2021-11-13
La trovata Ue sulle acque va contro gli obiettivi green e danneggia l’Italia
La direttiva europea sul deflusso ecologico penalizzerà la nostra agricoltura e la produzione di energia. Ridurre l'approvvigionamento idroelettrico abbatte le quote di rinnovabili utili a sostituire le fonti fossili.Cosa succederebbe se a causa di un'imposizione esterna perdessimo parte della nostra capacità di produrre energia idroelettrica? Agricoltura, turismo e industria in ginocchio, rincaro dei prezzi, specialmente quelli del banco alimentare, devastazione ambientale dei laghi di montagna e incremento del rischio di incendio nei boschi. È quello che accadrà in tutta Italia se non si interviene immediatamente per limitare l'applicazione della direttiva europea sul deflusso ecologico. Una norma che nasce per prevenire il deterioramento qualitativo e quantitativo delle acque, migliorarne lo stato di salute e assicurarne un utilizzo sostenibile, ma che se applicata sul nostro territorio senza modifiche rischia di portare danni catastrofici. L'allarme era già stato lanciato da Sergio Giraldo su La Verità in un articolo in cui spiegava quali fossero i rischi della direttiva europea che entrerà in vigore il primo gennaio 2022. Citava uno studio di Enel green power sulla riduzione dell'accumulo idrico nei bacini montani e il conseguente ridimensionamento del sistema dei pompaggi idroelettrici, che comporterà una riduzione di 930 GWh della produzione di energia elettrica nella regione Veneto. È utile ricordare che l'attuale accumulo di energia della seconda regione italiana per dimensione del Pil, rappresenta un'importante risorsa strategica per il sistema elettrico nazionale. Si parla di quasi 1TWh di energia prodotta in meno per una sola regione, su un consumo annuale di 300TWh in tutto il territorio italiano. Un danno enorme. «Non si tratta solo del Veneto, il problema è di caratura nazionale e bisogna agire subito perché il primo gennaio è dietro l'angolo». Il senatore Paolo Arrigoni, responsabile Energia della Lega, insieme a Gianpaolo Vallardi, presidente della commissione Agricoltura a Palazzo Madama, ha depositato in Senato un'interrogazione a risposta scritta indirizzata al ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, in cui si chiede l'intervento su questo tema. «Bisogna dare ai distretti idrografici la possibilità di definire il deflusso ecologico in relazione alle proprie specificità». La realtà italiana infatti è caratterizzata da regimi fluviali non compatibili con gli algoritmi utilizzati per determinare i deflussi minimi descritti dalla normativa che sono calibrati sulle condizioni idrologiche dei Paesi dell'Europa centro-settentrionale. Fino ad ora l'Italia ha applicato il principio del deflusso minimo vitale (Dmv), che parte dal concetto di flusso d'acqua minimo indispensabile per mantenere condizioni di equilibrio ecologico dopo il prelievo umano. L'opposto del principio del deflusso ecologico che entrerà in vigore adesso e che considera il flusso naturale massimo possibile, consentendo prelievi che ne riducano la portata soltanto in minima parte. Questo comporterà la riduzione delle risorse idriche disponibili recando danni a tutto il territorio nazionale: meno acqua per i campi ma anche per le città che non potranno contare sulla diluzione degli scarichi.Difficile fare una stima del danno nazionale, ma i dati statistici sul consumo energetico nel 2020 divulgati da Terna, riportano che il 52% dei circa 300TWh di consumo annuo, deriva da fonti tradizionali, il 37,6% da fonti rinnovabili, il 15% solo dall'energia idroelettrica. Parliamo di circa 47TWh di energia idrica da apporti naturali, quota su cui oggi contiamo e che grazie alla normativa sul deflusso ecologico è destinata a ridursi moltissimo. In tutto questo l'energia idroelettrica, a differenza delle altre energie rinnovabili (prodotte da eolico e fotovoltaico), è programmabile e contribuisce pertanto a garantire la continuità dell'approvvigionamento energetico e la stabilità della rete. Inoltre contribuisce in modo significativo al conseguimento degli obiettivi climatici fissati dalla comunità internazionale in quanto si tratta di energia pulita. È proprio qui che nasce il cortocircuito: a margine della Cop26, in cui tutti i Paesi si sono impegnati verso l'obiettivo di decarbonizzare il pianeta, ridurre la possibilità di approvvigionamento dell'acqua non fa che abbattere le quote di rinnovabili necessarie a sostituire le fonti fossili. Abbiamo già visto come ogni tecnologia alternativa alle rinnovabili, dalla Ccs all'idrogeno all'atomo vengano perlopiù boicottate con la scusa di rappresentare vie costose, lontane o impercorribili. Non ci rimangono che le rinnovabili, ma di questo passo dovremo guardare il meteo sperando in una giornata di sole per poterci permettere una doccia calda. In questi mesi già si sono viste le conseguenze delle regole restrittive sulla produzione di energia, dal rincaro dei prezzi all'indisponibilità delle materie prime. La normativa sul deflusso ecologico, per come è pensata adesso, danneggerà soprattutto l'Italia con esiti che, sommati alle criticità attuali, rischiano di divenire davvero nefasti. Abbiamo avuto la pandemia, con il deflusso ecologico avremo la carestia, adesso mancano solo le cavallette.
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