2022-04-24
La stretta sul Pos non aiuta gli onesti
Il Fisco incrocerà carte e scontrini: non serve ai contribuenti in regola, sempre più poveri, e non abbatterà il nero. In settimana torna in Aula la legge delega fiscale.C’è una fetta d’Italia, compresi giornalisti e politici, che accoglie le progressive strette fiscali o novità di tracciamento, introdotte dall’Agenzia delle entrate, con una certa soddisfazione. Un po’ come è avvenuto con le prescrizioni e le chiusure anti Covid. In molti, invece di ripudiare la stretta per sé, chiedevano allo Stato di alzare il tiro anche contro altre categorie. Più o meno è avvenuta la stessa cosa quando, ormai tre giorni fa, è stata diffusa la notizia riguardante la stretta sui controlli ai Pos e ai sistemi di pagamento degli esercizi commerciali. Con il secondo esame del decreto legge Pnrr, infatti, il governo introduce una misura per bloccare la pratica del pre-conto che poi non si trasforma in scontrino o ricevuta fiscale. Nascosta nel tecnicismo della cancellazione di un rinvio a un altro comma, arriva l’eliminazione di ogni dubbio per la trasmissione delle transazioni giornaliere pagate con moneta elettronica in negozi, esercizi commerciali e studi professionali. A ricevere tutte le informazioni sarà l’amministrazione fiscale, che così non dovrà avviare un percorso a ritroso nei confronti degli esercenti o dei consumatori. Tutto ciò viene celebrato in nome della lotta all’evasione. Purtroppo sappiamo bene, e a dircelo è almeno un decennio di testimonianze empiriche, non serverà in alcun modo ad agevolare i contribuenti onesti e nemmeno a combattere le pesanti sacche di nero o di criminalità, le quali viaggiano su percorsi ben diversi sia a livello di valuta, sia a livello di attività transnazionali. Combattere l’uso del contante non serve a evitare l’evasione fiscale, come più volte hanno ribadito esperti del livello di Vincenzo Visco e di membri della Bce. Il rischio della stretta digitale è, invece, quello di rendere sempre più efficaci le nuove imposte, con l’intento di manipolare la curva di Laffer. Evitare che il beneficio delle tasse, per lo Stato, si trasformi in una perdita di gettito. Così facendo, però, si strizzano all’inverosimile i portafogli degli italiani. Come dimostrano continuamente le statistiche. L’ultima, targata Istat, è dello scorso 7 aprile. La pressione fiscale nel quarto trimestre 2021 è stata pari al 51,8%, in crescita di 0,7 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Le entrate totali dello Stato, nello stesso periodo, sono aumentate in termini tendenziali dell’8,1% e la loro incidenza sul Pil è stata del 56,8%, in crescita di 1,5 punti percentuali rispetto al corrispondente periodo del 2020. Ovviamente, pure le uscite delle amministrazioni pubbliche sono aumentate fino ad arrivare a valere il 59,8% del Pil.A chi gioisce per le strette fiscali anti evasione bisogna ricordare che, ogni anno, i target dichiarati restano tali e non vengono mai raggiunti. In compenso, i poveri cittadini onesti sono sempre più poveri. E i vincoli digitali servono anche a garantire allo Stato maggiore disponibilità di denaro che proviene dai contribuenti. Per questo, la settimana che inizia domani è importante. Tornerà in Aula il nuovo testo della legge delega. Il centro destra, sul tema imposte, sembra aver ritrovato l’unità perduta negli ultimi anni e mesi. La sfida è importante perché, prima con il Covid e ora con la guerra, per chi sta al governo è facile trovare capri espiatori. Il lockdown, la pandemia, l’invio di armi, il sostegno all’Ucraina, la battaglia contro Vladimir Putin. La realtà è che il conto qualcuno dovrà pagarlo, ma il governo cercherà come al solito la strada più facile: quella dell’aumento della pressione fiscale. Sugli immobili, con Mario Monti, si è giù abbattuta una patrimoniale da oltre 20 miliardi all’anno. La riforma del catasto rischia di raddoppiare gli importi.