 2016 tra Ankara e Bruxelles sui migranti, che il governo di Recep Tayyip Erdogan vuole rinnovare da tempo.Si riparte, dunque, dall'incontro «franco» ma «positivo» di inizio aprile i cui progressi sono stati però offuscati dalle polemiche sull'ospitalità di Erdogan e dal balletto della sedia tra von der Leyen e il presidente del Consiglio europeo Charles Michel. In quell'occasione, i vertici dell'Unione europea (che prima dell'incontro con il Sultano avevano incontrato l'ambasciatore statunitense ad Ankara, David Satterfield) avevano chiesto ai turchi di continuare a ospitare i profughi siriani rispettando i diritti umani («non negoziabili») e di proseguire la de-escalation nel Mediterraneo orientale con Grecia e Cipro. In questo senso è da registrare il fatto che ieri si è tenuta la seconda giornata di colloqui in corso al Cairo tra i diplomatici di Turchia ed Egitto per rilanciare le relazioni bilaterali interrotte dal 2013. I due Paesi si «muovono congiuntamente» nell'interesse della pace e dello sviluppo della regione, ha dichiarato il vicepresidente turco Oktay. E non è escluso che questo tema non spunti fuori durante il colloquio tra il numero due di Erdogan e il commissario Johansson.Ankara però chiede a Bruxelles qualcosa in cambio (oltre alla leva migranti che può utilizzare come ricatto): oltre a una nuova politica sui visti e sforzi economici europei verso la Turchia, anche un assegno che si sommerà ai 6 miliardi già sborsati dall'Ue nel 2016: «L'Unione europea», aveva affermato Michel, «apprezza che la Turchia ospiti 4 milioni di rifugiati e concorda sul fatto che l'assistenza finanziaria europea continui: la Commissione presenterà una proposta». Che dovrebbe essere finalizzata in occasione del Consiglio europeo di giugno.A tifare per un riavvicinamento tra Bruxelles e Ankara c'è la Germania di Angela Merkel, che non ha mai nascosto il desiderio di un ingresso della Turchia nell'Unione europea scontrandosi per questo con Cipro, Francia e Grecia. Mercoledì la cancelliera ha avuto un colloquio telefonico con il presidente Erdogan (che ieri ha sentito l'omologo russo Vladimir Putin, che in Libia ha sostenuto il fronte opposto a quello appoggiato da Ankara). Un ritiro delle truppe straniere dalla Libia sarebbe «un segnale importante» anche per il nuovo governo ad interim guidato da Abdelhamid Dabaiba che sia Germania sia Turchia sostengono, ha detto la cancelliera. «Soldati e mercenari», ha spiegato un portavoce: dunque quelle turche ma anche quelle russe.La telefonata tra Merkel ed Erdogan è intercorsa poche ore prima dell'incontro di ieri a Berlino tra il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas e l'omologo turco Cavusoglu. Il primo ha spiegato che, dopo le difficoltà del 2020 (che ha visto anche l'Unione europea applicare sanzioni alla Turchia), «quest'anno sembra essere molto migliore». Il secondo, invece, ha sottolineato l'importanza dei legami economici tra i due Paesi e auspicato cooperazione tra Paesi per la produzione congiunta di vaccini anti Covid-19. Ma ha anche accusato l'Unione europea di non aver adempiuto ai propri obblighi mentre, per merito di Ankara, l'immigrazione illegale verso i 27 attraverso il Mar Egeo e la rotta balcanica è diminuita del 92% dal 2015.E l'Italia in tutto questo? Non possono non tornare alla mente le parole con cui un mese fa il presidente Draghi aveva definito «un dittatore» Erdogan, che aveva replicato a distanza di qualche giorno con «maleducato e impertinente». Mercoledì pomeriggio il presidente del Consiglio ha sentito telefonicamente la cancelleria Merkel. Al centro dei colloqui, ha spiegato Palazzo Chigi, gli ultimi sviluppi nella lotta alla pandemia anche in preparazione del Global Health Summit del 21 maggio a Roma. Possibile che abbiano parlato anche di altro, come di Turchia, un dossier caldo anche per gli Stati Uniti di Joe Biden. Il quale, come Draghi, cerca un dialogo critico con Ankara sottolineando l'importanza dei diritti umani ma senza trascurare l'importanza strategica della Turchia, secondo esercito della Nato. Così si potrebbe spiegare gli sforzi di Berlino e Roma.
Giancarlo Tancredi (Ansa)
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