2021-06-01
La Superlega arriva alla Corte dell’Ue. E c’è il colpo di scena: «I club restano 12»
Real, Juve e Barcellona accusano l'Uefa di monopolio di fatto. La stampa iberica: «Nessuna squadra è uscita dalla società». Due treni in corsa, come quelli dei cartoni animati, ma il frontale potrebbe essere devastante. Da una parte l'Uefa continua a chiedere sanzioni per i tre fondatori ribelli della Superlega, dall'altra Real Madrid, Barcellona e Juventus non frenano. Nonostante la sollevazione popolare che partì da Boris Johnson ed Emmanuel Macron e arrivò all'ultimo campetto dell'oratorio, i club secessionisti non si sciolgono, anzi rilanciano. Ieri un siluro niente male: i tre si sono rivolti alla Corte di Giustizia europea per contestare da parte di Uefa e Fifa «la presunta violazione delle norme sulla concorrenza», stabilite dalla Ue. È un passo che ha un impatto legale notevole e alza ancora di più il livello dello scontro; di fatto i club chiedono all'Europa se il comportamento monopolistico dell'Uefa non sia contrario alle regole di libero mercato. E per supportare la richiesta fanno loro la sentenza del tribunale di Madrid che, dando ragione a Florentino Perez sulla non validità delle eventuali sanzioni e sul diritto di schierare il Real Madrid nella semifinale di Champions league, sottopose una domanda pregiudiziale alla Corte di Giustizia Ue, che dovrà dare un'interpretazione vincolante per il giudice nazionale e per tutti gli altri giudici europei che si troveranno ad affrontare una questione analoga. L'intervento dell'Europa rende il tema molto delicato perché lo sposta automaticamente dai campi di calcio ai diritti comunitari. Con due quesiti vincolanti: è lecito che l'Uefa sia il solo titolare del calcio continentale in regime di monopolio, con diritto di sanzionare chiunque volesse costruire un pool alternativo? Secondo il diritto comunitario, Fifa e Uefa abusano di posizione dominante sul controllo dei diritti televisivi e sull'organizzazione delle competizioni? Il ragionamento è complesso e la sentenza sarà presumibilmente sulle uova perché un atto totalmente a favore dei diktat di Alexander Ceferin farebbe passare un messaggio imbarazzante: «Abbasso tutti i sovranismi tranne il suo. Che è anche il nostro».Da parte sua l'Uefa non può che accettare di essere trascinata nella foresta dei codici e dei tribunali, dove si annidano le sentenze più pericolose. «Prendiamo atto dell'annuncio da parte della Corte di Giustizia europea», arriva un comunicato da Nyon via Twitter «del deferimento da un tribunale di Madrid sulla cosiddetta Superlega europea, nonostante il ritiro di nove dei suoi club fondatori. La Uefa è fiduciosa nella sua posizione e la difenderà con forza». La guerra senza quartiere potrebbe avere una conseguenza immediata, finora solo minacciata da Ceferin, incapace di passare dalla modalità rottweiler a quella diplomatica: l'esclusione per due anni dalle competizioni continentali di Real Madrid, Barcellona e Juventus. Le sanzioni potrebbero arrivare presto, prima che cominci l'Europeo per non avvelenarne il clima. Aurelio De Laurentiis è alla finestra, pronto ad adire le vie legali nel caso individuasse la possibilità per il Napoli di entrare in Champions al posto della Juve punita dall'Uefa e con un contenzioso aperto. I treni corrono l'uno contro l'altro. E quello della Superlega avrebbe, secondo i fondatori, ancora 12 vagoni. Lo sostengono due quotidiani spagnoli, El Confidencial e Sport, e di conseguenza è normale immaginare che il presidente del Real Madrid abbia messo in campo l'artiglieria pesante. Secondo i media citati «i fondatori hanno concordato di possedere congiuntamente e in parti uguali la European Superleague Company SL, una società a responsabilità limitata che possiederà e gestirà la Superlega direttamente e attraverso una serie di affiliate». Tutti ricordano che le minacce dell'Uefa, la posizione rigida di alcuni governi (su tutti quelli francese e britannico), la rivolta dei tifosi e le critiche degli stessi allenatori e calciatori avevano fatto scappare a gambe levate i sei club inglesi, l'Atletico Madrid, il Milan e l'Inter.Secondo la stampa spagnola questi club «avrebbero annunciato l'uscita dal progetto solo verbalmente». Nei fatti nessuno ha ceduto le proprie azioni, quindi l'accordo firmato il 17 aprile sarebbe ancora in vigore a tutti gli effetti. Con una conseguenza che a Florentino Perez e Andrea Agnelli interessa particolarmente: l'Uefa si troverebbe nella condizione di dover sanzionare non tre club, ma 12. Si tratterebbe di un escamotage legale per ammorbidire la Commissione di Disciplina che ha il dossier sulla scrivania: un conto è stangare tre società, un altro cacciarne 12 in un colpo solo, con il risultato (ovvio) di subìre un'azione legale dai network titolari dei diritti tv per depauperamento ex post delle competizioni e quindi del loro valore d'acquisto.Quello che l'avvocato sloveno cintura nera di judo pensava fosse un colpo di testa, si sta rivelando un cavallo di Troia. Qualcosa di ben più difficile da gestire; non bastano il pugno di ferro e le minacce da baby gang, serviranno motivazioni forti e capacità diplomatiche non comuni per non rischiare di finire nella palude come le due leghe europee di basket. E le due di boxe, che tanti anni fa furono alla base dello sfacelo di credibilità di quel meraviglioso sport.